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Tribunale di Milano condanna Glovo: assenti valutazioni rischi per i rider di Palermo e Trapani

Milano, 11 dicembre 2025 – Ieri il Tribunale di Milano ha firmato una sentenza destinata a cambiare la vita di centinaia di fattorini tra Palermo e Trapani. La causa, seguita dalla sezione lavoro, si è chiusa nel primo pomeriggio con un verdetto che mette in discussione il modo in cui le piattaforme di consegna considerano i loro rider. Per il giudice, i lavoratori devono essere trattati come dipendenti, non più come semplici collaboratori autonomi, come sostenevano finora le società.

Rider e piattaforme: la battaglia che non si ferma

Tutto è iniziato lo scorso anno, quando una cinquantina di fattorini – molti impegnati con Glovo e Just Eat – hanno deciso di portare in tribunale la questione del loro rapporto di lavoro. Le udienze sono durate mesi, tra perizie e testimonianze sul campo. La sentenza letta ieri alle 16 dal presidente della sezione lavoro segna una novità importante per la giustizia locale.

Il provvedimento afferma chiaramente che i rider “vanno inquadrati secondo le regole del lavoro subordinato, con tutte le tutele previste dal contratto nazionale”. L’avvocato Giulia Vitale, che ha seguito il caso per i lavoratori, ha spiegato ai cronisti: “È un riconoscimento molto atteso, che cambia tutto per centinaia di persone. Per loro significa avere diritto a ferie, malattia e contributi veri”.

Dietro la sentenza: come si è arrivati a questa decisione

Nel documento del tribunale si sottolinea che “l’organizzazione del lavoro indica chiaramente un rapporto di subordinazione”. In pratica sono le piattaforme a decidere turni, assegnare consegne e stabilire le regole operative. “Anche se i rider possono scegliere quando lavorare – dice il testo –, resta un potere diretto da parte delle aziende”.

La sentenza segue una linea già vista in precedenti casi a Torino e Bologna ma è una delle prime ad avere effetti concreti in Sicilia. Davide Nania, uno dei fattorini promotori della causa, ha commentato: “Ora ci aspettiamo un cambiamento serio nei contratti. Siamo stati per troppo tempo trattati come lavoratori a chiamata senza nessuna garanzia”.

Le piattaforme reagiscono: possibili ricorsi all’orizzonte

Non si sono fatte attendere le risposte delle grandi aziende del food delivery. Un portavoce di Glovo ha detto che valuteranno con attenzione le motivazioni e decideranno se fare appello. Secondo l’azienda spagnola, “il modello attuale garantisce flessibilità sia ai rider sia alle imprese”. Stessa linea da Just Eat, che però ieri non ha voluto aggiungere altro.

Da ambienti legali vicini alle piattaforme arriva l’avvertimento: questa sentenza potrebbe aprire una questione su scala nazionale. “Parliamo di migliaia di collaboratori in tutta Italia”, spiega uno degli avvocati milanesi coinvolti. Intanto però il verdetto del tribunale lombardo sembra segnare una strada nuova – almeno fino a eventuali modifiche da parte dei giudici d’appello.

Cosa cambia davvero per i lavoratori

Per i fattorini di Palermo e Trapani, questa decisione può essere un punto di svolta concreto. Chi consegna ogni giorno, spesso ragazzi tra i 20 e i 35 anni, racconta turni irregolari e paghe legate solo al numero delle corse fatte. Ora però qualcosa potrebbe cambiare davvero.

“Abbiamo sempre chiesto solo il riconoscimento dei nostri diritti”, confida Giuseppe Lumia, 29 anni, fattorino a Palermo dal 2022. “Non vogliamo favori o privilegi, solo un trattamento dignitoso come qualsiasi dipendente”.

Resta da capire come e quando questa sentenza sarà messa in pratica sul serio. Intanto sindacati come la Filcams Cgil hanno annunciato che seguiranno passo passo l’applicazione delle nuove norme e sosterranno i lavoratori nelle fasi successive. Secondo fonti giudiziarie servirà probabilmente qualche mese per adeguare contratti e procedure.

Un precedente destinato a fare scuola?

Non è detto che la decisione del tribunale milanese resti confinata alla Sicilia. Il tema continua ad animare dibattiti politici e sociali su tutto il territorio nazionale. In gioco non c’è solo il futuro della gig economy ma anche il modo in cui le aziende tecnologiche si rapportano alle tutele sociali.

Al momento, almeno tra Palermo e Trapani, i rider attendono risposte concrete. E mentre le piattaforme valutano possibili contromosse legali, il settore sembra avviarsi verso una stagione in cui finalmente qualcosa nelle regole potrebbe davvero cambiare.

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