Palermo, 19 dicembre 2025 – Questa mattina l’Ordine dei medici di Palermo e Messina ha siglato un protocollo d’intesa con le Aziende sanitarie provinciali territoriali, un passo deciso per rafforzare la collaborazione tra le istituzioni e alzare la qualità dell’assistenza per i cittadini di entrambe le province. La firma è arrivata nella sede palermitana dell’Ordine, alla presenza dei presidenti Toti Amato e Giacomo Caudo, rispettivamente a capo degli ordini di Palermo e Messina, insieme ai direttori generali delle ASP coinvolte. Un’intesa che punta a “fare sistema” in un momento in cui la sanità pubblica è sotto pressione, tra carenza di personale e nuove sfide sul territorio.
Il documento firmato oggi mette sul tavolo una serie di linee guida condivise, come ha spiegato il presidente Amato, che vuole “creare un ponte stabile fra i professionisti sanitari e le strutture ospedaliere”. L’obiettivo è tutelare meglio sia i pazienti che i medici. La collaborazione si muoverà su più fronti: dalla formazione continua dei medici all’interscambio di informazioni cliniche, fino all’organizzazione di tavoli tecnici periodici. Caudo ha sottolineato come questo modello possa essere “replicato in tutta la regione”, rispondendo all’esigenza di uniformare le procedure e ridurre i disservizi che ancora oggi pesano soprattutto sulle aree più periferiche.
La firma, avvenuta intorno alle 10.30, è stata suggellata da una stretta di mano tra i rappresentanti istituzionali. È subito seguito un confronto operativo sui primi interventi previsti per il 2026. Le priorità indicate dai vertici delle ASP sono il rafforzamento dei servizi territoriali e l’attivazione di strumenti digitali per la gestione dei pazienti cronici.
Tra i temi urgenti sul tavolo c’è la mancanza di medici nei reparti chiave degli ospedali e nei presidi territoriali. Il protocollo prevede già alcune misure concrete: condividere le banche dati sul fabbisogno del personale per pianificare insieme assunzioni e formazione specialistica.
“Solo facendo squadra possiamo affrontare le difficoltà che ormai da mesi pesano su pronto soccorso e ambulatori”, ha spiegato Daniela Faraoni, direttrice dell’ASP di Palermo. Ha anche evidenziato l’importanza della “presa in carico condivisa dei pazienti complessi”, ricordando le criticità nella gestione delle cronicità. In questa direzione va l’impegno a rafforzare i collegamenti tra ospedale e territorio, semplificando le procedure burocratiche che spesso rallentano diagnosi e cure.
Il protocollo non si limita ai servizi: investe anche sulla formazione continua dei medici. Sono previsti corsi congiunti tra Ordini e ASP, focalizzati sulle emergenze sanitarie e sulle nuove norme nazionali. Un tema caldo affrontato da Caudo riguarda la sicurezza nei luoghi di lavoro: “Non possiamo più chiudere gli occhi davanti agli episodi di aggressione contro i colleghi, spesso ignorati o sottovalutati”.
Per questo nasceranno osservatori permanenti sulle condizioni lavorative nei presidi delle due province e una task force per monitorare le segnalazioni. Sullo sfondo c’è anche una richiesta chiara alle istituzioni regionali: accelerare gli investimenti su infrastrutture e tecnologie, soprattutto nei distretti più isolati. “Se non cambiamo passo ora – ha concluso Amato – rischiamo che intere comunità restino senza servizi essenziali”.
Ordini e ASP vogliono che questa intesa non resti un episodio isolato. L’obiettivo è estendere il progetto a tutti gli enti sanitari della Sicilia occidentale e orientale, coinvolgendo anche le scuole di specializzazione universitarie. Il prossimo incontro tecnico è già fissato per fine gennaio 2026 a Messina.
“Siamo pronti ad ascoltare i territori”, ha detto Faraoni alla fine della conferenza stampa. Il protocollo sarà presto disponibile sui siti ufficiali delle istituzioni firmatarie insieme a una sintesi rivolta ai cittadini. Un gesto concreto per garantire trasparenza in ogni passaggio e raccogliere suggerimenti dal basso.
La partita resta aperta: problemi noti come posti letto insufficienti, turnover elevato e pazienti costretti a spostarsi da una provincia all’altra continuano a pesare sul sistema sanitario locale. Oggi però qualcosa si muove davvero sul fronte del dialogo tra enti. Per molti medici del territorio è già un segnale importante: la voglia concreta di non lasciare indietro nessuno, nemmeno chi lavora nelle trincee più difficili della sanità pubblica locale.
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