Scandalo negli appalti: mazzette e corruzione nel consorzio di bonifica - ©ANSA Photo
Palermo, 4 novembre 2025 – Scoppia un nuovo caso di corruzione e turbativa d’asta che scuote la politica siciliana. La Procura di Palermo ha chiesto gli arresti domiciliari per Totò Cuffaro, ex presidente della Regione, e altre 17 persone. Al centro dell’indagine ci sono presunti giri di soldi tra imprenditori e funzionari pubblici, con l’intento di pilotare l’assegnazione di appalti pubblici. Secondo gli inquirenti, i fatti si sono svolti tra Palermo e altre zone della Sicilia occidentale, coinvolgendo figure di spicco delle istituzioni regionali.
Dai documenti della Procura emerge che l’imprenditore Alessandro Vetro, procuratore speciale della S.M. S.R.L. e amministratore unico della M.G.V. Costruzioni S.r.l., avrebbe passato denaro a Totò Cuffaro e a Carmelo Pace, capogruppo della Democrazia Cristiana all’Assemblea regionale siciliana. Secondo l’accusa, quei soldi erano destinati a Giuseppe Tomasino, direttore generale del Consorzio di bonifica occidentale della Regione Sicilia, con l’obiettivo di influenzare le gare d’appalto che l’ente avrebbe dovuto pubblicare nei mesi seguenti.
Gli investigatori hanno ricostruito almeno un episodio in cui la consegna è avvenuta di persona. “I soldi sono stati dati a Cuffaro e Pace perché li facessero arrivare a Tomasino”, si legge nell’ordinanza firmata dal gip su richiesta dei pm. La ricostruzione si basa su intercettazioni ambientali, testimonianze e documenti raccolti negli ultimi mesi.
L’inchiesta, guidata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis, è partita da alcune segnalazioni interne al Consorzio di bonifica. Gli investigatori hanno seguito i movimenti di denaro e i rapporti tra imprenditori e funzionari pubblici, concentrandosi sulle gare d’appalto bandite tra il 2023 e il 2024. In particolare, sono sotto la lente i lavori per la manutenzione delle reti idriche e altre opere nelle province di Palermo e Trapani.
Dalle prime ricostruzioni emerge un sistema in cui alcuni imprenditori, tra cui Vetro, si sarebbero garantiti il favore dei vertici del Consorzio passando attraverso intermediari politici. In cambio di contanti – la somma precisa non è stata resa nota – avrebbero favorito le aziende riconducibili agli stessi imprenditori nelle gare.
La notizia della richiesta di domiciliari per Cuffaro e altri politici ha fatto rumore all’Assemblea regionale siciliana. Carmelo Pace, intercettato all’ingresso di Palazzo dei Normanni, ha detto: “Sono sereno, confido nel lavoro della magistratura”. Nessun commento ufficiale invece da parte di Cuffaro, che si trova nella sua casa a Palermo da ieri sera. Fonti della Democrazia Cristiana parlano di “vicenda dolorosa” e invitano a “non fare processi mediatici prima del processo”.
Nel frattempo, il presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, ha chiesto “chiarezza e rispetto per le istituzioni”, ribadendo l’importanza di “garantire trasparenza negli appalti pubblici”. Anche il Consorzio di bonifica occidentale ha annunciato l’avvio di una verifica interna sulle procedure oggetto dell’inchiesta.
Nei prossimi giorni il gip dovrà decidere sulla richiesta di arresti domiciliari della Procura. Gli avvocati dei coinvolti hanno già presentato le prime memorie, contestando le accuse e chiedendo misure meno restrittive. Intanto, a Palermo si respira un’aria di attesa. Davanti al Palazzo di Giustizia, piccoli gruppi di cittadini si fermano a parlare della vicenda. “Non è la prima volta che sentiamo queste storie”, confida un impiegato comunale in pausa pranzo.
L’inchiesta potrebbe allargarsi ad altri enti regionali. Fonti investigative parlano di accertamenti su altre gare d’appalto degli ultimi due anni. La Procura non esclude nuovi sviluppi a breve.
Questa vicenda riporta al centro del dibattito pubblico la questione della trasparenza negli appalti e il rapporto tra politica e imprese in Sicilia. Mentre si attendono le decisioni del giudice, resta alta l’attenzione sulle mosse della magistratura e sulle possibili ricadute politiche nell’Assemblea regionale. Un’inchiesta che, qualunque sarà l’esito, lascia il segno nella storia recente dell’isola.
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