Capri, 31 dicembre 2025 – Un incontro semplice ma dal calore vero quello di ieri sera nella piccola piazzetta di Capri. Decine di amici del cinema e del giornalismo si sono ritrovati per una cerimonia che, come hanno detto in tanti, “non è solo una tradizione, ma un momento per rafforzare legami che vanno ben oltre il lavoro”. L’evento, partito poco dopo le 18.30, ha radunato volti noti e addetti ai lavori, tutti attratti dall’atmosfera unica dell’isola in questo ultimo scorcio d’anno.
La cerimonia, organizzata da un gruppo di abituali frequentatori di Capri, ha visto la presenza di personalità della cultura, giornalisti e registi. Tra loro – dettaglio non da poco – il regista Paolo Genovese, la giornalista Silvia Truzzi e il critico cinematografico Piero Negri. Niente passerella: solo qualche sedia di ferro battuto disposta a cerchio e la piazzetta rischiarata dai lampioni gialli. L’atmosfera era rilassata, quasi sospesa, e ha spinto a scambi sinceri. “Questa è la Capri che amo,” ha confidato Genovese prima dell’inizio. “Quando cinema e parola si incontrano davanti a un pubblico di amici, tutto cambia.”
Perché proprio Capri? A rispondere sono stati i protagonisti: “Qui – racconta Truzzi – le chiacchiere volano leggere, senza pressioni né microfoni. Solo voglia di ascoltare storie.” In tempi in cui i rapporti passano spesso per mail o telefonate, la presenza vera torna protagonista. Tra un bicchiere e l’altro si è parlato di nuovi progetti, film appena usciti e aneddoti dal dietro le quinte delle redazioni o dei set. Giornalismo e cinema, mondi diversi ma accomunati dal racconto e dalla ricerca della verità, hanno trovato un terreno comune.
La serata non è stata priva di momenti più intimi. Uno dei più toccanti è arrivato verso le 19.15, quando Negri ha ricordato una delle sue prime recensioni scritte proprio qui a Capri: “Avevo ventitré anni e una macchina da scrivere Olivetti portata a mano. Oggi sembra preistoria.” Qualcuno ha sorriso, altri hanno annuito piano. Questi episodi hanno scandito l’incontro: si è parlato del cinema italiano degli anni Settanta, dei festival ormai scomparsi ma anche dei cambiamenti nel modo di fare cronaca.
Le generazioni si sono mischiate: giovani giornalisti hanno ascoltato i colleghi più esperti chiedendo consigli su come gestire un’intervista difficile o una conferenza stampa agitata. Il confronto non è mai mancato. “Siamo tutti qui per imparare,” ha detto una giovane collaboratrice della Rai.
Non è la prima volta che la piazzetta di Capri fa da sfondo a incontri informali tra chi lavora con parole o immagini. La tradizione vuole che ogni anno, tra dicembre e gennaio, il bar vicino al campanile ospiti gruppi più o meno numerosi di giornalisti e cineasti. Un modo per chiudere l’anno passato – “senza bilanci ufficiali” – come ha ricordato uno degli organizzatori storici. Solo così si capisce il valore dei piccoli rituali: una foto al volo, un brindisi con un calice di vino locale, una battuta scambiata su un articolo appena uscito.
La serata si è chiusa senza discorsi ufficiali. Poco dopo le 21, molti si sono diretti verso i ristoranti del centro o le terrazze sul mare. Restava però nell’aria quella sensazione condivisa: serve ritrovarsi davvero per raccontarsi storie vere, lontani dai social e dal rumore delle notifiche continue. “Alla fine conta vedere negli occhi le persone quando parli,” ha confidato Truzzi ai pochi rimasti, stringendosi nel cappotto mentre il vento soffiava dalla marina.
Questa piccola cerimonia a Capri – modesta nel numero ma intensa nei contenuti – sembra dire che il racconto, scritto o filmato che sia, prende senso soprattutto nella condivisione vera. L’isola resta così un punto d’incontro discreto per chi ama cinema e giornalismo. Forse è anche per questo che ogni anno qualcuno sceglie di tornare.
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