Roma, 8 dicembre 2025 – Negli ultimi mesi, l’interesse per lo spazio ha ripreso vigore. Il cinquantesimo anniversario dell’ultima missione Apollo e le recenti imprese dei privati hanno riportato sotto i riflettori musei e luoghi dedicati all’esplorazione spaziale. Dall’America all’Europa, appassionati e curiosi continuano a visitare quei siti che conservano cimeli, testimonianze e persino resti di capsule bruciate durante il rientro. E se la Luna sembra ancora lontana, sono proprio questi spazi—aperti al pubblico, spesso immersi in periferie tranquille—a far rivivere la storia delle stelle.
Cape Canaveral, dove è cominciato tutto
Sulla costa atlantica della Florida, il vento accarezza i prati intorno al Kennedy Space Center. Tra padiglioni bianchi e rampe storiche, qui sono partite tutte le missioni Apollo. Ogni giorno, pullman pieni di turisti si fermano davanti alle grandi foto in bianco e nero, tra moduli lunari e un gigantesco Saturn V a grandezza naturale. “È incredibile pensare che siano passati così tanti anni”, dice una guida mentre indica la piattaforma LC-39A, la stessa da cui Neil Armstrong è decollato il 16 luglio 1969.
Non è solo nostalgia. Il complesso si rinnova continuamente con esperienze interattive: simulatori di lancio, laboratori per bambini e una parete digitale che mostra in tempo reale le missioni in orbita. Il biglietto costa 75 dollari per gli adulti, ma chi arriva in auto deve mettere in conto qualche attesa, soprattutto nei giorni di lancio.
Houston, tra controllo e ricordi
Da Cape Canaveral a Houston il salto è più che geografico. Al Johnson Space Center—famoso per la frase “Houston, abbiamo un problema”—i visitatori entrano nella cupola del Mission Control. Luci soffuse, grandi schermi ancora accesi: tutto sembra fermo a quel luglio del ’69. Nei corridoi silenziosi capita spesso di incontrare ingegneri in pensione pronti a raccontare storie personali e aneddoti sugli astronauti.
Nel centro esposizioni, accanto alla tuta di Buzz Aldrin, si può vedere una capsula Gemini segnata dal rientro. “Qui si sente tutta l’ansia di quei momenti decisivi”, spiega una studentessa in visita. Il biglietto per gli adulti varia tra 35 e 40 dollari; l’ingresso è aperto tutti i giorni dalle 10 alle 17.
Europa: lo sguardo spaziale da lontano
Anche in Europa si trovano luoghi unici legati alla corsa allo spazio. In Francia, la Cité de l’Espace di Tolosa mostra modelli in scala e razzi veri che raccontano il contributo europeo alle esplorazioni spaziali. Visitatori soprattutto giovani e scolaresche camminano tra repliche dello shuttle Ariane 5 e una base marziana pensata per simulazioni educative. Il biglietto supera i 25 euro, ma l’afflusso alle mostre temporanee—come quella dedicata alla stazione ISS—è sempre alto.
A Londra, nel cuore del Greenwich National Maritime Museum c’è una sezione dedicata ai primi passi nello spazio: qui si conserva la piccola tuta rossa di Helen Sharman, prima britannica nello spazio. Niente trionfalismi o retorica: solo il senso della sfida e quella fragilità che accompagna ogni lancio.
In Italia: tra passato e futuro a Torino e Roma
Forse meno noti al grande pubblico internazionale ma altrettanto affascinanti sono i poli italiani dell’esplorazione spaziale. Al Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, dal 2017 si può ammirare il modulo di rientro della missione Soyuz TMA-15M usato dall’astronauta Samantha Cristoforetti, insieme a fotografie, mappe e video didattici.
A Torino, nella sede Thales Alenia Space di corso Marche (visite solo su prenotazione), si può scoprire come nascono i moduli della Stazione Spaziale Internazionale. Qui tecnici esperti mostrano agli ospiti—quando possibile—le officine dove si assemblano componenti destinati all’orbita terrestre. A Roma infine l’Agenzia Spaziale Italiana apre le sue porte durante eventi divulgativi con laboratori per ragazzi, modelli di satelliti e qualche gadget per collezionisti.
Oltre il passato: lo spazio continua a chiamare
Se i musei raccontano la storia passata, fuori dai circuiti ufficiali cresce la passione per l’astronomia pratica: serate nei planetari o osservazioni nelle aree verdi delle città diventano appuntamenti fissi. Eppure resta forte quel filo rosso che lega centri grandi o piccoli—dagli Stati Uniti all’Italia—al sogno della Luna e oltre. “La cosa più bella”, sorride un ragazzo uscendo dal Kennedy Space Center, “è che qui tutto sembra ancora possibile”.





