Il tumore all’ovaio è uno di quei tipi di carcinoma definito “silente” perché spesso non ci sono sintomi fino a quando la situazione è grave.
Fino ad oggi la sintomatologia aspecifica e l’assenza di metodi di screening per effettuare una diagnosi precoce hanno fatto sì che la mortalità per il carcinoma ovarico fosse molto alta.
L’asintomaticità porta le pazienti, nel 75-80% dei casi, a rivolgersi al medico quando il tumore è ormai al terzo o quarto stadio, il che significa che a quel punto serve un’operazione d’urgenza e terapie importanti e/o invasive. Ma per fortuna la Ricerca ha fatto una scoperta rivoluzionaria.
Sono diversi i fattori considerati di rischio che aumentano le probabilità di avere un tumore alle ovaie. Tra questi, la maggior incidenza nelle donne che non hanno avuto figli.
Ma ovviamente entrano in gioco anche predisposizione genetica e familiarità, l’età al di sopra dei 35 anni, nonché la presenza di patologie come l’endometriosi, e non da ultimo anche gli effetti derivanti da infezioni come l’HIV o la Chlamydia.
Ad oggi, le percentuali di sopravvivenza dopo 5 anni dall’intervento sono molto basse, del 39%. Stando ai dati, 1 donna su 74 è destinata ad avere il carcinoma ovarico. Questo tipo di tumore rappresenta il 3% di tutte le morti dovute a tumori femminili.
Ecco che diventa sempre più fondamentale la prevenzione, e grazie a un team di ricercatori da oggi sarà più facile combattere questo tipo di tumore.
Infatti giunge notizia che alcuni ricercatori italiani di Humanitas – che hanno pubblicato lo studio su Science Translation Medicine – avrebbero trovato il sistema di individuare precocemente una mutazione genetica che andrebbe a innescare il tumore all’ovaio.
La bella notizia è che con una semplice analisi si potrebbe anticipare la comparsa del tumore anche 10 anni prima, dando modo così alla paziente di effettuare la eventuale terapia preventiva. Secondo i ricercatori, infatti, si potrebbe sfruttare il Pap Test, un esame comune che tutte le donne sono chiamate ad eseguire, che non è invasivo e che è anche offerto gratuitamente dal SSN.
Col Pap Test, dunque, si andranno a cercare le alterazioni molecolari specifiche del cancro, grazie all’analisi del DNA, e dunque capire se la donna svilupperà il carcinoma nel futuro. La speranza dunque è che questo tipo di esame possa entrare tra quelli di routine che ogni donna svolge nel corso della sua vita, come le visite ginecologiche.
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