Rottami e memoria: l'attentato di Pizzolungo rivive in piazza - ©ANSA Photo
Trapani, 3 novembre 2025 – Questa mattina, in piazza Vittorio Veneto a Trapani, è stata inaugurata l’opera di Massimiliano Errera dedicata alla strage di Pizzolungo. Dopo quasi quarant’anni di abbandono, la Fiat 132 blindata del giudice Carlo Palermo, coinvolta nell’attentato mafioso del 2 aprile 1985, è stata recuperata e trasformata in un monumento alla memoria. Un gesto che, secondo il Comune e gli organizzatori, vuole restituire alla città un simbolo di verità e impegno civile.
Per anni, la vettura è rimasta dimenticata tra i rottami dell’autoparco comunale di Trapani. Solo nel 2021, ha spiegato Errera durante la cerimonia, si è deciso di darle nuova vita: “L’ho vista così com’è, nuda e cruda, proprio come fu l’attentato di Pizzolungo. La mafia può uccidere, ma non può cancellare la verità”. L’auto, ridotta a un relitto arrugginito, è stata posizionata al centro della piazza, tra i passanti e i bambini che giocano, con i segni evidenti dell’esplosione e degli anni passati all’aperto. Dai rottami spuntano fiori di metallo, simbolo di speranza.
All’inaugurazione erano presenti Salvatore La Porta, ex agente della scorta del magistrato, e Margherita Asta, figlia e sorella delle tre vittime innocenti dell’attentato. Quel 2 aprile 1985, una carica di tritolo diretta a Palermo esplose sul lungomare di Pizzolungo. L’auto di Barbara Rizzo, che viaggiava con i gemellini Giuseppe e Salvatore Asta, si trovava davanti a quella del giudice: fu travolta dall’esplosione. Morirono tutti e tre sul colpo. Palermo si salvò, ma la città rimase profondamente segnata.
Durante la cerimonia, il giudice Palermo, collegato da Trento, ha ricordato: “Fin dall’inizio era chiaro che dietro quei fatti c’era anche un’altra verità, più nascosta e complessa di quella che si era cercata finora. La ruggine che vedete nell’opera rappresenta quel risentimento e quella memoria che non si possono cancellare”.
La prefetta di Trapani, Daniela Lupo, ha invitato a riflettere sul significato del monumento: “Questa vettura non deve suscitare curiosità, ma farci pensare. È un simbolo di memoria, per evitare che quello che è successo possa ripetersi. Quei fiori che spuntano dai rottami sono un segno di speranza: oggi Trapani sceglie di stare dalla parte della legalità”.
Il sindaco Giacomo Tranchida ha aggiunto: “Di questa macchina restano solo i pezzi, ma dentro c’erano uomini che servivano lo Stato. Non è una questione di teatralizzare il dolore, ma di trasformarlo in memoria viva”. Parole semplici, pronunciate davanti a una folla silenziosa, in cui c’erano molti studenti delle scuole superiori.
Emozionante l’intervento di Margherita Asta: “Quest’opera racconta tutto: la brutalità di quello che è successo e la speranza”. Poi una pausa, lo sguardo fisso sulla carcassa dell’auto: “Sì, la ruggine c’è e ci sarà ancora – ha detto – perché la verità sul perché Carlo Palermo dovesse morire non la conosciamo. Ma oggi vogliamo guardare avanti, alla speranza”.
La cerimonia si è conclusa poco dopo le 12.30. Alcuni cittadini hanno lasciato fiori freschi accanto ai resti della vettura. Un gesto semplice, quasi spontaneo. Da oggi, in piazza Vittorio Veneto, la memoria della strage di Pizzolungo non è più solo un ricordo privato o una pagina nei libri. È diventata parte del paesaggio urbano, un invito quotidiano a non dimenticare.
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