Los Angeles, 25 dicembre 2025 – Tylor Chase, un tempo volto familiare delle produzioni per ragazzi su Nickelodeon negli anni Duemila, è tornato a far parlare di sé. A scatenare l’attenzione è un video che mostra la sua vita oggi, segnando una svolta nel modo in cui si raccontano le fragilità degli ex baby-star. Le immagini, condivise pochi giorni fa e diventate subito virali sulle piattaforme social americane, lo mostrano senza filtri. Racconta le difficoltà degli ultimi anni, spiega come ha perso casa e lavoro e si lascia andare a una riflessione dura sull’industria dello spettacolo.
La testimonianza di Tylor Chase: «Non mi riconoscono più, eppure sono sempre io»
«Certe notti dormo vicino al Santa Monica Pier. Fa strano pensare che una volta la gente mi fermava per strada, ora passo inosservato», confida Tylor Chase in uno dei passaggi più forti del video, pubblicato per la prima volta dall’attivista locale Samantha Rollins, che da tempo segue le storie dei senza tetto nella contea di Los Angeles. Il filmato dura poco meno di otto minuti e alterna riprese in strada a una breve chiacchierata su una panchina, tra tazze di caffè e valigie improvvisate. «Ho chiesto aiuto qualche volta. A volte qualcuno ascolta, altre no. Ma non ho mai smesso di sperare», aggiunge Chase con la voce più bassa del solito. I più giovani forse non ricordano i suoi ruoli in serie come “Un papà da Oscar” o “La casa dei segreti”, ma chi è cresciuto con quei programmi non lo ha mai dimenticato.
Dal successo all’isolamento: la parabola di una baby star
Negli anni Duemila Tylor Chase era uno dei volti più presenti sulle reti dedicate ai ragazzi. Contratti annuali, campagne pubblicitarie, apparizioni a eventi e fiere: sembrava un meccanismo che non si sarebbe mai fermato. Solo più tardi si è capito quanto sia fragile il passaggio dalla popolarità da adolescente alla vita adulta. «I ruoli erano sempre uguali. Cresci e ti dimenticano», ammette l’attore parlando con Rollins. Fonti vicine alla famiglia – i genitori ora vivono a San Diego e hanno scelto il silenzio – confermano che con la maggiore età sono finiti i contratti televisivi. Da lì sono arrivati lavori saltuari nella ristorazione e audizioni senza esito.
L’industria delle baby star sotto i riflettori
Il caso di Chase riapre il dibattito sulle condizioni degli ex attori minorenni che hanno lavorato per grandi network come Nickelodeon e Disney Channel. Negli Stati Uniti, diverse organizzazioni hanno denunciato in questi anni la mancanza di supporto reale per aiutare queste giovani celebrità ad affrontare l’età adulta. «Servono più servizi psicologici e tutoraggi anche dopo che le produzioni finiscono», spiega Jim Greer, responsabile della Screen Actors Guild Foundation di Los Angeles, contattato da alanews.it nel pomeriggio di Natale. Nel video girato da Rollins, Chase torna sul passato: «Forse avrei dovuto studiare altro, ma a 12 anni pensi che il futuro sia già scritto».
Le reazioni social e il coinvolgimento dei fan
Il video ha raccolto centinaia di commenti soprattutto tra chi è cresciuto guardando i programmi con Tylor Chase. Alcuni hanno organizzato raccolte fondi spontanee; altri – racconta Rollins – si sono offerti di trovare una sistemazione temporanea o un lavoro per lui. Tra le risposte più apprezzate quella della regista Marcia Levitt: «La società si dimentica in fretta dei bambini prodigio, ma chi li assume dopo?». Più prudente Kevin Rielly, ex produttore Nickelodeon: «Bisogna riflettere seriamente sulle responsabilità del settore».
Prospettive e riflessioni sulla tutela
Oggi la storia di Chase lascia aperta una domanda difficile: cosa succede agli ex bambini prodigio quando le luci del set si spengono? Uno studio del 2023 pubblicato su Child and Adolescent Social Work Journal dice che il 32% degli ex baby-star affronta problemi economici nei primi cinque anni dopo aver lasciato i contratti televisivi. «Non cerco compassione», precisa Chase nell’ultimo minuto del video, «mi basta solo una possibilità». Al momento dorme in tenda vicino alla 6th Street; nei giorni di pioggia trova riparo in una missione locale. Una vita sospesa tra passato e presente, con uno sguardo ancora rivolto al futuro.





