Tarquinia, 8 dicembre 2025 – Un sarcofago etrusco tra i più rari, custodito da anni al Museo Archeologico Nazionale di Tarquinia, è arrivato a Milano per una mostra negli spazi della Fondazione Luigi Rovati. L’opera, datata IV secolo a.C., sarà il pezzo forte dell’esposizione che si inaugura in questi giorni e resterà aperta al pubblico fino alla prossima primavera. Un trasferimento temporaneo deciso dal Ministero della Cultura e dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Viterbo, che ha subito suscitato interesse e curiosità nel mondo dell’arte.
Il sarcofago in nenfro è partito lunedì mattina da Tarquinia, considerato uno degli esempi più raffinati della scultura funeraria etrusca. Gli esperti della società specializzata C.T.S. hanno seguito rigidi protocolli durante il trasporto, sotto l’occhio vigile dei funzionari della Soprintendenza. Antonio Pellegrini, responsabile del trasporto, ha confermato che “il viaggio si è svolto senza intoppi, con tutte le precauzioni del caso”. Il reperto è arrivato in serata in via Senato, dove ha sede la Fondazione Rovati.
A spiegare le ragioni del prestito è stata direttamente Francesca Bologna, direttrice del museo di Tarquinia: “Abbiamo accolto la richiesta della Fondazione per far conoscere il nostro patrimonio. Non si tratta solo di mostrare un oggetto, ma di inserirlo in un dialogo culturale con altri capolavori”.
L’esposizione, intitolata “Etruschi. Il viaggio oltre la vita”, apre domani alle 18 e raccoglie oltre quaranta reperti provenienti da collezioni pubbliche e private italiane. Il sarcofago di Tarquinia, con la sua copertura scolpita che raffigura una figura distesa in abiti cerimoniali, avrà un ruolo centrale nel percorso.
Marco Moretti, curatore della mostra, ha sottolineato come “questo prestito sia un’occasione unica: per molti milanesi sarà la prima volta che possono vedere da vicino un pezzo così prezioso”. Le prenotazioni di scuole e gruppi turistici sono già numerose: “Abbiamo registrato – spiega la responsabile comunicazione della Fondazione – grande interesse da parte del pubblico. Si aspettano almeno 10mila visitatori nei primi due mesi”.
Il manufatto è alto circa un metro e lungo poco più di due. Realizzato in nenfro – una pietra vulcanica tipica della zona – rappresenta probabilmente una sacerdotessa distesa. Gli archeologi datano l’opera tra il 350 e il 320 avanti Cristo. Restaurato nel 2019, il sarcofago conserva ancora tracce di pigmenti rossi e azzurri: segni evidenti della sua decorazione originale.
“Durante il restauro – spiega la restauratrice Paola Ferrini – abbiamo scoperto incisioni legate a riti funerari poco conosciuti. Sono dettagli molto importanti per gli studiosi”. La presenza dell’opera a Milano sarà quindi anche una spinta per nuove ricerche.
Per Tarquinia non è la prima volta: negli ultimi dieci anni altri reperti sono stati prestati a Parigi e Berlino. Ma questo trasferimento del sarcofago in nenfro assume un valore speciale. “Rafforza i rapporti con le istituzioni culturali nazionali”, osserva la sindaca Marta Balletti. Nei mesi scorsi la decisione ha trovato anche l’appoggio degli operatori turistici locali.
A Milano cresce l’attesa. “Un’occasione rara”, dice lo storico dell’arte Giuseppe Rossi. “Chi ama l’archeologia sa quanto è difficile vedere dal vivo oggetti simili senza spostarsi fino all’Etruria”.
Il Ministero della Cultura ha fissato regole precise: temperatura stabile tra 18 e 20 gradi, umidità al 55%, presenza costante di personale specializzato. Il sarcofago è assicurato per oltre 2 milioni di euro – “una cifra giusta”, spiegano dal ministero – e tornerà a Tarquinia entro aprile 2026.
Chi visiterà la Fondazione Rovati potrà vedere il sarcofago dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 19. Il biglietto costa 14 euro e già dalle prime ore si sono formate lunghe code.
Solo quando la mostra chiuderà i battenti a Milano, l’opera farà ritorno nella calma delle sale tarquiniesi. Ma fino ad allora – almeno fino alla primavera – sarà proprio qui, nel cuore della città lombarda, a raccontare agli appassionati la storia degli Etruschi.
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