Milano, 6 dicembre 2025 –
«Denunciare sempre, ma lo Stato non può lasciare sole le famiglie.» Così si è espressa Silvia Romano, l’avvocata che segue da vicino i familiari di Martina Casati, la giovane trovata senza vita mercoledì mattina in via Valtellina, a pochi passi dalla stazione Garibaldi. In una città che da giorni si interroga sul senso di sicurezza e sulla reazione delle istituzioni davanti a fatti del genere, il richiamo della legale suona come un appello a tutti.
La famiglia Casati, ancora sotto choc nella loro casa di Cinisello Balsamo, ha scelto di parlare tramite l’avvocata. La madre di Martina ha chiesto «verità e giustizia, ma anche che nessun’altra madre debba vivere questo dolore.» Romano sottolinea con forza: «Chi subisce violenza deve poter denunciare, ma serve anche una presenza concreta dello Stato. Non bastano le parole vuote.»
La famiglia si affida completamente alle indagini, senza cercare scorciatoie o fretta. «Ci sono tempi e procedure da rispettare», ha detto Romano poco dopo le 14, uscendo dalla Questura. «Chiediamo riservatezza e rispetto per evitare che questa storia si ripeta.»
Il caso di Martina Casati resta avvolto nel mistero. La polizia ha ricostruito che la ragazza – 28 anni, studentessa all’Accademia di Brera – è stata trovata priva di sensi alle 7.20, accasciata vicino ai cassonetti. A lanciare l’allarme è stato un passante, che ha detto agli agenti di aver visto una figura a terra, immobile. Subito dopo sono iniziati i rilievi degli esperti.
Gli investigatori stanno ricostruendo le ultime ore della vittima: telefoni sequestrati e telecamere in corso d’analisi. La famiglia, assistita dall’avvocata Romano, si è costituita parte civile. «C’è piena collaborazione con la Procura», ha spiegato la legale ribadendo che «non servono allarmismi ma nemmeno silenzi.»
Nel quartiere la paura non si nasconde. Ieri pomeriggio molti residenti hanno raccontato la loro preoccupazione. «Qui la sera manca luce e la polizia si vede poco», dice Alessandro, che gestisce un bar a pochi metri dal luogo dove è stata trovata Martina. Negli ultimi giorni gli agenti della municipale hanno aumentato i controlli su indicazione del Prefetto.
Dopo il caso Casati, Palazzo Marino ha convocato d’urgenza i vertici della Polizia Locale e il Prefetto di Milano. L’assessore alla Sicurezza Marco Tarantini ha spiegato che in agenda c’è «un rafforzamento dei controlli e una campagna informativa per chi subisce minacce o violenze».
«Denunciare è importante, ma bisogna anche sentirsi protetti dopo averlo fatto», spiega l’avvocata Romano al termine dell’incontro con i magistrati. Per lei il rischio più grande è che chi trova il coraggio di parlare resti isolato. Per questo chiede «centri di ascolto funzionanti e tutele vere, non solo numeri verdi o promesse annunciate sui media.»
La paura più grande della famiglia Casati è che la storia di Martina venga dimenticata troppo presto. «La mamma teme di affrontare tutto da sola», racconta l’avvocata. Nel pomeriggio di ieri un gruppo di amici si è radunato in silenzio davanti alla Questura in via Fatebenefratelli. Qualcuno teneva in mano un biglietto con scritto: “Giustizia per Martina”.
Nei prossimi giorni la Procura deciderà se fare nuovi accertamenti tecnici sul luogo del ritrovamento e sull’autopsia già fissata per lunedì al Policlinico. Romano precisa: «Aspettiamo i risultati con fiducia, ma ci aspettiamo impegno costante da parte delle istituzioni.»
Intanto Milano resta in attesa e si interroga su come evitare tragedie simili in futuro. Tra domande senza risposta e richieste precise – giustizia, presenza dello Stato, protezione concreta – la vicenda di Martina Casati riapre un dibattito che la città sembra ormai pronta ad affrontare senza più indugi.
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