Palermo, 10 dicembre 2025 – Nel cuore delle campagne tra Piana degli Albanesi e Santa Cristina Gela, si concentra in queste ore l’attenzione su un terreno di proprietà del Seminario Eparchiale di Piana degli Albanesi. La proprietà, confermata dai registri catastali e ribadita dagli stessi responsabili della comunità religiosa, torna alla ribalta per una vicenda che riporta a galla vecchie questioni legate a fede, territorio e gestione dei beni ecclesiastici.
Il pezzo di terra finito sotto i riflettori fu acquistato dal Seminario Eparchiale diversi decenni fa. A spiegare è padre Nicola Ujkaj, vicario generale dell’Eparchia di Piana degli Albanesi: l’acquisto risale a un periodo tra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta. Era un momento in cui la comunità arbereshe investiva in immobili e terreni agricoli per sostenere le sue attività religiose e sociali. “La nostra missione è sempre stata quella di aiutare i giovani e le famiglie – ricorda Ujkaj – Quel terreno rappresentava una risorsa per attività formative e di accoglienza”.
Nei documenti ufficiali conservati al catasto di Palermo il Seminario Eparchiale risulta unico intestatario dell’area, che si trova vicino alla SP5. È un terreno che nel tempo ha mantenuto la destinazione agricola, coltivato con ulivi e cereali, con qualche rara concessione all’uso pubblico durante raduni religiosi o feste patronali. “Lo apriamo solo durante la Settimana Santa o in occasioni speciali”, precisa Ujkaj.
Negli ultimi anni, la gestione del terreno è stata al centro di discussioni interne alla comunità. Da un lato c’è la volontà di mantenere la vocazione pastorale; dall’altro il peso economico della manutenzione si fa sentire. “Le risorse sono poche”, confessa suor Mirela Lekaj, economa del Seminario. L’ultimo intervento importante risale al 2021, con lavori per sistemare i muri a secco danneggiati da una frana.
Fonti vicine alla Curia raccontano che non sono mancati contatti con enti pubblici interessati a progetti per valorizzare l’area. Ma ogni proposta è finita contro il muro della volontà della proprietà di conservare il controllo diretto. “Abbiamo valutato anche ipotesi di affidamento temporaneo”, aggiunge padre Ujkaj, “ma finora nulla si è concretizzato”. Negli ultimi cinque anni, solo laboratori estivi per bambini e seminari spirituali hanno avuto spazio.
La presenza storica del Seminario Eparchiale a Piana degli Albanesi è un riferimento non solo religioso ma anche sociale per tutta l’area sud-occidentale del Palermitano. Il legame fra comunità arbereshe e le sue terre emerge anche dalla scelta di non cedere il terreno a privati o aziende agricole. “Non abbiamo mai ricevuto offerte formali d’acquisto”, chiarisce suor Lekaj. Ma la domanda non manca: “Ogni primavera qualcuno bussa chiedendo se ci sono terreni disponibili”.
Gli anziani ricordano bene come soprattutto negli anni Ottanta e Novanta quel pezzo di terra fosse al centro della vita collettiva: dalla raccolta delle olive ai picnic dopo la messa domenicale. I tempi sono cambiati ma l’attaccamento resta forte. “Per noi è sempre un luogo speciale”, confida Andrea Deda, insegnante in pensione.
Sul futuro dell’area si guarda con prudenza. “Siamo pronti a valutare idee che rispettino la nostra storia e il nostro carisma”, ammette il vicario Ujkaj. Potrebbe nascere un progetto sociale legato all’agricoltura solidale o all’accoglienza temporanea di giovani migranti. Nulla di concreto al momento, ma il tema resta aperto anche nelle sedi sinodali.
Intanto il terreno è sotto controllo grazie ai sopralluoghi dei collaboratori del Seminario, soprattutto dopo le recenti piogge che hanno causato qualche problema nella parte più esposta della tenuta. La diocesi segue con attenzione anche gli sviluppi legati al Piano Paesaggistico Regionale: “Non vogliamo vedere l’area andare in rovina o restare esclusa da interventi pubblici”, spiega suor Lekaj.
Tra tradizione e ricerca di nuovi equilibri, il terreno del Seminario Eparchiale di Piana degli Albanesi resta così al centro di una storia fatta di identità, memoria e scelte da compiere. Un punto fermo tra passato e futuro: la proprietà – almeno per ora – non è in discussione.
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