Tre complici arrestati nell'omicidio di Incontrera: la verità dietro il delitto - ©ANSA Photo
Palermo, 6 novembre 2025 – Questa mattina i carabinieri di Palermo hanno arrestato tre persone, tutte legate da vincoli di parentela, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. Per gli inquirenti, i tre sono coinvolti nel concorso in omicidio e nella detenzione e porto illegale di arma da fuoco, con l’aggravante delle modalità mafiose. L’indagine riguarda l’omicidio di Giuseppe Incontrera, figura di spicco nel mandamento mafioso di Porta Nuova, ucciso il 30 giugno 2022 nel quartiere Zisa mentre attraversava in bicicletta via Imperatrice Costanza.
Era la mattina del 30 giugno 2022, poco dopo le 8, quando Giuseppe Incontrera – 45 anni, già noto alle forze dell’ordine – pedalava lungo via Imperatrice Costanza, nel cuore della Zisa. Improvvisamente sono partiti alcuni colpi di pistola calibro 22 che lo hanno raggiunto a morte, lasciandolo steso sull’asfalto. I residenti raccontano che tutto è durato pochi attimi: “Abbiamo sentito gli spari e subito dopo abbiamo visto la bici a terra”, ha detto un commerciante della zona. Da subito si è pensato a un regolamento di conti interno alla mafia palermitana.
Le indagini dei carabinieri del comando provinciale si sono concentrate fin da subito su ambienti legati al mandamento di Porta Nuova. Dopo settimane di approfondimenti, è stato arrestato Salvatore Fernandez, che ha confessato il delitto. Fernandez ha spiegato di aver agito per vecchie ruggini interne al clan. Ma, secondo la Dda, non ha agito da solo.
I tre arrestati oggi – due uomini e una donna, tutti parenti – avrebbero dato un supporto decisivo nelle fasi preparatorie dell’omicidio. Nel dettaglio, secondo l’ordinanza, avrebbero fornito il motoveicolo usato per avvicinare la vittima e la pistola calibro 22, ancora non ritrovata. “Senza il loro aiuto, sia pratico che morale, l’omicidio non sarebbe stato possibile”, si legge negli atti dell’accusa.
Dopo il delitto, i tre familiari avrebbero aiutato Fernandez a far sparire le prove. Si sarebbero occupati di nascondere sia la pistola che il mezzo usato per la fuga. Le indagini hanno ricostruito movimenti sospetti nelle ore successive: “Abbiamo seguito i loro spostamenti grazie alle telecamere di sorveglianza e al tracciamento delle celle telefoniche”, ha spiegato una fonte vicina all’inchiesta.
Nel quartiere Zisa, la notizia degli arresti ha riportato a galla quel tragico mattino d’estate. “Era un uomo conosciuto, la sua morte ha lasciato un segno profondo”, racconta un residente di via Imperatrice Costanza. La zona, da tempo attenzionata per episodi legati alla criminalità organizzata, resta uno dei punti caldi nella mappa delle faide mafiose palermitane.
I tre arrestati dovranno rispondere davanti al gip delle accuse di concorso in omicidio aggravato e di detenzione e porto illegale di arma da fuoco. L’inchiesta della Dda continua per chiarire se ci siano altre responsabilità e per cercare di recuperare l’arma del delitto. Gli investigatori non escludono nuovi sviluppi nei prossimi giorni: “Stiamo lavorando per ricostruire ogni passaggio”, ha detto un investigatore.
L’omicidio di Incontrera arriva in un momento di forte tensione tra i clan di Palermo. Le forze dell’ordine, fanno sapere dalla procura, vogliono colpire non solo chi ha sparato, ma anche chi ha dato copertura e sostegno all’azione mafiosa. “Solo così si può spezzare la catena del silenzio”, ha sottolineato un magistrato della Dda.
La città aspetta ora gli sviluppi giudiziari mentre, per le strade della Zisa, resta viva la memoria di quella mattina segnata dai colpi di pistola e dal sangue sull’asfalto.
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