Roma, 3 dicembre 2025 – Due città, due storie che si intrecciano tra passato e presente. A Roma, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna propone una doppia mostra: una retrospettiva su Silvia Giambrone e una raccolta di opere di Carla Accardi. Nel frattempo, a Milano, Palazzo Reale dedica i suoi spazi a un omaggio a Fabio Mauri. Tre artisti, tre strade diverse tra linguaggi, materiali e movimenti, ma uniti ora da un dialogo che supera generazioni e luoghi. Le mostre sono appena partite e resteranno aperte fino ai primi mesi del 2026, con un fitto programma di incontri, visite guidate e approfondimenti.
La capitale si è svegliata con una doppia proposta culturale che non passa inosservata. Da una parte la Galleria Nazionale, in viale delle Belle Arti, ha aperto le sue porte alle opere di Silvia Giambrone. Nata ad Agrigento nel 1981, è una delle voci più originali della scena italiana contemporanea. Dal 29 novembre la sua mostra affronta temi forti come la violenza domestica, il corpo femminile e il rapporto tra identità e linguaggio. Tra i pezzi più chiacchierati c’è l’installazione “La sposa”, una tenda cucita a mano con capelli veri. Un’opera che non lascia indifferenti per la sua potenza visiva. “È nata per raccontare ciò che spesso resta nascosto”, ha spiegato l’artista ai giornalisti durante l’opening giovedì scorso.
Nello stesso edificio, invece, c’è spazio anche per Carla Accardi (1924-2014), uno dei nomi fondamentali dell’astrattismo italiano e co-fondatrice del Gruppo Forma. I curatori hanno scelto una quarantina di opere, molte provenienti da collezioni private. Le tele della Accardi sono famose per l’uso del sicofoil, un materiale plastico trasparente che fa riflettere su colore e percezione. Una visitatrice incontrata domenica pomeriggio all’uscita – una signora con borsa arancione – ha commentato: “La trasparenza delle sue superfici mi ha colpito più della geometria”.
Sempre dal 1 dicembre, a Milano, Palazzo Reale ha inaugurato la retrospettiva dedicata a Fabio Mauri, artista e intellettuale protagonista della seconda metà del Novecento italiano. La mostra si sviluppa tra installazioni, video e fotografie; al centro c’è la riflessione sulla memoria storica e i meccanismi della propaganda. Tra le parti più forti c’è il gruppo delle “installazioni schermo”: bianchi, rigidi, concepiti come simbolo della censura.
Durante l’inaugurazione delle 16 erano presenti anche ex studenti dell’artista – Mauri ha insegnato a lungo all’Accademia di Belle Arti di Brera – alcuni dei quali hanno lasciato biglietti sulla bacheca organizzata dall’evento: “Il suo pensiero ci ha cambiati”. I curatori hanno ricostruito il clima degli anni Settanta e Ottanta mostrando lettere originali e altri documenti.
Poche ore dopo l’apertura delle tre mostre è arrivata una risposta chiara dal pubblico: code agli ingressi e un interesse rinnovato per la cultura contemporanea. Secondo i dati comunicati lunedì sera dagli organizzatori, a Roma sono stati superati i duemila visitatori nel weekend d’esordio; a Milano si parla di oltre 1800 presenze nelle prime quarantotto ore.
Non sono mancati commenti sui social: molti hanno condiviso foto delle opere più provocatorie. “Non pensavo che la violenza potesse essere raccontata così”, scrive su Instagram una ragazza riferendosi al lavoro di Giambrone. Più riflessivo il post di uno studente milanese: “Mauri ci costringe a pensare che tutto può essere manipolato”.
Perché proprio questi tre artisti? I responsabili delle due istituzioni – Cristiana Collu per la Galleria Nazionale e Domenico Piraina per Palazzo Reale – spiegano che volevano offrire un mosaico di voci diverse, tra generi ed esperienze varie. Collu ha sottolineato: “La contemporaneità non è solo il presente ma è anche memoria attiva. Accardi e Giambrone mostrano due modi opposti ma complementari di attraversare lo spazio femminile”.
Piraina invece ha evidenziato come la ricerca di Mauri “continui a farci interrogare su cosa significa ricordare oggi”. Un percorso sempre più attuale anche alla luce delle crisi globali: censura, linguaggio pubblico, identità.
Le mostre saranno aperte fino al 15 febbraio 2026 (Giambrone) e fino al 9 marzo (Accardi) nella sede romana; gli orari vanno dalle 10 alle 19 dal martedì alla domenica. A Milano la rassegna su Mauri chiude il 2 marzo 2026; apertura dalle 11 alle 20 tutti i giorni tranne il lunedì.
Sono in programma laboratori per studenti e conferenze aperte al pubblico; tutti gli eventi sono consultabili sui siti ufficiali dei musei coinvolti. Un segnale chiaro in un’Italia che sembra voler restituire all’arte uno spazio meno convenzionale – tra sale piene e dibattiti vivi sul presente.
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