Roma, 28 novembre 2025 – Una mattinata carica di tensione si è vissuta davanti alla seconda sezione penale del **Tribunale di Roma**. Il processo per estorsione che vede al centro un presunto **mandante** e altri quattro imputati ha preso una piega importante. L’udienza, iniziata alle 9.30 nell’aula bunker di piazzale Clodio, si è aperta con la lettura delle accuse: secondo la procura, l’imputato principale avrebbe organizzato – “dietro le quinte e con ruoli ben definiti” – una serie di pressioni su un piccolo imprenditore di **Centocelle**. Gli altri quattro sarebbero stati gli esecutori materiali delle minacce e delle richieste di denaro.
## Il quadro delle accuse e le difese
Il pm **Sergio Lattanzi**, davanti al collegio guidato dal giudice **Valeria Guidi**, ha ricostruito la vicenda: il presunto mandante, un uomo di 52 anni già noto alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio, avrebbe impartito ordini precisi a tre italiani e un cittadino dell’est europeo. Le richieste estorsive, sempre secondo l’accusa, sarebbero andate avanti tra ottobre e dicembre 2024, culminando in una vera intimidazione nella tarda serata del 14 dicembre.
L’avvocato **Giorgio Carli**, difensore del principale imputato, ha rigettato le accuse, mettendo in dubbio la validità degli elementi a carico del suo assistito: “Sono tutti indizi indiretti, basati su intercettazioni che vanno interpretate”. Gli altri legali hanno chiesto di poter sentire i loro clienti in aula e di acquisire nuovi documenti. La parte civile, rappresentata dall’avvocato **Ludovica Franchi**, ha invece depositato tabulati telefonici che – a suo dire – “provano i frequenti contatti tra gli imputati nelle ore dopo le richieste estorsive”.
## La denuncia della vittima e il lavoro della polizia
La storia parte dalla denuncia dell’imprenditore coinvolto, un quarantaquattrenne titolare di una piccola impresa edile a **Tor Pignattara**. In aula ha raccontato come “per settimane ho ricevuto chiamate anonime e visite indesiderate”. La sera del 14 dicembre, una delle sue figlie ha notato due uomini sotto casa: “Hanno lasciato un biglietto minaccioso, dicevano che se non avessimo pagato sarebbero tornati”.
Gli agenti del **commissariato Prenestino** sono risaliti ai sospetti grazie alle telecamere della zona e all’analisi dei cellulari. Durante una perquisizione il 20 gennaio sono stati sequestrati alcuni fogli scritti a mano con appunti su somme e date. “Stiamo seguendo tutti i possibili legami”, ha detto una fonte investigativa fuori dall’aula.
## Le testimonianze chiave emerse in aula
Al centro del dibattimento ci sono proprio le **testimonianze raccolte** dopo i fatti. Una vicina ascoltata oggi in tribunale ha parlato di “movimenti strani nelle sere prima di Natale”, raccontando di un’auto sospetta parcheggiata per ore davanti al portone. Un altro testimone ha visto più volte gli imputati entrare nel bar sotto casa della vittima per “scambiare qualche parola con il titolare”.
La procura ha presentato anche trascrizioni di intercettazioni ambientali che conterrebbero riferimenti espliciti a “pagamenti dovuti”. I difensori però hanno messo in evidenza come spesso le conversazioni siano frammentarie e non sempre chiare: “Non si può mandare a processo uno sulla base di frasi spezzate e supposizioni”, ha ribadito l’avvocato Carli.
## Il calendario delle prossime udienze
Il giudice ha fissato la prossima udienza per giovedì 15 gennaio. Saranno ascoltati nuovi testimoni e valutate ulteriori analisi sui telefoni sequestrati. In quella data si deciderà anche sulla richiesta della difesa di rivedere la posizione del presunto mandante, che secondo gli avvocati non sarebbe ancora stato incastrato in modo certo.
Nell’aula si è respirata un’atmosfera tesa ma controllata. I familiari degli imputati hanno evitato commenti mentre la parte civile si è detta fiduciosa in una “giustizia giusta”. La sentenza non arriverà prima di febbraio: solo allora si capirà se le accuse reggeranno o se spunteranno nuovi elementi a cambiare il quadro.
Il caso resta sotto osservazione anche della prefettura: “Seguiamo con attenzione il fenomeno delle estorsioni nelle periferie”, spiegano fonti della polizia locale. La tensione resta alta sia dentro l’aula sia nelle strade intorno a Tor Pignattara. Ma come spesso succede, il verdetto finale dipenderà da dettagli ancora da chiarire nei mesi a venire.
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