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Sfiducia al Presidente della Regione in Aula Ars: i Pm chiedono il processo a Gaetano Galvagno

Catania, 2 dicembre 2025 – Questa mattina, davanti al Consiglio regionale di Catania, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per Gaetano Galvagno, presidente dell’Assemblea regionale siciliana. La richiesta è stata presentata poco dopo le 10.30, durante l’udienza preliminare al Tribunale di Catania. Tra gli astanti, avvocati, giornalisti e qualche consigliere regionale, tutti richiamati dal clamore del caso. L’accusa? Presunte irregolarità nell’assegnazione di fondi pubblici. Secondo i pm, Galvagno avrebbe firmato documenti non in regola tra il 2021 e il 2023, periodo in cui ricopriva già ruoli istituzionali di rilievo.

La Procura alza il tiro: cosa dicono i magistrati

Nel fascicolo depositato oggi, i magistrati hanno spiegato i motivi della loro richiesta. «Le verifiche fatte – ha detto il sostituto procuratore Corrado Nicotra – mostrano responsabilità che meritano di essere approfondite in tribunale». Si tratta di atti firmati in un momento delicato per la Sicilia. La Procura punta il dito su una serie di autorizzazioni anomale per l’uso di fondi regionali destinati a enti terzi, come associazioni culturali e sportive. Sui tavoli ci sono almeno dieci fascicoli.

Durante la mattinata sono intervenuti anche gli avvocati di Galvagno, che hanno respinto ogni accusa. «Il presidente ha sempre agito con trasparenza e nel rispetto delle regole», ha sottolineato Gianluca Inzerillo, uno dei suoi difensori. A fine udienza è stato anticipato che la decisione sul rinvio a giudizio potrebbe arrivare già entro gennaio. «Siamo ottimisti», ha detto una collaboratrice del presidente uscendo dal tribunale.

Reazioni e clima nell’Assemblea: un’atmosfera tesa ma composta

La vicenda, già trapelata nelle scorse settimane tra indiscrezioni e mezze parole nei corridoi, ha acceso diversi commenti nella politica siciliana. Molti deputati hanno chiesto chiarezza, pur ricordando la presunzione d’innocenza. Questa mattina Galvagno ha presieduto l’Assemblea regionale come sempre: seduto al suo posto centrale, concentrato sui documenti davanti a sé. Non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali, limitandosi a dire a un collega durante una pausa: «Parlerò quando sarà il momento giusto».

Il presidente della Regione, Renato Schifani, raggiunto in via Minoriti poco dopo mezzogiorno, ha preferito essere breve: «La giustizia farà il suo corso. Ho piena fiducia negli organi competenti». Tra maggioranza e opposizione in aula si sono rincorsi sussurri e conversazioni sommess,e con alcuni consiglieri che ricordavano come casi simili abbiano spesso acceso dibattiti sulla trasparenza negli enti locali.

Un’inchiesta lunga mesi: cosa succede ora

L’indagine su Galvagno è partita ufficialmente nel febbraio 2024. Da allora gli investigatori hanno raccolto carte contabili e sentito diversi funzionari regionali. Al centro dell’inchiesta ci sono le delibere firmate tra settembre 2021 e giugno 2023: secondo la Procura presentano anomalie formali e sostanziali nell’uso dei finanziamenti pubblici. La difesa sostiene invece che tutto sia stato fatto seguendo le procedure corrette.

Solo nelle ultime settimane la chiusura delle indagini è stata notificata alla stampa regionale. «Prima tutto era mantenuto nella massima riservatezza», spiega una fonte interna alla Regione. Nei prossimi giorni si prevedono altre acquisizioni di documenti e forse nuove audizioni prima che arrivi la decisione definitiva sulla richiesta di processo.

Politica in bilico: prudenza ma tensione palpabile

Essendo Galvagno una figura chiave nell’attuale assetto dell’Assemblea regionale siciliana, il caso assume anche un peso politico notevole. Finora nessuno ha presentato mozioni di sfiducia; gli alleati mantengono un profilo prudente. Però sia tra i partiti della maggioranza sia all’opposizione aumentano le domande sulla gestione dei fondi pubblici negli ultimi anni.

Non si esclude che presto vengano convocate audizioni o commissioni d’inchiesta interne per fare chiarezza sulle scelte amministrative sotto accusa. Per ora Galvagno continua a svolgere le sue funzioni, anche se con l’ombra del procedimento penale alle spalle. Nei corridoi di Palazzo dei Normanni si respira un clima di attesa misurata: la sentenza del giudice potrebbe avere conseguenze importanti non solo per lui ma anche per l’intera legislatura regionale.

Il caso Galvagno resta quindi aperto e incerto. Mentre la giustizia segue i suoi tempi tecnici nelle aule del tribunale, la politica siciliana prova a trovare un equilibrio tra difesa delle istituzioni e richieste sempre più forti di trasparenza.

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