Catania, 31 dicembre 2025 – Sono cinque le persone indagate per la gestione del cimitero di un comune etneo, dopo che la Guardia di Finanza ha scoperto una serie di presunte irregolarità avvenute tra il 2023 e il 2024. L’inchiesta, guidata dalla Procura di Catania, riguarda abusi nella concessione dei loculi e nella gestione amministrativa del camposanto di Paternò, dove sarebbero emersi favoritismi e pratiche poco trasparenti nell’assegnazione degli spazi.
Irregolarità sotto la lente: cosa è successo davvero
Gli investigatori hanno iniziato a indagare dopo una segnalazione arrivata agli uffici comunali nel febbraio 2024. Un cittadino aveva notato qualcosa di strano: loculi già occupati assegnati a famiglie diverse. Da quel momento sono partiti i primi controlli della Polizia Municipale, poi è intervenuta la Guardia di Finanza.
I finanzieri hanno sequestrato documenti cartacei e digitali dagli uffici del cimitero. Dai controlli è venuta fuori una gestione poco chiara dei registri. Alcune concessioni sarebbero state date senza seguire le normali procedure d’asta, altre presentavano firme sospette. In almeno quattro casi, secondo quanto dice la Procura, la stessa tomba era stata concessa a più famiglie, cosa che fa pensare a possibili accordi sottobanco o scambi di denaro.
Chi sono gli indagati e le prime difese
Cinque persone sono state informate dell’indagine: due dipendenti comunali dell’Ufficio Tecnico, un ex responsabile del settore cimiteriale, un impresario funebre locale e un amministratore di una cooperativa che si occupa della manutenzione interna del camposanto. Tutti sono stati sentiti tra fine novembre e metà dicembre presso la caserma di via Principe Nicola. Hanno negato ogni addebito, parlando di “errori materiali” e di “prassi consolidate da tempo”.
Il Procuratore aggiunto Giovanni Trovato, che segue il caso, ha spiegato: “Stiamo raccogliendo testimonianze e verificando ogni documento. Non ci sono elementi che colleghino l’inchiesta alla mafia, ma restano dubbi su alcune procedure non trasparenti”. Per ora gli indagati non sono stati sospesi; solo uno dei dipendenti comunali è stato spostato temporaneamente ad altro incarico in attesa degli sviluppi.
La reazione in città: tra rabbia e incredulità
A Paternò la notizia si è sparsa fin dalle prime ore del mattino, dopo una breve comunicazione del sindaco Nino Naso alle 7:45: “Abbiamo piena fiducia nella magistratura. Siamo parte lesa e collaboriamo per fare chiarezza”. Fuori dal cimitero diversi cittadini – soprattutto familiari in visita – hanno espresso confusione e rabbia. “Mio padre riposa qui da vent’anni. Se scopro che ci sono stati imbrogli mi arrabbio davvero”, ha detto una signora alzando lo sguardo al cielo. Altri invece hanno mantenuto un atteggiamento più calmo: “Si sentono certe cose spesso, ma qui sembrava tutto in regola”.
Le accuse formali e i prossimi passi
La Procura contesta agli indagati vari reati, tra cui falsità ideologica da pubblico ufficiale e abuso d’ufficio. Nei prossimi giorni saranno ascoltati altri testimoni, tra operatori funebri e dipendenti comunali. Verranno inoltre acquisiti nuovi registri cartacei risalenti agli anni precedenti per capire se queste irregolarità siano un fenomeno recente o sistematico.
I tempi dell’indagine sono ancora incerti; solo dopo aver analizzato i dati digitali sequestrati si potrà avere un quadro più chiaro delle responsabilità. La Procura non esclude nuovi indagati o l’estensione delle verifiche ad altri comuni della zona etnea. “Ogni atto – ha sottolineato il procuratore Trovato – sarà valutato con grande attenzione: la dignità dei defunti va rispettata sempre”.
In paese resta un clima teso ma nessun provvedimento restrittivo è stato preso finora. Gli occhi della comunità restano puntati sulle prossime mosse degli investigatori.





