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No all’amministratore di sostegno per Vittorio Sgarbi: Tribunale ordina perizia medica sulle capacità cognitive

Roma, 22 dicembre 2025 – Ieri il Tribunale civile di Roma ha deciso che per gli atti di straordinaria amministrazione – come la vendita di una casa o la firma di un mutuo – serve una verifica attenta delle capacità cognitive della persona coinvolta. Una sentenza che chiude una vicenda durata quasi due anni, durante la quale i giudici hanno dovuto capire quali fossero le condizioni mentali di un ottantenne romano al centro di una complicata compravendita immobiliare. A fare la differenza, spiegano i magistrati nelle motivazioni, è stata proprio la necessità di “accertare in modo concreto e preciso” l’autonomia mentale quando si tratta di operazioni economiche importanti.

Atti di straordinaria amministrazione: occhio più vigile

La questione è arrivata in Tribunale grazie a uno dei figli dell’uomo, preoccupato che il padre non capisse davvero le conseguenze della vendita di un appartamento nel quartiere Tuscolano. Questo episodio mette in luce un problema spesso sottovalutato. Gli atti di straordinaria amministrazione, dicono gli avvocati, non sono come quelli ordinari – pagare una bolletta o comprare il pane, per intenderci. Qui cambia tutto: l’impatto economico è serio e i rischi concreti. “Quando si parla di operazioni importanti”, spiega l’avvocato Cristina Beltrame, “la legge richiede di controllare la lucidità della persona, soprattutto se i familiari hanno dubbi”.

Nel provvedimento firmato dal giudice Annalisa De Tommaso si legge che bisogna chiamare esperti per capire “se la persona è in grado di capire bene cosa sta firmando e quali saranno le conseguenze”. Nel caso specifico, una perizia psichiatrica ha accertato che l’anziano soffriva di un “decadimento cognitivo moderato”, ma non così grave da impedirgli di agire consapevolmente nell’operazione. Solo dopo questo via libera si è potuto procedere con il rogito dal notaio.

Proteggere gli anziani senza bloccarli

La questione della tutela delle capacità cognitive negli anziani non è nuova nelle aule italiane. La giurisprudenza, ricorda Beltrame, sta andando verso “un approccio più concreto, che cerca di rispettare davvero la volontà delle persone fragili senza bloccarle inutilmente”. In questo quadro, la segnalazione dei familiari può essere un aiuto importante ma anche fonte di tensioni. Nel caso romano il figlio aveva chiesto al giudice di fermare tutto, temendo che il padre potesse essere manipolato a causa dell’età e della salute. Dall’altra parte invece hanno insistito sul fatto che l’anziano “era consapevole e deciso”.

Dai documenti del Tribunale emerge che solo dopo diversi colloqui e grazie al parere degli esperti si è riusciti a dipingere un quadro chiaro delle reali condizioni mentali dell’uomo. Nel provvedimento si legge chiaro: “La valutazione delle capacità cognitive non può essere fatta in modo generico”. Serve un esame preciso e attento, caso per caso.

Cosa cambia per notai e professionisti

La sentenza del Tribunale civile di Roma avrà effetti concreti su notai, avvocati e chi lavora nel mercato immobiliare. Da ora in poi – spiegano dall’Ordine dei Notai – si dovrà fare più attenzione quando ad apporre la firma su un atto importante è una persona anziana o con problemi evidenti. “Il rischio è che un piccolo errore possa diventare una causa legale”, avverte il notaio Marco Perini. E aggiunge: “Noi notai dobbiamo assicurarci che le scelte dei clienti siano davvero libere; questa responsabilità aumenta”.

In certi casi servirà chiedere documenti medici aggiornati o affidarsi alla valutazione di uno psicologo. Un passaggio in più che può allungare i tempi anche di settimane nei casi più complicati. Ma molti operatori lo vedono come una garanzia in più per tutti.

Un precedente destinato a fare scuola

Per chi conosce il diritto civile questa sentenza rappresenta un passo avanti importante. Il principio stabilito dal Tribunale – cioè valutare le capacità cognitive prima degli atti importanti – potrebbe diventare un punto fermo anche in futuri casi simili, soprattutto dove ci sono conflitti familiari o dubbi sulla lucidità della persona.

Il provvedimento romano non detta regole rigide ma invita a guardare con attenzione ogni singolo caso, soprattutto quando si parla di persone anziane o fragili. Ora resta da vedere come andrà nei prossimi mesi: “Il vero banco di prova sarà quello degli uffici notarili ogni giorno”, conclude Perini. Un percorso che promette verifiche più lunghe ma probabilmente più giuste per tutti.

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