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Rhinoceros a Natale: la Preghiera per il Paradiso con gli Asinelli della Fondazione Alda Fendi

Roma, 21 dicembre 2025 – Ieri sera, alla Fondazione Alda Fendi Esperimenti in via dei Cerchi, un pubblico raccolto e attento ha partecipato all’Omaggio a Francis Jammes, un evento ideato e diretto da Raffaele Curi. Dalle 19.30 in poi, la serata ha cercato di mettere insieme la poesia di questo grande autore francese – che in Italia non è mai stato tradotto in modo sistematico – con un’esperienza artistica immersiva, come è nello stile del curatore.

Francis Jammes: un poeta riscoperto

Chi era davvero Francis Jammes? Non un nome da grandi platee, ma una figura di passaggio tra Ottocento e Novecento, capace di versi impregnati di natura e spiritualità. Raffaele Curi, con tono calmo e misurato, lo ha raccontato così ai presenti: “Jammes sapeva cogliere il mistero nascosto nel quotidiano. Oggi più che mai ci serve la sua poesia per tornare ad ascoltare il silenzio.” Un invito a riscoprire una letteratura che è insieme rifugio e ponte.

La scelta della location non è stata casuale. La sala principale, illuminata da lampade basse, con pareti spoglie e sedie disposte in cerchio, creava un’atmosfera quasi rituale. Tra gli ospiti, volti noti della cultura romana e qualche interprete teatrale. C’erano, tra gli altri, Alda Fendi, padrona di casa, e il regista Roberto Andò.

L’omaggio: parole e musica a stretto contatto

La serata ha alternato le letture – affidate agli attori Paola Minaccioni e Francesco Scianna – a momenti musicali con la violoncellista Naomi Berrill. Il ritmo è stato lento, scandito con cura. Le voci prima di ogni testo raccontavano le origini dei versi, quasi sussurrando storie dalla Francia rurale di fine Ottocento: “A Lourdes, mentre suonavano le campane, Jammes trovava ispirazione”, ha ricordato Scianna leggendo La Prière.

I testi scelti – da Le Deuil des Primevères a La Poésie – sono stati proposti sia in lingua originale sia nella traduzione inedita curata da Silvia De Marchis. Si sentiva viva l’attenzione del pubblico: qualcuno prendeva appunti sul libretto distribuito all’ingresso, molti fissavano gli interpreti senza distogliere lo sguardo. In una pausa, Minaccioni ha detto sottovoce: “Queste parole sono come preghiere laiche.”

Un incontro lontano dalle mode

La presidente della Fondazione, Alda Fendi, ha sottolineato prima dell’inizio che l’obiettivo è “creare momenti d’incontro tra diverse arti”. Non solo un reading quindi, ma un vero esperimento multidisciplinare. Così durante alcune letture scorrevano immagini proiettate sulle pareti spoglie: campi fioriti e strade polverose dei Pirenei che aiutavano a immaginare il paesaggio interiore del poeta.

Il pubblico ha risposto con un silenzio partecipe. Solo alla fine sono arrivati alcuni applausi discreti, quasi timidi. “Non capita spesso di essere invitati a un ascolto così profondo”, ha commentato una signora al guardaroba.

Tra memoria e futuro: la missione della Fondazione

Da anni la Fondazione Alda Fendi Esperimenti propone appuntamenti a Roma per rinnovare il rapporto tra pubblico e arti. Qui il nome dell’evento – “Omaggio a Francis Jammes” – evidenzia la voglia di riportare alla luce figure marginali ma non meno importanti. “Ci interessa ciò che resta ai margini, l’irregolare,” ha spiegato Curi poco prima dell’inizio.

Secondo gli organizzatori più di cento persone hanno partecipato alla serata: soprattutto giovani adulti e operatori culturali. Molti sono rimasti anche dopo la chiusura per parlare con i protagonisti. La Fondazione ha annunciato nuove serate nei primi mesi del 2026 dedicate ad autori poco noti della poesia francese del Novecento.

Roma accoglie il richiamo della poesia

Che senso ha questa iniziativa? Per Raffaele Curi è chiaro: “Dare voce a chi non ce l’ha più, restituire valore al silenzio.” E proporre un poeta come Francis Jammes, lontano dalle mode ma ancora capace di parlare al cuore, sembra rispecchiare una Roma che cerca spazi fuori dal frastuono.

Alla fine molti spettatori si sono portati via il libretto con le poesie tradotte: quasi un modo per tenersi stretto almeno per qualche giorno quel frammento lieve e tenace di poesia.

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