Catania, 12 dicembre 2025 – Nelle prime ore di oggi, un blitz congiunto dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale insieme alle Procure di Catania e Catanzaro ha portato a una serie di perquisizioni e sequestri tra Sicilia e Calabria. L’obiettivo? Spezzare le maglie di un traffico organizzato di opere d’arte rubate, pezzi che da tempo alimentavano un giro clandestino nel mercato antiquario italiano e internazionale.
L’operazione è partita all’alba, poco dopo le 5, quando i carabinieri hanno fatto irruzione in una decina di case e depositi tra Catania, Siracusa, Reggio Calabria e Catanzaro. Al centro dell’inchiesta c’è un gruppo accusato di essere parte di una rete dedita al furto e ricettazione di beni culturali. Fonti investigative rivelano che gli indagati avrebbero intrecciato rapporti con ricettatori del Nord Italia e mediatori esteri.
Nei locali controllati sono finite almeno trenta opere sequestrate: vasi antichi, dipinti dal Seicento all’Ottocento, arredi sacri provenienti da chiese del messinese e del catanzarese. Molti oggetti, già segnati come scomparsi nel database del Ministero della Cultura, erano pronti per partire verso l’estero – Svizzera, Francia e perfino Stati Uniti. “Questa è una struttura organizzata, con canali internazionali ben definiti”, ha spiegato un ufficiale dei Carabinieri TPC. E ha aggiunto che alcuni pezzi stavano per essere messi all’asta a Parigi.
La Procura di Catania ha confermato stamattina che gli indagati sarebbero legati a precedenti indagini su rapine in siti archeologici siciliani. Tra loro spiccano un antiquario catanese già noto alle forze dell’ordine per fatti simili e due restauratori della provincia di Vibo Valentia. Non solo: nel gruppo figura anche un funzionario della soprintendenza calabrese sospettato di aver agevolato il passaggio illegale di reperti archeologici.
Secondo gli inquirenti, la rete operava con metodi consolidati: furti su commissione durante i mesi invernali, affidamento delle opere a restauratori compiacenti e documenti falsi per esportare il tutto senza problemi. “Non stiamo parlando di ladruncoli occasionali – ha commentato il procuratore aggiunto di Catanzaro – ma di persone con ruoli precisi.” È qui che si capisce la vera portata dell’organizzazione: colpi piccoli ma studiati nei dettagli, con coperture logistiche fornite anche da figure insospettabili.
Il ministro della Cultura Gennaro Nardi ha espresso soddisfazione per i risultati: “Il nostro patrimonio artistico va difeso ogni giorno. Le forze dell’ordine sono sempre in prima linea”, ha detto. Dalla sua parte anche il comandante dei Carabinieri TPC, Giovanni Altavilla, che ha sottolineato come “la collaborazione tra procure sia stata decisiva”. A metà mattina Altavilla ha incontrato la stampa nella sede provinciale a Catania mostrando alcune opere recuperate. Tra queste spiccano un reliquiario d’argento della bottega napoletana del Settecento e una tela raffigurante San Giorgio riconosciuta grazie a una foto d’archivio della Diocesi di Messina.
Non è ancora chiaro quanti degli indagati finiranno in carcere: per ora ci sono tre persone agli arresti domiciliari e quattro sottoposte all’obbligo di firma. Le indagini proseguono su altri fronti: “Abbiamo individuato almeno due aste online dove comparivano oggetti simili a quelli rubati”, ha spiegato uno degli investigatori. “Stiamo lavorando con l’Interpol per bloccare ogni vendita”.
L’operazione riaccende l’attenzione sul tema della protezione del patrimonio culturale in Italia. Ogni anno – dicono i dati del Ministero – si segnalano più di 500 furti tra musei, chiese e collezioni private. Una buona parte degli oggetti rubati non torna mai indietro. Ma grazie alle banche dati internazionali e agli accordi con le case d’asta straniere crescono le restituzioni: solo nel 2024 sono state recuperate oltre 180 opere.
Il sindaco di Catania Sergio Bonforte ha chiesto “più attenzione nelle segnalazioni e nella custodia delle opere”, invitando cittadini e parrocchie a collaborare con le forze dell’ordine. La speranza degli investigatori è netta: ricostruire tutta la filiera del traffico per restituire ai territori pezzi fondamentali della loro storia.
Le prossime settimane saranno decisive per capire quanto è vasta questa rete e quante opere potranno tornare dove appartengono davvero. Intanto, negli uffici della caserma TPC di via Leucatia a Catania i carabinieri continuano a catalogare ogni singolo pezzo – opera dopo opera, storia dopo storia – provando a ridare volto all’identità perduta.
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