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Occhipinti: la lucidità profetica di Maresco

La Mostra del Cinema di Venezia rappresenta da sempre un’importante piattaforma per il cinema, dove opere audaci e provocatorie si confrontano con il panorama culturale contemporaneo. Quest’anno, il film “Un film fatto per bene”, prodotto da Andrea Occhipinti, ha catturato l’attenzione non solo per la sua trama autobiografica, ma anche per la figura controversa del regista siciliano Franco Maresco. La sua assenza ha generato discussioni e aspettative tra il pubblico e i critici, rendendo il film ancora più intrigante.

Nonostante Maresco avesse già rinunciato in passato a partecipare all’evento, Occhipinti ha mantenuto la speranza fino all’ultimo momento. “Con lui non si sa mai quello che può succedere, come avete capito anche dal film”, ha dichiarato Occhipinti in un’intervista all’ANSA. La comunicazione con Maresco è caratterizzata da un gioco di silenzi e riflessioni che evidenziano l’approccio enigmatico del cineasta.

La trama di “Un film fatto per bene”

Il film, che ha debuttato sia alla Mostra che in sala grazie alla distribuzione di Lucky Red, ha colpito il pubblico con la sua miscela di autoironia e critica feroce nei confronti del cinema italiano contemporaneo. Tra gli interpreti, oltre a Maresco, spiccano i suoi storici collaboratori e attori feticcio, come Umberto Cantone, Bernardo Greco e Antonio Rezza. Questi attori hanno contribuito a dare vita a un’opera ricca di spunti e riflessioni.

La proiezione per la stampa ha suscitato applausi e risate, dimostrando la capacità di Maresco di affrontare temi complessi con uno stile provocatorio. La sua carriera, iniziata con il duo artistico Cinico TV, ha sempre miscelato denuncia sociale e ironia. Opere come “Totò che visse due volte” e “La mafia non è più quella di una volta”, vincitore del Gran Premio della Giuria nel 2019, testimoniano la sua abilità nell’affrontare argomenti scottanti con un approccio critico e lucido.

Tematiche e stile del film

In “Un film fatto per bene”, Maresco si mette al centro del racconto, mostrando le sue fragilità emotive e i disturbi ossessivi compulsivi che lo caratterizzano. La narrazione prende avvio dalle difficoltà e dai ritardi che ha affrontato durante le riprese di un film dedicato a Carmelo Bene. Dopo una serie di incidenti e imprevisti, Occhipinti decide di sospendere il progetto, provocando l’ira di Maresco, il quale accusa Occhipinti di ‘filmicidio’ e scompare misteriosamente.

Questa sparizione genera una reazione a catena: il cosceneggiatore Umberto Cantone si imbarca in una missione per ritrovare il regista e ricostruire gli eventi. La trama si snoda in un gioco di realtà e finzione, tipico dello stile di Maresco, che utilizza il mockumentary come forma d’espressione per esplorare il suo mondo interiore e le dinamiche del settore cinematografico italiano.

Una critica al cinema contemporaneo

Un aspetto interessante del film è la critica al panorama cinematografico attuale, dove Maresco sottolinea come “un film non si nega a nessuno” e come, grazie alla tecnologia, “i mediocri hanno la loro rivincita”. Queste affermazioni risuonano come una denuncia nei confronti di un’industria che ha perso di vista la qualità e la profondità a favore di produzioni più commerciali e superficiali.

Il film non è solo un’autobiografia, ma una riflessione più ampia sulla condizione del cinema italiano, un settore che Maresco ha sempre visto come un campo di battaglia per la verità e la creatività. Con la sua assenza al Lido, Maresco ha lasciato un vuoto che, paradossalmente, ha accentuato il messaggio del film stesso: l’arte richiede audacia, vulnerabilità e, talvolta, la capacità di rimanere in disparte per riflettere su ciò che è veramente importante.

Le reazioni del pubblico alla proiezione sono state calorose, dimostrando che, nonostante la sua personalità schiva e il suo approccio provocatorio, Maresco continua a essere una figura centrale nel dibattito culturale italiano. La sua capacità di affrontare temi delicati con ironia e lucidità lo ha reso un’autentica Cassandra del cinema, capace di vedere e denunciare le contraddizioni della società contemporanea.

In conclusione, la Mostra del Cinema di Venezia non è stata solo un palcoscenico per la presentazione di un film, ma un’opportunità per riflettere su un autore che, attraverso il suo lavoro, continua a mettere in discussione il significato stesso di fare cinema in Italia. Con “Un film fatto per bene”, Maresco, anche se assente, ha parlato forte e chiaro, portando alla luce le sue verità e le sue inquietudini, rendendolo un protagonista indiscusso di questa edizione della Mostra.

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