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Nina Siciliana, donna avvolta nel mistero, è stata una poetessa italiana del XIII secolo, considerata la prima ad aver sperimentato la composizione di rime in volgare. Nonostante la sua fama e l’ammirazione che suscitò nel poeta toscano Dante da Maiano, la sua identità rimane quasi completamente sconosciuta.
Il suo nome completo e il luogo di nascita sono ancora oggetto di dibattito tra gli studiosi. “Nina” dovrebbe essere solo un diminutivo e secondo Girolamo Renda Ragusa, letterato di Modica, e Leone Allacci, studioso di origini greche (ambedue del XVII sec.) era di Messina, secondo il Mongitore, invece, era originaria di Palermo; ma sono solo delle supposizioni derivanti dall’attestazione in Sicilia, a quei tempi, del nome “Nina”. Intanto, entrambe le città hanno dedicato una strada a questa misteriosa figura poetica: via Nina Siciliana a Palermo e via Nina da Messina a Messina.
Conosciuta (poco) anche come Nina da Messina o Monna Nina, la poetessa rispose all’innamoramento di Dante da Maiano con un sonetto intitolato “Qual sete voi, sì cara preferenza”, dando inizio a uno scambio epistolare poetico. Questi sonetti, insieme ad altri, ci sono giunti attraverso la raccolta “Sonetti e canzoni di diversi antichi autori toscani” pubblicata nel 1527 a Firenze, conosciuta come “Giuntina di Rime Antiche”.
Cosa scriveva Dante da Maiano:
Nonostante la sua presenza in questa raccolta, non ci sono altre menzioni di Nina in altri libri o manoscritti. Tuttavia, alcuni studiosi le hanno attribuito altri componimenti, come i sonetti “Tapina me” (il filologo Francesco Trucchi, toscano del XIX secolo) e “Onde si muove, e donde nasce amore?” dell’Orlandi.
TAPINA ME
La sua esistenza è stata messa in discussione da alcuni letterati e studiosi, probabilmente a causa della loro difficoltà ad accettare che una donna di quell’epoca potesse essere una poetessa di talento, considerando l’ampia diffusione dell’analfabetismo femminile.
Nel sud della Francia, poco prima dell’epoca di Nina, un gruppo di donne chiamate trobairitz aveva già avuto successo nella poesia d’amore. Anche la poetessa Alamanda de Castelnau, una delle trobairitz, mostra somiglianze con la produzione poetica di Nina Siciliana. Se Nina ha realmente vissuto, è probabile che abbia letto e si sia ispirata alle opere delle sue colleghe provenzali, che circolavano negli ambienti colti siciliani dell’epoca.
Nina Siciliana è considerata da molti una vera e propria rivoluzionaria, che ha aperto la strada alle poetesse del XV e XVI secolo. Tanti gli studiosi che si sono interessati alla sua vicenda: Alessandro Tassoni le ha dedicato una voce all’Accademia della Crusca, per Foscolo fu una novella Saffo, De Sanctis ne elogiò il volgare raffinatissimo e la poetessa Mariannina Coffa l’annoverò nel Parnaso siciliano.
Fino al 1930, faceva parte del Pantheon degli Illustri di Sicilia nella chiesa di San Domenico a Palermo, poi fu rimossa per dar spazio a un generale della Prima Guerra Mondiale.
E dunque nonostante le incertezze che circondano la sua storia, Nina Siciliana rimane una figura importante nella poesia siciliana e nel panorama letterario dell’epoca.
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