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Lucca e Pescia ospitano la prima grande mostra su Luigi Norfini, maestro del Risorgimento accanto a Fattori, Lega e Signorini

Firenze, 19 dicembre 2025 – Per la prima volta a Firenze, dentro le suggestive stanze di Palazzo Medici Riccardi, si confrontano direttamente decine di dipinti dei Macchiaioli insieme a quelli delle nuove generazioni, affiancati dai grandi capolavori di Giovanni Fattori, Silvestro Lega e Telemaco Signorini. La mostra, che apre oggi al pubblico e resterà visitabile fino al 4 maggio, vuole far emergere il dialogo artistico che ha segnato l’Italia dalla seconda metà dell’Ottocento ai primi decenni del Novecento, con un’attenzione particolare all’eredità della pittura di “macchia”.

I Macchiaioli e i loro eredi a Firenze

Già durante l’allestimento nelle sale di Palazzo Medici Riccardi si respirava un’atmosfera insolita: non solo le celebri tele di Fattori – come “La Rotonda di Palmieri” e “In vedetta” – ma anche il confronto con gli artisti della cosiddetta “seconda generazione”, da Raffaello Sernesi a Giuseppe Abbati, fino a interpreti meno noti come Giovanni Bartolena ed Eugenio Cecconi. In totale, più di sessanta opere esposte, alcune provenienti da musei pubblici, altre concesse da collezioni private – cosa rara, come hanno sottolineato gli organizzatori.

“Abbiamo voluto ricreare l’atmosfera viva delle botteghe fiorentine dell’epoca”, ha spiegato Cristina Acidini, curatrice della mostra, durante la conferenza stampa di questa mattina. L’idea è semplice: mettere fianco a fianco le opere dei maestri con quelle dei loro allievi, senza mettere gerarchie rigide, per far emergere legami, scambi e anche qualche contrasto.

Un viaggio nella pittura italiana di fine Ottocento

Il percorso si snoda tra paesaggi toscani, scene rurali e ritratti familiari. Ogni sala prova a ricostruire un momento preciso: i primi esperimenti con la luce a Castiglioncello, la ricerca della realtà vera a Piagentina, i salotti intellettuali dell’epoca. In una sala centrale spiccano due versioni de “La Signora Martelli a Castiglioncello”, una firmata Fattori e l’altra Lega: colori simili ma emozioni diverse. Si avverte quella tensione – quasi una sfida silenziosa – tra maestro e compagni.

Per Acidini “il cuore della mostra è proprio questo confronto”. Ecco perché accanto alle didascalie ufficiali sono state inserite brevi citazioni tratte dalle lettere e dai diari degli stessi pittori: “Non dipingo altro che la verità della mia terra”, scriveva Lega nel 1872. Gli organizzatori sperano che questo racconto per immagini aiuti chi visita a cogliere la fitta rete di rapporti personali che animava il gruppo.

Opere rare e prestiti eccezionali

Tra i dipinti esposti ce ne sono alcuni che non venivano mostrati a Firenze da oltre trent’anni: tra questi spicca un piccolo olio su tavola di Sernesi, arrivato dalla Galleria d’Arte Moderna di Roma, e una veduta livornese di Signorini recuperata dopo anni in una collezione svizzera. Alcune opere provengono direttamente dalle famiglie degli artisti – come ha confermato un membro della famiglia Cecconi durante l’anteprima riservata. Non mancano le sorprese: un paesaggio inedito attribuito ad Abbati, catalogato solo da poco tempo, ha catturato subito l’attenzione dei critici.

L’interesse per questa stagione dell’arte italiana resta alto: nel giorno dell’inaugurazione c’erano studiosi come Francesca Dini e storici dell’arte francesi e inglesi. Nei corridoi si parlava fitto fitto, si confrontavano appunti. “È una occasione rara per vedere come la macchia sia diventata un linguaggio condiviso”, ha detto Dini.

Un dialogo che arriva fino ad oggi

Gli organizzatori ricordano però che questa mostra non vuole essere solo uno scontro estetico: l’obiettivo è mostrare quanto il metodo dei Macchiaioli abbia aperto strade nuove alla pittura italiana. Nei pannelli informativi si trovano rimandi agli sviluppi successivi – dai divisionisti fino ai primi fermenti delle avanguardie del Novecento. Un filo rosso che va dal realismo ottocentesco fino ai giorni nostri.

L’ingresso sarà gratuito per gli studenti delle scuole fiorentine nelle prime due settimane. Orari d’apertura: dalle 9 alle 19; chiuso il martedì. Gli organizzatori prevedono almeno 40mila visitatori entro la fine dell’esposizione.

Nelle parole del direttore del museo, Alessandro Cecchi, emerge bene lo spirito dell’iniziativa: “Riannodare i fili della memoria artistica della città. Solo così si capisce quanto ci sia ancora da scoprire nei dipinti che credevamo già noti”.

Stefania Palenca

Da sempre nutro una forte curiosità per le vicende passate e le tracce che hanno lasciato nel nostro presente. Ho scoperto presto che nulla racconta una storia meglio dei muri di un'antica cattedrale o delle pennellate su una tela impolverata. Mi sono laureata in Storia presso l'Università di Catania, un percorso accademico che mi ha permesso di immergermi nei racconti e nei segreti di questa meravigliosa isola. Durante gli studi, ho perfezionato le mie competenze con un master in Conservazione dei Beni Culturali, comprendendo ancor di più l'importanza di preservare queste ricchezze per le generazioni future. Attraverso i miei articoli, esploro non solo i grandi siti turistici, ma anche i piccoli gioielli meno conosciuti che celano storie straordinarie e avvincenti. Porto i lettori in un viaggio attraverso l'arte e l'architettura, dall'epoca greca a quella normanna, passando per i fasti del Barocco siciliano. Quando non sono impegnata nella ricerca o nella scrittura, mi piace camminare per le vie dei centri storici, partecipare a conferenze e visitare musei e gallerie d'arte. Credo fermamente che ogni pietra, ogni dipinto e ogni edificio abbia una storia da raccontare, ed è mio compito dare voce a queste storie. Vi invito a seguirmi nel mio viaggio attraverso la Sicilia, scoprendo insieme le meraviglie artistiche e architettoniche che hanno modellato la nostra identità culturale

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