Scopri l'hotel del tempo perso: il prologo avvincente di Ilaria Gaspari - ©ANSA Photo
In un mondo dove il tempo sembra scorrere in modo frenetico, il libro di Ilaria Gaspari, “L’hotel del tempo perso”, ci invita a riflettere su come esso possa essere percepito in modo diverso in luoghi particolari. Anticipato per gentile concessione di Rizzoli, questo romanzo fa parte della nuova collana “Dieci Comandamenti” e si concentra sul settimo precetto: “Non rubare”. Tuttavia, il prologo offre già uno spaccato affascinante di temi e atmosfere che ci portano a esplorare il significato del tempo e dei luoghi in cui esso sembra arrestarsi.
La domanda iniziale, “Ma tu perché ritorni a tanta noia?” risuona nel silenzio di spazi dimenticati, invitando il lettore a un viaggio profondo. Gaspari ci conduce in mondi dove tempo e noia si intrecciano, creando scenari di rara bellezza e malinconia. In questi luoghi, il tempo sembra essersi fermato, e chiunque, prima o poi, si imbatte in uno di essi.
Le immagini evocative delle città crepuscolari, dei giardini polverosi e delle strade di periferia ci portano a riflettere sulla nostra esistenza. Attraverso descrizioni vivide, l’autrice dipinge un treno che ulula e trapassa la montagna, simbolo dell’ineluttabilità del cambiamento. In questo contesto, Gaspari ci invita a considerare:
Negli angoli più dimenticati delle città, i chioschi chiusi e i cancelli di cinema abbandonati raccontano storie di un tempo che fu. Le locandine sbiadite di film e i bar che vendevano rotelle di liquirizia creano un mosaico di ricordi che ci fanno riflettere su ciò che abbiamo perso. In questo prologo, Gaspari esplora il concetto di isolamento e di silenzio, evidenziando come la noia possa essere un catalizzatore di pensieri e sensazioni.
L’hotel, in particolare, occupa un posto privilegiato in questa narrazione. I vecchi hotel, con i loro corridoi lunghi e scricchiolanti, diventano luoghi intrisi di storia. Qui, le vite di molte persone si intrecciano e il lettore è trasportato in un microcosmo dove il tempo si è fermato.
Il paesaggio che circonda l’hotel, caratterizzato da palme alte e nebbia leggera, crea un’atmosfera quasi onirica. La distinzione tra giorno e notte si dissolve, e il lettore viene invitato a perdersi in questa dimensione sospesa. Il nome dell’hotel, ormai illeggibile, rappresenta quanto il tempo possa erodere la memoria e le identità.
In questo contesto, Gaspari affronta anche temi legati alle convenzioni sociali. Le cuffie di gomma decorate a fiori, vendute sotto i portici, riflettono le aspettative che gravano sulle donne. L’autrice sottolinea come i canoni di bellezza e di ordine influenzino la vita quotidiana, suggerendo che, mentre gli uomini possono abbandonarsi a una certa trascuratezza, le donne devono sempre apparire in ordine.
Nell’oscurità dell’hotel, dove il tempo è fermo e le stelle brillano nel cielo, Ilaria Gaspari riesce a creare un’atmosfera nostalgica e inquietante. L’hotel diventa un microcosmo in cui si intrecciano storie di vita, di attese e di desideri non espressi. Con una prosa poetica e evocativa, l’autrice ci invita a esplorare questi temi, invitandoci a riflettere su quanto il tempo e i luoghi possano influenzare le nostre vite, rimanendo impressi nella nostra memoria come un marchio indelebile.
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