Roma, 8 dicembre 2025 – “The Teacher”, il primo film da regista di Farah Nabulsi, arriva oggi nelle sale italiane, dopo aver acceso il dibattito al Torino Film Festival. Girato tra le colline della Cisgiordania e le aule polverose di una scuola elementare palestinese, il film racconta un dramma che è insieme personale e collettivo, legato al conflitto israelo-palestinese, visto attraverso gli occhi di un giovane insegnante.
Per il suo esordio dietro la macchina da presa, Nabulsi – già nota per la candidatura all’Oscar con il corto “The Present” – sceglie un racconto asciutto e realistico. Protagonista è Bashir, interpretato da Saleh Bakri, insegnante precario di trent’anni, che ogni giorno cerca di tenere insieme la passione per il suo lavoro e le difficoltà di vivere in una terra occupata. Le riprese, partite nell’ottobre 2023 vicino a Ramallah, sono durate sei settimane e hanno coinvolto per lo più una troupe locale. “Volevo che tutto fosse autentico – ha detto la regista – solo chi conosce queste strade può spiegare davvero cosa significa crescere qui”.
Fin dall’inizio, “The Teacher” mette in luce il ruolo della scuola come spazio sicuro ma anche come terreno di lotta. Gli alunni di Bashir spesso devono interrompere le lezioni a causa dei posti di blocco o delle incursioni notturne. Sono spettatori involontari di un conflitto senza pause. “La normalità qui è un lusso”, racconta un collega del protagonista, “ci inventiamo ogni giorno come restare umani”. L’atmosfera, sospesa, si taglia con il rumore lontano degli spari o con quel silenzio che cala quando arriva una nuova notizia dal villaggio vicino.
La prima italiana al Torino Film Festival, il 28 novembre al Cinema Massimo, ha visto una sala piena e applausi sinceri a fine proiezione. Alcuni spettatori si sono fermati in foyer a discutere delle scelte della regista, mentre la critica si è divisa: c’è chi ha apprezzato la delicatezza del racconto e chi avrebbe voluto più distacco emotivo. “Non faccio cronaca di guerra, voglio solo dare dignità alle storie che conosco”, ha spiegato Nabulsi incontrando il pubblico. Secondo gli organizzatori, “The Teacher” è tra i titoli più discussi dell’edizione, superando sui social anche film internazionali molto attesi come “Nomad’s Land” di Zhang Yimou.
Il film evita semplificazioni: Bashir vive scelte complicate, in una famiglia allargata con un fratello più giovane attratto dalla lotta armata. “Ho cercato soltanto di essere sincero”, ha detto Saleh Bakri durante la conferenza stampa a Torino. “Nella realtà non ci sono eroi o mostri assoluti”. Tra dialoghi essenziali e gesti semplici – preparare il tè all’alba o giocare a calcio nel cortile – si costruisce un quadro dove speranza e rassegnazione si intrecciano.
Da oggi distribuito da Lucky Red in una cinquantina di cinema tra Roma, Milano, Napoli, Bologna e Palermo. Chi gestisce le sale segnala già buona presenza nelle fasce serali: all’Apollo di Milano, raccontano di gruppi composti da studenti universitari e insegnanti arrivati dopo aver letto recensioni online. Il pubblico sembra apprezzare: “Si capisce subito che questa storia non è inventata”, commenta Sara, 42 anni, insegnante romana uscita dal cinema Quattro Fontane.
Per i distributori italiani “The Teacher” rappresenta una prova importante per i film indipendenti con temi sociali. I primi dati parlano di circa 7mila biglietti staccati nella giornata d’esordio, un buon risultato che fa sperare in una tenuta solida anche nei giorni a venire. Solo allora si potrà capire se l’opera prima di Nabulsi riuscirà davvero a entrare nel dibattito sulla Palestina in Italia. Non solo nei festival ma nel confronto quotidiano.
Per ora resta un film che – con immagini essenziali e dialoghi misurati – pone al centro una domanda urgente: come si insegna la speranza quando sembra svanito ogni futuro?
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