Milano, 11 dicembre 2025 – Da oggi, nelle sale del Museo del Costume e della Moda di Milano, è possibile ammirare una selezione di 22 abiti di alta moda, alcuni dei quali indossati in passato da due vere icone: Liz Taylor e Mina. La mostra, frutto della collaborazione tra il Comune e la Fondazione Culturale Moda Italia, resterà aperta fino al 20 gennaio. Un’opportunità unica per ripercorrere la storia del costume italiano dagli anni Sessanta a oggi attraverso quei capi che hanno segnato epoche e influenzato generazioni.
Le porte del museo, nel cuore di via Sant’Andrea, si sono aperte alle 10 del mattino. Fin da subito – raccontano dalla biglietteria – è arrivato un pubblico variegato: studenti di moda, appassionati, qualche curioso. Tutti si sono fermati a osservare le teche illuminate con attenzione. In primo piano ci sono i vestiti di Elizabeth Taylor, premio Oscar nota per il suo amore verso la moda italiana: un abito nero con inserti di seta, realizzato a mano negli atelier romani di Valentino nel 1968, e un lungo caftano color crema scelto per una cena ufficiale al Grand Hotel di Roma. Vicino a questi, quasi in dialogo ideale, si trovano i vestiti disegnati per Mina. Tra tutti spicca la tunica di lurex argento della sua celebre esibizione del 1971 a “Studio Uno”, come racconta il pannello informativo.
“Volevamo evitare che fosse solo una sfilata di nomi famosi,” spiega la curatrice Valeria Forti, docente alla Statale di Milano. “Abbiamo scavato negli archivi, controllato le etichette, raccolto storie: così ogni pezzo parla davvero, non è solo una bella facciata.”
Oltre ai capi appartenuti a queste due leggende, la mostra ospita creazioni di nomi come Gianfranco Ferré, Giorgio Armani e Krizia. Non mancano i piccoli laboratori milanesi ormai chiusi ma fondamentali negli anni Settanta: come quello di Ada Bozzi, rappresentato da una giacca in panno verde scuro con bottoni in madreperla (da una collezione privata). I pannelli raccontano anche il periodo storico: tra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta la moda italiana è esplosa nel mondo soprattutto grazie a testimonial come Taylor.
Giulia Ciani, ventenne iscritta a Fashion Design al Politecnico, si ferma davanti a un vestito da sera firmato Armani. “Si vede subito la differenza nei tessuti rispetto a oggi,” dice all’amica accanto. “Mi colpisce soprattutto come è stato pensato per muoversi.” Ogni abito è esposto insieme agli accessori dell’epoca: borsette in lucertola nera, sandali in raso anni Ottanta e una cintura con fibbia dorata che secondo il catalogo appartenne a una soubrette Rai.
Nel pomeriggio partirà il primo dei tour guidati da Francesco Cataldi, storico del costume e autore di “L’Italia allo specchio”. “Non sono solo le firme famose,” spiega davanti a un piccolo gruppo. “Dietro ogni abito c’è qualcuno che non si vede: la sarta anonima, l’apprendista che ha cucito ogni dettaglio. La moda è anche questo: lavoro artigiano e vita quotidiana.”
Il biglietto costa 12 euro (8 ridotto). Il museo apre tutti i giorni dalle 10 alle 18 (tranne il lunedì). Già nelle prime ore del mattino sono stati venduti circa 400 ticket.
“Quando guardo questi abiti penso a mia madre,” confida Silvana Costa, pensionata milanese che sfoglia il catalogo vicino all’uscita. “Lei mi raccontava dei sogni legati ai vestiti degli anni Sessanta. Vederli qui è come ritrovare un pezzo della sua vita.” Le voci si intrecciano nelle sale: qualcuno confronta la moda attuale con quella degli anni d’oro; altri fotografano dettagli delle cuciture o leggono con attenzione le note scritte a mano vicino agli abiti.
L’iniziativa – sottolinea il Comune – vuole avvicinare tutti alla cultura della moda italiana con un approccio semplice e coinvolgente. Tra gli appuntamenti più attesi ci sono i laboratori dedicati agli studenti delle scuole superiori milanesi e incontri con giovani stilisti emergenti in programma nelle prossime settimane.
Le prenotazioni si possono fare online o direttamente in biglietteria in via Sant’Andrea 14. Il catalogo completo degli abiti esposti è disponibile sia in versione cartacea sia digitale (18 euro). L’esposizione resterà aperta fino al 20 gennaio 2026: un’occasione imperdibile per chi vuole vedere da vicino i capi che hanno fatto la storia della moda internazionale.
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