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La storia di “Nina Siciliana”, la prima (misteriosa) poetessa a scrivere in volgare

Nina Siciliana, donna avvolta nel mistero, è stata una poetessa italiana del XIII secolo, considerata la prima ad aver sperimentato la composizione di rime in volgare. Nonostante la sua fama e l’ammirazione che suscitò nel poeta toscano Dante da Maiano, la sua identità rimane quasi completamente sconosciuta.

Il suo nome completo e il luogo di nascita sono ancora oggetto di dibattito tra gli studiosi. “Nina” dovrebbe essere solo un diminutivo e secondo Girolamo Renda Ragusa, letterato di Modica, e Leone Allacci, studioso di origini greche (ambedue del XVII sec.) era di Messina, secondo il Mongitore, invece, era originaria di Palermo; ma sono solo delle supposizioni derivanti dall’attestazione in Sicilia, a quei tempi, del nome “Nina”. Intanto, entrambe le città hanno dedicato una strada a questa misteriosa figura poetica: via Nina Siciliana a Palermo e via Nina da Messina a Messina.

La strada di Palermo intitolata alla poetessa Nina Siciliana
La strada di Palermo intitolata alla poetessa Nina Siciliana – wikipedia – arabonormannaunesco.it

 

Nina e Dante da Maiano: un amore a colpi di versi

Conosciuta (poco) anche come Nina da Messina o Monna Nina, la poetessa rispose all’innamoramento di Dante da Maiano con un sonetto intitolato “Qual sete voi, sì cara preferenza”, dando inizio a uno scambio epistolare poetico. Questi sonetti, insieme ad altri, ci sono giunti attraverso la raccolta “Sonetti e canzoni di diversi antichi autori toscani” pubblicata nel 1527 a Firenze, conosciuta come “Giuntina di Rime Antiche”.

Qual sete voi, si cara proferenza,
Che fate a me senza voi mostrare?
Molto m’agenzeria vostra parvenza,
Perché meo cor podesse dichiarare.
Vostro mandato aggrada a mia intenza;
In gioja mi conteria d’udir nomare
Lo vostro nome, che fa proferenza
D’essere sottoposto a me innorare.
Lo core meo pensare non savria
Nessuna cosa, che sturbasse amanza,
Così affermo, e voglio ognor che sia,
D’ udendovi parlar è voglia mia:
Se vostra penna ha bona consonanza
Col vostro core, ond’ ha tra lor resia?

Cosa scriveva Dante da Maiano:

“La lode e ‘l pregio e ‘l senno e la valenza
ch’aggio sovente audito nominare, gentil mia donna, di vostra plagenza
m’han fatto coralmente ennamorare, e miso tutto in vostra conoscenza
di guisa tal, che già considerare
non degno mai che far vostra voglienza: sì m’ha distretto Amor di voi amare. 
Di tanto prego vostra segnoria: in loco di mercede e di pietanza
piacciavi sol ch’eo vostro servo sia; poi mi terraggio, dolze donna mia, fermo d’aver compita la speranza di ciò che lo meo core ama e disia”. 

Nonostante la sua presenza in questa raccolta, non ci sono altre menzioni di Nina in altri libri o manoscritti. Tuttavia, alcuni studiosi le hanno attribuito altri componimenti, come i sonetti “Tapina me” (il filologo Francesco Trucchi, toscano del XIX secolo) e “Onde si muove, e donde nasce amore?” dell’Orlandi.

TAPINA ME

Tapina me che amava uno sparviero, amaval tanto ch’io me ne moria;
a lo richiamo ben m’era maniero, ed unque troppo pascer nol dovia.
Or è montato e salito sì altero, assai più altero che far non solia;
ed è assiso dentro a un verziero, e un’altra donna l’averà in balìa.
Isparvier mio, ch’io t’avea nodrito; sonaglio d’oro ti facea portare,
perché nell’uccellar fossi più ardito. Or sei salito siccome lo mare,
ed hai rotto li geti e sei fuggito, quando eri fermo nel tuo uccellare.

La sua esistenza è stata messa in discussione da alcuni letterati e studiosi, probabilmente a causa della loro difficoltà ad accettare che una donna di quell’epoca potesse essere una poetessa di talento, considerando l’ampia diffusione dell’analfabetismo femminile.

Nel sud della Francia, poco prima dell’epoca di Nina, un gruppo di donne chiamate trobairitz aveva già avuto successo nella poesia d’amore. Anche la poetessa Alamanda de Castelnau, una delle trobairitz, mostra somiglianze con la produzione poetica di Nina Siciliana. Se Nina ha realmente vissuto, è probabile che abbia letto e si sia ispirata alle opere delle sue colleghe provenzali, che circolavano negli ambienti colti siciliani dell’epoca.

La prima donna a poetare in volgare

Nina Siciliana è considerata da molti una vera e propria rivoluzionaria, che ha aperto la strada alle poetesse del XV e XVI secolo. Tanti gli studiosi che si sono interessati alla sua vicenda: Alessandro Tassoni le ha dedicato una voce all’Accademia della Crusca, per Foscolo fu una novella Saffo, De Sanctis ne elogiò il volgare raffinatissimo e la poetessa Mariannina Coffa l’annoverò nel Parnaso siciliano.
Fino al 1930, faceva parte del Pantheon degli Illustri di Sicilia nella chiesa di San Domenico a Palermo, poi fu rimossa per dar spazio a un generale della Prima Guerra Mondiale.
E dunque nonostante le incertezze che circondano la sua storia, Nina Siciliana rimane una figura importante nella poesia siciliana e nel panorama letterario dell’epoca.

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