Catania, 2 dicembre 2025 – Gaetano Galvagno, presidente dell’Assemblea regionale siciliana, si trova da stamattina al centro di un terremoto giudiziario che scuote la politica isolana. I pm di Catania hanno chiesto il rinvio a giudizio per lui nell’udienza preliminare al Palazzo di Giustizia di via Crispi. La notizia, trapelata poco dopo mezzogiorno nei corridoi dell’aula Gup, ha subito scatenato un’ondata di reazioni nel mondo politico.
La procura, guidata dal procuratore Carmelo Zuccaro, sostiene che Galvagno sarebbe coinvolto in casi di abuso d’ufficio tra il 2022 e il 2024. Secondo gli atti firmati dal pm Alessandro Sorrentino, il presidente dell’Ars avrebbe favorito amici e alleati con nomine e incarichi diretti. Gli investigatori parlano esplicitamente di una “gestione parziale delle risorse pubbliche”.
Non ci sono però dettagli ufficiali su cifre o sui nomi dei beneficiari. “Le indagini vanno avanti”, ha detto una fonte vicina agli inquirenti fuori dal tribunale. Qualche frammento emerge però dai documenti: alcune nomine riguarderebbero consulenze amministrative e collaborazioni per la comunicazione istituzionale.
L’avvocato Fabio Fazio, legale di Galvagno, ha rigettato ogni accusa. “Non c’è nulla che possa sostenere questa accusa – ha detto ai giornalisti – si tratta di atti normali, mai usati per favorire interessi privati”. Galvagno, 39 anni e originario di Paternò, comanda l’Ars dal 2022 dopo essere stato eletto con Fratelli d’Italia. La difesa assicura che “ha sempre lavorato nel rispetto delle regole e con trasparenza”.
In una breve nota diffusa nel pomeriggio, il presidente si è detto “sereno e fiducioso” sull’esito del procedimento. “Spiegherò tutto nei luoghi giusti”, ha aggiunto senza voler aggiungere altro in pubblico.
Il caso Galvagno si è subito fatto sentire all’interno del Palazzo dei Normanni, storica sede dell’Assemblea regionale. I deputati dell’opposizione hanno chiesto chiarimenti durante la seduta pomeridiana. “Serve massima chiarezza – ha detto Giuseppe Lupo del Partito Democratico – per difendere le istituzioni”. Più cauti i colleghi di Forza Italia e Lega: “Niente processi mediatici, aspettiamo i giudici”, ha detto Nicola D’Agostino.
Nel partito del presidente, Fratelli d’Italia punta sulla solidarietà. “Conosciamo Gaetano da anni; mai messo in dubbio la sua correttezza”, ha detto Giorgio Assenza, vicepresidente dell’Ars. Ma dietro le quinte si respira preoccupazione per le possibili ripercussioni sull’immagine dell’istituzione.
L’udienza preliminare riprenderà il 18 gennaio prossimo. Entro quella data la difesa potrà presentare nuovi documenti e chiedere l’ascolto di testimoni. Solo allora il gup deciderà se mandare Galvagno a processo davanti al Tribunale collegiale di Catania. Per ora non sono previste misure cautelari nei suoi confronti.
L’atmosfera all’Ars resta tesa. Fonti interne parlano di riunioni straordinarie nei gruppi parlamentari e telefonate frenetiche tra Palermo e Roma negli ultimi giorni. Nessuno conferma l’ipotesi dimissioni – voce che circola sottovoce tra gli addetti ai lavori – ma la questione rimane aperta.
Secondo alcuni osservatori locali, un processo contro il presidente potrebbe bloccare i lavori parlamentari in Sicilia. Galvagno è considerato un punto fermo nell’equilibrio tra maggioranza e opposizione e nei rapporti con la giunta Schifani.
Per ora l’attività d’aula va avanti senza intoppi; in settimana è in programma la discussione della legge di bilancio. Ma se dovesse scattare il rinvio a giudizio non è da escludere che vengano presentate mozioni per chiedere le dimissioni del presidente.
Mentre l’inchiesta procede, la politica siciliana resta in attesa. Lo scenario potrebbe cambiare nelle prossime settimane. E resta sullo sfondo una domanda pesante: come influirà questa vicenda sulla credibilità delle istituzioni regionali? Per ora nessuno ha una risposta certa.
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