Nell’ambito della Biennale di Venezia, un gruppo di centinaia di professionisti del cinema e dell’arte ha lanciato un appello accorato per una condanna esplicita del genocidio in corso a Gaza e della pulizia etnica perpetrata dal governo israeliano in Palestina. Riunitisi sotto la sigla V4P (Venice4Palestine), questi esponenti hanno inviato una lettera aperta alle istituzioni artistiche e culturali, esortandole a prendere una posizione chiara e coraggiosa riguardo a queste gravi violazioni dei diritti umani.
Firmatari illustri e richieste chiare
Tra i firmatari della lettera figurano nomi illustri del panorama cinematografico italiano e internazionale, come Marco Bellocchio, Laura Morante, Abel Ferrara, le sorelle Rohrwacher, Toni e Peppe Servillo, Matteo Garrone, Valeria Golino e Fiorella Mannoia. Questi artisti non solo esprimono la loro indignazione per la situazione attuale in Palestina, ma chiedono anche che la Biennale e la Mostra del Cinema non si limitino a essere una “triste e vacua vetrina”, ma diventino spazi di confronto e attivismo.
La lettera aperta di V4P mette in evidenza l’urgenza di affrontare il tema della Palestina durante il festival, proponendo di dedicare spazi e occasioni per iniziative che evidenzino la situazione dei palestinesi. Questo appello segue la mobilitazione del 30 agosto, sostenuta dalla rete Artisti #NoBavaglio, che ha già sollevato interrogativi sulla responsabilità degli artisti e delle istituzioni culturali di fronte a eventi così drammatici.
La gravità della situazione
La lettera descrive le immagini strazianti che giungono da Gaza e dalla Cisgiordania. I firmatari affermano: “Il carico è troppo per continuare a vivere come prima”, denunciando l’inevitabile impotenza di fronte a un genocidio che avviene sotto gli occhi del mondo. “Nessuno potrà mai dire: ‘Io non sapevo, non immaginavo, non credevo'”, sottolineano, evidenziando l’importanza di una consapevolezza collettiva che non può più essere ignorata.
Con l’avvicinarsi della Mostra del Cinema di Venezia, il timore è che anche quest’anno l’evento possa risultare impermeabile a tale tragedia umana, civile e politica. “Lo spettacolo deve continuare”, si legge nella lettera, una frase che riflette la preoccupazione di molti artisti sul fatto che il mondo del cinema possa distogliere lo sguardo da una realtà così drammatica.
Un appello all’azione
Il gruppo V4P richiede quindi che, almeno per un momento, lo spettacolo si fermi per aprire un varco alla consapevolezza e alla riflessione su quanto sta accadendo in Palestina. Chiedono alla Biennale, alla Mostra, alle Giornate degli Autori e alla Settimana della Critica di prendere una posizione netta e sostenere queste istanze.
L’appello di V4P ha trovato un’ampia adesione, con centinaia di firme provenienti da diversi ambiti del settore culturale. Oltre agli artisti già citati, la lista include nomi come Barbora Bobulova, Mario Martone, Pappi Corsicato e molti altri, compresi sceneggiatori, musicisti, produttori e giornalisti, tutti uniti dalla volontà di dare voce a chi non ne ha.
Questa mobilitazione non è un caso isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di attivismo culturale volto a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle questioni palestinesi. Negli ultimi anni, diversi eventi e festival hanno visto la partecipazione di artisti che hanno utilizzato la loro piattaforma per affrontare temi di giustizia sociale e diritti umani.
Il cinema, come forma d’arte, ha sempre avuto il potere di raccontare storie e di far emergere verità scomode. La lettera aperta di V4P si inserisce quindi in una tradizione di impegno artistico che cerca di stimolare la riflessione e il dibattito su temi cruciali. La Biennale di Venezia, con la sua storia e il suo prestigio, rappresenta un palcoscenico ideale per dare visibilità a queste istanze e contribuire a un cambiamento positivo.
La speranza di V4P è che la Biennale non solo accolga il loro appello, ma che diventi un simbolo di resistenza e solidarietà nei confronti del popolo palestinese, dimostrando che l’arte può e deve essere al servizio della giustizia sociale.