Torino, 7 dicembre 2025 – Oltre cinquanta eventi sparsi tra la Mole Antonelliana, musei e spazi culturali della città: questa è la promessa dell’edizione 2025 del programma che, da oggi fino al 12 dicembre, trasforma Torino in un palcoscenico di incontri, concerti, mostre e laboratori. Un calendario fitto, pensato tanto per i torinesi quanto per i visitatori di passaggio, che ha nel simbolo della Mole il suo punto di partenza ma si allarga in decine di location tra centro e periferia.
La giornata si è aperta puntuale alle 10 con una visita guidata al Museo del Cinema, che si affaccia su via Montebello. Da lì un flusso costante di persone si è mosso verso gli appuntamenti previsti: dal reading letterario a Porta Palazzo fino alle proiezioni tematiche all’Ambrosio Cinecafè in corso Vittorio Emanuele II. Nel pomeriggio spazio agli interventi dell’assessora alla Cultura Rosanna Purchia, che ha parlato di “un’occasione per riportare Torino al centro come capitale della creatività e della partecipazione”. I numeri sembrano darle ragione: secondo gli organizzatori, nei primi giorni sono attese oltre 12.000 presenze.
Nel foyer della Mole, poco dopo le 11.30, sono arrivati i primi gruppi scolastici accompagnati dai docenti. “Abbiamo scelto questo evento per far vivere ai ragazzi un’esperienza diversa dalla solita lezione in classe”, racconta la professoressa Maria Gallo del liceo Cavour. Tra gli studenti c’è chi scatta foto alla cupola interna, chi invece si informa sulle installazioni luminose.
Dal programma ufficiale emerge una chiara attenzione alla mescolanza tra generi: non solo arte e cinema, ma anche talk di divulgazione scientifica e laboratori digitali pensati per i più giovani. Alle 15 è prevista la tavola rotonda “Torino tra storia e futuro” con urbanisti e storici locali. Sempre oggi alle 18.30 il jazz incontra la poesia alla Cavallerizza Reale con un omaggio a Cesare Pavese.
Tra le novità più interessanti spicca la collaborazione con il Politecnico: domani alle 17 nell’aula magna si parla di intelligenza artificiale e creatività, tema su cui Torino punta molto per ripartire dopo la pandemia. “Siamo convinti che le nuove tecnologie possano dialogare con la tradizione culturale torinese”, sottolinea il rettore Guido Saracco.
Non mancano le attività per i più piccoli: ogni giorno alle 16 al Museo Egizio ci sono laboratori su scrittura geroglifica e scavi archeologici simulati. I bambini ascoltano curiosi le guide, qualcuno fa domande sui faraoni sussurrando all’amico. A fine giornata, usciti su via Accademia delle Scienze, piccoli gruppi commentano l’esperienza con entusiasmo visibile.
Non solo Mole e grandi musei: molti eventi si tengono anche nei quartieri meno centrali come Barriera di Milano, Mirafiori sud e Borgo Vittoria. Qui le associazioni locali organizzano reading di narrativa contemporanea e laboratori di street art. “Portare cultura fuori dal centro significa investire sul tessuto sociale”, spiega Paolo Ferrero dell’associazione Officine Creative.
Anche i negozianti osservano con interesse l’iniziativa. Da una panetteria in corso Palermo la signora Graziella racconta verso l’una: “Si vede più movimento del solito, speriamo che duri anche dopo gli eventi”. In alcune piazze delle periferie sono state installate opere temporanee che attirano famiglie e residenti.
Il gran finale è fissato per il 12 dicembre con un concerto gratuito in piazza Castello che parte alle 20.30. La scaletta resta top secret – gli organizzatori promettono “ospiti a sorpresa” – ma già circolano voci su possibili performance di artisti legati alla scena indie torinese.
La sindaca Chiara Appendino ha espresso soddisfazione per questa rassegna che, dopo anni difficili, “vuole ridare fiducia alla città nella sua capacità di attirare pubblico e idee”. Secondo le stime del Comune l’impatto economico sulle attività locali potrebbe superare i due milioni di euro.
Eppure sarà l’entusiasmo dei cittadini a dire se l’iniziativa avrà davvero successo o no. Per ora tra i corridoi della Mole e nei vicoli del Quadrilatero romano si respira già una città che – tra curiosità ritrovata e voglia di socialità – ha ricominciato a vivere davvero.
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