Sulle tracce di Pasolini: un viaggio nei luoghi che hanno ispirato il maestro - ©ANSA Photo
Roma, 8 novembre 2025 – Sono passati cinquant’anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini, uno degli intellettuali più controversi e influenti del Novecento. Eppure, la sua figura continua a far discutere e a tenere viva l’attenzione di Roma e dell’intera Italia. Quel 2 novembre 1975, all’Idroscalo di Ostia, Pasolini venne trovato morto in circostanze mai del tutto chiarite. Un delitto che ancora oggi fa sorgere domande e alimenta dibattiti. In questi giorni, tra eventi e celebrazioni, i luoghi che hanno segnato la sua vita tornano sotto i riflettori.
L’Idroscalo di Ostia, teatro della sua tragica fine, ospita oggi un parco letterario dedicato a Pasolini. Questo angolo verde, immerso nell’oasi naturale protetta dalla Lipu, ospita una scultura di Mario Rosati che richiama la figura del poeta e invita alla riflessione. Ogni anno, il 22 ottobre – giornata nazionale dei Parchi letterari – qui si tengono letture pubbliche e passeggiate guidate. “Pasolini non è solo un nome, è una presenza che continua a interrogarci”, dice una guida storica del parco, mentre gruppetti di visitatori si fermano davanti alla stele, col vento salmastro e il rumore del mare a fare da sottofondo.
Per Pasolini, Roma non era solo uno sfondo, ma un mondo da scoprire. Arrivato nel 1950, dopo un’infanzia passata tra Bologna e le estati in Friuli a Casarsa, trovò nelle periferie romane un universo fatto di povertà e marginalità. Qui nacquero i suoi “ragazzi di vita” e qui scelse i volti dei suoi attori non professionisti. I percorsi organizzati dal Comune – dal Pigneto a Rebibbia, da Testaccio al Quadraro – ripercorrono queste strade, raccontando la sua esperienza. “Pasolini camminava per queste vie, osservava, ascoltava”, racconta chi l’ha conosciuto. Il tour passa anche da bar e ristoranti frequentati da lui e dai suoi amici, come Alberto Moravia, Elsa Morante e Dacia Maraini.
Ma la sua memoria si ritrova anche nella street art. Nel quartiere di Tor Pignattara, il murale “Hostia” di Nicola Verlato, soprannominato la “Cappella Sistina” locale, rende omaggio al poeta. Altri interventi artistici punteggiano via Fanfulla da Lodi. Le sue case? Tre: prima a Ponte Mammolo, poi a Monteverde (in via Fonteiana 86 e via Carini 45), infine all’Eur, in via Eufrate 9. In questi giorni, l’app “Ppp Visionario”, promossa da Roma Capitale, offre un fitto calendario di eventi per scoprire Pasolini – dalla poesia al cinema, dal teatro all’impegno civile – seguendo un percorso che intreccia memoria e territorio.
Prima di Roma c’è il Friuli. A Casarsa della Delizia, paese della madre, Pasolini trascorse l’infanzia e molte estati. Qui scrisse le sue prime poesie in friulano, raccolte in un volume del 1942, e il dramma “I Turchi in Friuli”, scritto nel 1944 e pubblicato solo nel 1976. La casa materna ospita oggi il Centro Studi Pier Paolo Pasolini, custode dei suoi primi disegni a china. Nella piccola chiesa di Santa Croce, con affreschi restaurati dallo stesso Pasolini insieme ai ragazzi del paese, si conserva una lapide che ricorda l’incursione turca del 1499, episodio che ispirò il giovane poeta.
A pochi chilometri, il borgo di Versuta conserva il segno dell’“Academiuta di lenga furlana”, il circolo letterario fondato da Pasolini per valorizzare la lingua friulana. San Giovanni di Casarsa è invece legato al suo impegno politico: qui si affiggevano manifesti da lui ispirati.
La geografia di Pasolini non si ferma a Roma e Friuli. L’Emilia-Romagna, soprattutto Bologna, fu fondamentale nella sua formazione: qui frequentò il liceo e l’università e qui ambientò l’ultimo film, “Salò o le 120 giornate di Sodoma”. Per via dei trasferimenti del padre, la famiglia visse anche a Conegliano, Cremona e Reggio Emilia.
Pasolini amava viaggiare. Con amici come Moravia ed Elsa Morante visitò l’India, il Marocco, la Giordania; con Maria Callas esplorò la Cappadocia, l’Uganda e la Tanzania. Ma fu il Sud Italia a offrire nuovi paesaggi e storie. Nel reportage “La lunga strada di sabbia” raccontò Lazio, Puglia, Calabria e soprattutto Basilicata. A Matera, tra vicoli e grotte, girò “Il Vangelo secondo Matteo”. “Era il luogo giusto per Gerusalemme”, disse una volta.
Cinquant’anni dopo quella notte all’Idroscalo, la figura di Pier Paolo Pasolini resta al centro della cultura italiana. Dai parchi letterari alle app, dai tour guidati alle iniziative editoriali, la sua voce continua a farsi sentire nei posti che ha amato e raccontato con uno sguardo sempre lucido e inquieto.
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