Roma, 9 dicembre 2025 – Da tre anni la zona di Torre Flavia, tra Ladispoli e Cerveteri, è diventata una riserva naturale regionale. Ma i problemi non sono certo spariti con il cambio di status. “Mancano i controlli”, accusa l’associazione Amici di Torre Flavia, che da tempo segue da vicino come viene gestita l’area protetta.
La riserva naturale di Torre Flavia, istituita ufficialmente nel 2022 dalla Regione Lazio, si estende per oltre 48 ettari tra costa e zone umide. Qui trovano rifugio uccelli migratori, dune e una vegetazione rara per questo tratto di litorale romano. Dopo la nascita della riserva, ci si aspettava un cambio netto nella protezione dell’ambiente e nei controlli sul territorio. Invece, come racconta Oreste Nardoni, presidente dell’associazione: “Abbiamo spinto a lungo perché qui si tutelasse la biodiversità. Ora che la riserva c’è, però, chi controlla davvero cosa succede?”.
Secondo Nardoni, nelle ultime settimane sono state segnalate auto che arrivano fino alla spiaggia (nonostante il divieto), rifiuti abbandonati tra le dune e gruppi di escursionisti che si allontanano dai sentieri segnati. “Serve qualcuno con il compito preciso di vigilare – insiste – altrimenti rischiamo che la riserva resti solo un nome sulla carta”.
Secondo quanto raccolto dall’associazione, negli ultimi mesi i controlli sono stati pochi e sporadici. Qualche passaggio della Polizia Locale di Ladispoli, soprattutto nei fine settimana estivi, ma nessuna presenza costante. “A primavera – ricorda Nardoni – ci sono i nidi dei fratini e dei cavalieri d’Italia. Senza un controllo reale è sempre una lotta contro chi calpesta le uova o porta cani senza guinzaglio dentro la zona protetta”.
Il problema riguarda anche i cartelli segnaletici: molti sono sbiaditi o divelti. In certi punti il confine della riserva è quasi invisibile a chi arriva da fuori. Eppure – sottolineano gli ambientalisti – le risorse della Regione dovrebbero garantire non solo pulizia e manutenzione ma anche la presenza regolare di guardiaparco o volontari preparati. Ad oggi non ci sono dati ufficiali sulle multe elevate per violazioni nell’ultimo anno.
Abbiamo cercato un commento dall’ufficio stampa della Regione Lazio. In una nota si sottolinea che la gestione è affidata all’Ente Parco della Pineta di Castel Fusano, che ha in carico anche Torre Flavia. Ma si ammette una “carenza di personale”, soprattutto nelle squadre destinate alle aree costiere. Dal Comune di Ladispoli fanno sapere che “la collaborazione con le associazioni resta fondamentale”, mentre il sindaco di Cerveteri, Elena Gubetti, parla di “un’urgenza a rafforzare la vigilanza”.
Negli ultimi consigli comunali – emerge dai verbali pubblici – il tema dei controlli nella riserva è stato più volte sollevato. Proprio a metà novembre alcuni consiglieri hanno chiesto un maggior coordinamento con le forze dell’ordine e l’uso dei fondi PNRR per attività di tutela ambientale. Al momento però non sono arrivate risposte concrete su nuovi stanziamenti.
Intanto i volontari degli Amici di Torre Flavia continuano a sorvegliare sentieri e stagni ogni mattina. “Siamo qui dalle sette alle dieci – racconta Marco, uno dei più giovani del gruppo – ognuno con binocolo in mano e sacchetto per raccogliere plastica o mozziconi”. Chi frequenta l’area apprezza lo sforzo: “Si vede che qui qualcuno tiene davvero alla cura del posto”, confida Rosaria, abituale camminatrice. Altri però lamentano l’assenza di servizi igienici o cestini nei punti d’ingresso.
I visitatori aumentano soprattutto nei fine settimana, anche fuori stagione. Secondo dati comunali si stimano almeno 20mila presenze ogni anno tra scolaresche, birdwatcher e residenti del territorio. E il numero potrebbe crescere con il passaparola sui social network, dicono gli operatori locali. “Fa piacere vedere tanto interesse per la natura – ammette Nardoni – ma serve un piano serio per mettere insieme tutela e fruizione”.
La riserva naturale di Torre Flavia resta un laboratorio delicato sulla costa laziale. Il presidente dell’associazione lo ribadisce: “Se nessuno vigila davvero, la riserva rischia di perdere senso”. Nei prossimi mesi si attendono risposte concrete dalle istituzioni; intanto tutto resta affidato al buon senso dei visitatori – e all’impegno silenzioso dei volontari sul campo.
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