Roma, 10 dicembre 2025 – Domani, martedì 11 dicembre, il Parco della Musica di Roma ospiterà uno dei nomi più chiacchierati e seguiti sulla scena internazionale: il direttore d’orchestra russo Valery Gergiev. L’appuntamento è nella sala Santa Cecilia alle 20.30, con il ritorno nella Capitale di una delle bacchette più carismatiche — e anche più controverse — degli ultimi anni. Gergiev, infatti, da tempo divide opinioni, non solo per la sua musica ma anche per le sue prese di posizione politiche, andando oltre il semplice mondo della classica.
Un ritorno atteso tra polemiche e applausi
Il 71enne Valery Gergiev, originario di San Pietroburgo, salirà sul podio per dirigere l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. La serata propone pagine del repertorio russo: in programma ci sono la Sinfonia n. 5 di Čajkovskij e la Suite da “Romeo e Giulietta” di Prokof’ev. Un repertorio che il maestro ha definito durante la conferenza stampa “parte della mia identità musicale”.
Ma non è solo un concerto. Negli ultimi anni Gergiev è stato spesso al centro delle cronache per le sue posizioni pubbliche. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, molti teatri europei hanno sospeso i rapporti con lui. Qui a Roma la sua presenza era stata annunciata mesi fa, ma solo ultimamente la questione ha fatto discutere nuovamente. C’è chi lo difende a spada tratta — come raccontano alcuni abbonati storici — e chi invece, fra alcune associazioni culturali locali, parla di una “presenza che divide”.
Il Parco della Musica blindato: attese proteste
Martedì pomeriggio, sin dalle prime ore, via Pietro de Coubertin sarà sorvegliata dalla polizia locale e da agenti in borghese. L’organizzazione del Parco ha annunciato un rafforzamento delle misure di sicurezza agli ingressi e all’interno della sala Santa Cecilia. Controlli rigorosi su zaini e borse serviranno a evitare disordini.
“Non tollereremo provocazioni — ha detto un funzionario della Questura di Roma —. Garantiremo sia il diritto allo spettacolo che quello alla protesta pacifica”. Sui social circolano appelli: alcune associazioni pro-Ucraina hanno organizzato una protesta silenziosa fuori dal complesso all’inizio del concerto. Secondo fonti dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, i biglietti sono andati esauriti settimane fa. Si aspettano circa 2700 spettatori tra appassionati e curiosi.
Tra musica e geopolitica: il dilemma del pubblico
Il concerto arriva in un momento delicato nei rapporti tra Italia e Russia e, secondo diversi esperti, la cultura resta un terreno dove si intrecciano scontri simbolici ma anche possibilità di dialogo. Dentro la sala Santa Cecilia, però, i musicisti vogliono concentrarsi solo sulla musica: “La politica resta fuori dalla porta”, confida uno dei primi violini poco prima delle prove.
Ma fuori dal palco le cose sono più complicate. Nel foyer si sentono opinioni diverse: “Non mi interessa chi dirige se la musica è bella”, dice una signora settantenne abbonata dal 1998. Altri invece mostrano un certo disagio: “Vorrei ascoltare Čajkovskij senza dover pensare alla guerra”, ammette una giovane studentessa del Conservatorio.
La replica dell’artista e il dibattito oltre il palco
Ieri pomeriggio in conferenza stampa Gergiev ha provato a mettere a tacere le polemiche: “Sono qui per la musica — ha detto — credo davvero che l’arte possa unire le persone”. Non ha fatto riferimenti diretti alle tensioni politiche o alle contestazioni annunciate. Un portavoce dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha sottolineato che “la stagione continua puntando su internazionalità e inclusione”.
Mentre cala la sera su Roma cresce l’attesa per una serata destinata a essere intensa. Sotto le luci calde della sala Santa Cecilia, con l’orchestra pronta e il pubblico silenzioso almeno per qualche minuto, sarà finalmente la musica a parlare — anche se con un’eco che va ben oltre le note di Čajkovskij o Prokof’ev.





