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Riccione celebra i maestri della fotografia del Novecento: Lartigue e Kertész in mostra

La mostra “La grande fotografia del Novecento”

La mostra “La grande fotografia del Novecento”, che si terrà a Villa Mussolini di Riccione dal 23 novembre al 6 aprile, rappresenta un’importante occasione per esplorare l’opera di due figure iconiche della fotografia: Jacques Henri Lartigue e André Kertész. Questi due artisti, nati entrambi nel 1894, hanno segnato profondamente il panorama fotografico del XX secolo, contribuendo a definire la modernità attraverso i loro stili distintivi e le loro visioni uniche.

Curata da Marion Perceval e Matthieu Rivallin, l’esposizione è organizzata dal Comune di Riccione in collaborazione con Civita Mostre e Musei, diChroma photography e Rjma Progetti Culturali. La mostra non solo celebra le opere di Lartigue e Kertész, ma offre anche un contesto storico e culturale che aiuta a comprendere come questi due fotografi abbiano influenzato il modo in cui percepiamo e catturiamo il mondo che ci circonda.

L’artista e il suo impatto

Lartigue e Kertész, pur non avendo mai incrociato i loro destini fino al 1972 a New York, condividono una serie di affinità. Entrambi hanno esposto al Museum of Modern Art (MoMA) di New York, rispettivamente nel 1963 e nel 1964. Queste mostre sono state fondamentali per il riconoscimento internazionale dei due artisti, aprendo la strada a una rivalutazione delle loro opere. Lartigue è stato descritto come un “dilettante primitivo”, un titolo che riflette la sua capacità di catturare l’istante con una spontaneità e una freschezza che pochi riuscivano a eguagliare. D’altra parte, Kertész è stato etichettato come “l’inventore del fotogiornalismo”, un riconoscimento che evidenzia la sua abilità nel raccontare storie attraverso le immagini, catturando momenti significativi della vita quotidiana in modo poetico e riflessivo.

La visione di Lartigue

Il lavoro di Lartigue è caratterizzato da una forte componente di immediato coinvolgimento emotivo. Le sue fotografie, spesso incentrate su momenti di gioia e spensieratezza, ritraggono scene di vita familiare, sport, automobili e paesaggi, tutti con un senso di meraviglia e una celebrazione della bellezza effimera. La sua capacità di catturare il movimento e la vitalità è ciò che lo ha reso un maestro dell’istantanea, capace di congelare attimi che altrimenti sarebbero andati persi nel tempo.

L’approccio meditativo di Kertész

D’altra parte, Kertész ha sviluppato un approccio più meditativo alla fotografia. Le sue immagini, spesso caratterizzate da un uso sapiente della luce e della composizione, invitano lo spettatore a riflettere e a contemplare. La sua opera esplora temi universali come la solitudine, l’intimità e la bellezza della vita quotidiana, creando un linguaggio visivo che trascende il semplice reportage. La sua lungimiranza ha fatto sì che sia stato riconosciuto come un precursore di molti movimenti fotografici successivi, tra cui il fotogiornalismo e la fotografia documentaria.

Una visione personale della fotografia

Entrambi gli artisti hanno scelto di non conformarsi ai canoni delle avanguardie artistiche del loro tempo, ma piuttosto hanno perseguito una visione personale della fotografia. Lartigue ha utilizzato la sua macchina fotografica per esplorare il mondo con un occhio curioso e gioioso, mentre Kertész ha cercato di interpretare la realtà in modo più profondo, spesso trascendendo il soggetto stesso per rivelare le emozioni e le storie sottese ad ogni scatto.

Un’esperienza immersiva

L’esposizione a Riccione non si limita a presentare le opere di questi due maestri, ma offre anche un’analisi approfondita del loro impatto sulla fotografia moderna e sull’arte visiva in generale. Attraverso pannelli informativi e materiali multimediali, i visitatori avranno l’opportunità di esplorare il contesto storico e culturale in cui le opere di Lartigue e Kertész sono emerse, comprendendo meglio come queste abbiano influenzato generazioni di fotografi e artisti.

In questa mostra, il pubblico potrà non solo ammirare le fotografie, ma anche riflettere su come la fotografia sia un mezzo potente per raccontare storie, esprimere emozioni e documentare la realtà. Lartigue e Kertész, con le loro opere, ci ricordano che la fotografia è molto più di una semplice rappresentazione visiva; è un modo per connettersi con il mondo e con gli altri, un linguaggio universale che trascende il tempo e lo spazio. La mostra a Villa Mussolini si preannuncia quindi come un evento imperdibile per tutti gli amanti della fotografia e per chiunque desideri approfondire la propria conoscenza di due dei più grandi innovatori del XX secolo.

Stefania Palenca

Da sempre nutro una forte curiosità per le vicende passate e le tracce che hanno lasciato nel nostro presente. Ho scoperto presto che nulla racconta una storia meglio dei muri di un'antica cattedrale o delle pennellate su una tela impolverata. Mi sono laureata in Storia presso l'Università di Catania, un percorso accademico che mi ha permesso di immergermi nei racconti e nei segreti di questa meravigliosa isola. Durante gli studi, ho perfezionato le mie competenze con un master in Conservazione dei Beni Culturali, comprendendo ancor di più l'importanza di preservare queste ricchezze per le generazioni future. Attraverso i miei articoli, esploro non solo i grandi siti turistici, ma anche i piccoli gioielli meno conosciuti che celano storie straordinarie e avvincenti. Porto i lettori in un viaggio attraverso l'arte e l'architettura, dall'epoca greca a quella normanna, passando per i fasti del Barocco siciliano. Quando non sono impegnata nella ricerca o nella scrittura, mi piace camminare per le vie dei centri storici, partecipare a conferenze e visitare musei e gallerie d'arte. Credo fermamente che ogni pietra, ogni dipinto e ogni edificio abbia una storia da raccontare, ed è mio compito dare voce a queste storie. Vi invito a seguirmi nel mio viaggio attraverso la Sicilia, scoprendo insieme le meraviglie artistiche e architettoniche che hanno modellato la nostra identità culturale

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Stefania Palenca

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