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Omri Boehm: Pace tra Palestina e Israele, l’umanità al centro del dibattito politico

Roma, 7 dicembre 2025 – Mentre cresce il dibattito sulla partecipazione di alcuni Paesi all’Eurovision Song Contest, il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha preso una posizione chiara ieri mattina alla Sala Spadolini del Ministero. Di fronte alle domande sulle polemiche che riguardano la presenza di Israele e Russia alla prossima edizione a Berlino nella primavera 2026, il ministro ha risposto senza tentennamenti: “Non sono per l’esclusione di nessuno”.

Sangiuliano ha voluto mettere un punto fermo: arte e politica devono restare separati. «L’azione politica deve rimanere fuori», ha detto, spiegando che manifestazioni come l’Eurovision dovrebbero essere spazi neutrali rispetto ai conflitti internazionali.

Sangiuliano: l’arte resta un luogo aperto al dialogo

Il ministro è intervenuto dopo settimane di dibattito acceso, alimentato da associazioni e gruppi di pressione che chiedono di escludere alcuni artisti o delegazioni nazionali per motivi politici. Solo poche ore prima, diverse ONG avevano rilanciato un appello per la sospensione della partecipazione israeliana.

Sangiuliano ha invece ribadito il valore universale dell’arte, sottolineando che «nei momenti di crisi proprio l’espressione artistica può rimanere uno spazio aperto al dialogo». Ha aggiunto: “Escludere un cantante dal palco non risolve i conflitti tra Stati”.

Ha poi spiegato la differenza tra mezzi diplomatici e culturali. “Sono due cose diverse,” ha sottolineato, citando i boicottaggi sportivi e culturali degli anni ’80 come esempi storici. Ricordando il caso dell’apartheid sudafricano, Sangiuliano ha ammesso che allora “l’isolamento culturale fu una scelta condivisa”, ma oggi “la situazione è cambiata e bisogna muoversi con prudenza”.

Geopolitica e scontri sull’esclusione

Le parole del ministro arrivano in un momento teso. Da settimane le pressioni sull’EBU, l’organizzazione dietro l’Eurovision, non si fermano. La delegazione russa era già stata esclusa nel 2022 a seguito dell’invasione dell’Ucraina, ma ora si guarda con attenzione alla presenza israeliana coinvolta nel conflitto a Gaza.

Le reazioni non sono mancate. Poco dopo l’intervento di Sangiuliano, il responsabile Esteri del PD, Enzo Amendola, ha parlato di “neutralità ipocrita”, chiedendo “un confronto serio sui governi che violano i diritti umani”. Dall’altra parte, la senatrice FdI Alessandra Gallone ha difeso la linea del ministro: “L’Eurovision non deve diventare un tribunale geopolitico”.

L’Italia punta su inclusione e attenzione

Anche la Rai è sotto i riflettori in vista dell’assemblea EBU. Fonti interne riferiscono che per ora l’emittente non sosterrà alcuna proposta di esclusione automatica dei Paesi membri. Un portavoce Rai ha spiegato ad alanews: “Il principio è quello dell’inclusione e della promozione dei valori artistici”. Solo se arriveranno decisioni nette dall’EBU – come accadde contro la Russia nel 2022 – si valuteranno altri passi.

Nel frattempo procede senza intoppi il lavoro sulla delegazione italiana che parteciperà dopo il Festival di Sanremo (dal 4 all’8 febbraio 2026). Gli artisti sono già al lavoro sui brani e non emergono tensioni tra i delegati. La Rai ricorda inoltre che il regolamento Eurovision vieta contenuti politici espliciti nelle canzoni; altre scelte spettano agli organismi sovranazionali.

Tra cultura e politica, un equilibrio sempre più fragile

L’intervento di Sangiuliano riporta al centro la questione su quale ruolo possano avere eventi artistici in tempi così turbolenti. “La cultura può essere un ponte, non un muro,” ha detto ieri un addetto ai lavori vicino all’organizzazione italiana dell’Eurovision. Eppure molti artisti e osservatori avvertono che ormai nessuna manifestazione internazionale può dirsi veramente neutrale.

Il dibattito resta aperto — probabilmente fino a poche settimane prima della finale a Berlino. Per ora, da Roma a Berlino, tutto sembra giocarsi su una linea sottile tra diplomazia e libertà creativa. Una partita delicata che si deciderà nota dopo nota, parola dopo parola, mentre sullo sfondo rimangono irrisolti i nodi della politica globale.

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