Sicilia: un'isola in crescita che supera la media nazionale - ©ANSA Photo
Palermo, 10 novembre 2025 – Nel primo semestre del 2025, l’economia siciliana ha tenuto il passo, anche se con un passo più lento rispetto agli anni scorsi. Secondo l’Indicatore trimestrale dell’economia regionale (Iter) della Banca d’Italia, il PIL dell’isola è cresciuto dell’1,1% rispetto allo stesso periodo del 2024. Un risultato che si conferma sopra la media nazionale e pure meglio del Mezzogiorno. Gli analisti di via Cavour sottolineano come la Sicilia stia correndo più veloce rispetto al resto d’Italia.
Il rapporto della Banca d’Italia mette in luce che, tra gennaio e giugno, le imprese dell’industria e dei servizi privati non finanziari hanno visto in gran parte un aumento del fatturato. “La maggior parte delle aziende ha chiuso i primi nove mesi con bilanci positivi”, si legge nel documento. Questo ha rafforzato la liquidità, con effetti chiari anche sui depositi bancari. Le previsioni per i prossimi mesi sono “cautamente positive”, anche se la prudenza resta d’obbligo, vista la situazione internazionale ancora incerta.
L’edilizia ha tenuto bene, spinta dai lavori pubblici e dalla ripresa del mercato immobiliare. Lo confermano i cantieri aperti tra Palermo e Catania, dove – dicono gli operatori – “la domanda resta sostenuta, soprattutto per ristrutturazioni e interventi legati al Pnrr”.
Sul fronte delle esportazioni, invece, il quadro è più complesso. Nel primo semestre le vendite di merci all’estero sono calate dell’11,2%. Ma se si mette da parte il petrolio – che pesa per circa metà del totale – l’export siciliano cresce del 15,2%. Un segnale, secondo gli economisti locali, della diversificazione produttiva avviata negli ultimi anni.
Per quanto riguarda il credito, la contrazione dei prestiti alle imprese si è quasi fermata durante l’estate. Un ruolo chiave lo ha avuto il calo del costo del denaro: tra dicembre 2024 e giugno 2025 i tassi sono scesi di 0,7 punti percentuali. “Le banche sono più disponibili a finanziare le imprese”, racconta un imprenditore di Siracusa. Questo clima di fiducia si riflette anche sull’occupazione, cresciuta del 2,9% nel semestre (contro il +4,3% del 2024), comunque sopra la media nazionale e meridionale.
Il tasso di attività è salito ancora, mentre chi cerca lavoro è leggermente diminuito. Però il tasso di disoccupazione resta alto: 13,7%, più del doppio rispetto alla media italiana. “Il mercato del lavoro siciliano mostra segnali positivi, ma non mancano le difficoltà”, ammette un funzionario regionale.
Le famiglie siciliane hanno visto aumentare sia il reddito che la spesa per consumi, con tassi superiori alla media nazionale. I finanziamenti alle famiglie sono cresciuti del 2,5% (contro l’1,5% dello scorso anno), spinti soprattutto dai nuovi mutui: nel primo semestre le erogazioni sono salite di circa un terzo rispetto al 2024. Anche il credito al consumo ha continuato a crescere a ritmo sostenuto (+4,9%).
Nel complesso, la rischiosità del credito bancario in Sicilia è rimasta contenuta: il tasso di deterioramento è leggermente sceso e la quota di crediti deteriorati si è mantenuta stabile al 4,9%. I depositi bancari di famiglie e imprese sono aumentati del 2,9%, grazie all’afflusso di liquidità sui conti correnti. Anche il valore dei titoli detenuti nel sistema bancario regionale è cresciuto in modo significativo (+9,9%), con tutte le principali forme di investimento in espansione.
Guardando avanti, gli operatori restano prudenti ma fiduciosi. “La Sicilia sta dimostrando una buona capacità di adattamento”, osserva un analista della Banca d’Italia. Le sfide non mancano – dalla disoccupazione strutturale alla necessità di consolidare la crescita – ma i dati del primo semestre confermano una regione che continua a muoversi controcorrente rispetto al resto del Sud.
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