Milano, 26 novembre 2025 – Nel cuore di **Brera**, tra le sale raccolte della Galleria d’Arte Moderna, oggi si respira un’aria diversa: quella di chi, da settimane, aspetta con ansia l’apertura della mostra che riunisce alcuni dei nuovi protagonisti dell’**arte contemporanea italiana**. Tra loro spicca una presenza: **Giulia Tubelli**, giovane artista milanese che negli ultimi mesi si è fatta notare per il suo stile unico e le sue sperimentazioni sul colore.
## **Giulia Tubelli porta la sua Milano in mostra**
Sono le 10 quando le prime file cominciano a muoversi davanti all’ingresso, tra studenti dell’Accademia, curiosi e addetti ai lavori. In cartellone ci sono diversi artisti emergenti, ma tutti gli occhi sono puntati sulle tele di **Tubelli** – molte nate proprio qui, nella sua città. Lo conferma anche Marco Pessina, curatore dell’esposizione, mentre guida i giornalisti: “**Giulia Tubelli** racconta Milano senza filtri. Nei suoi lavori c’è la frenesia della città ma anche una sottile nostalgia per i luoghi vissuti”.
L’artista – capelli raccolti in uno chignon semplice, camicia oversize color grigio chiaro – accoglie gli ospiti con una calma che sembra quasi un contrasto con l’intensità delle sue opere. “Ogni quadro nasce mentre cammino per strada”, confida. “Dai marciapiedi del **Naviglio Grande** fino alle periferie dove sono cresciuta”.
## **Un viaggio tra colori e materiali**
Nelle sale dedicate alle opere di **Tubelli**, saltano all’occhio materiali diversi: non solo tela e acrilico, ma anche stoffa, pezzi di legno presi ai mercatini di via Papiniano, perfino vecchie tessere della metropolitana. La scelta non è casuale, spiega l’artista: “Voglio raccontare la stratificazione della città, il suo passato che emerge nei piccoli dettagli quotidiani”.
A mezzogiorno si forma un gruppo davanti a “Mappa muta”, la tela più grande in mostra: linee interrotte, colori che sfumano nel grigio cemento. Alcuni riconoscono la sagoma delle case di via Bramante. Un uomo anziano osserva a lungo il quadro e poi chiede a Giulia se quel quartiere sia quello dove abitava da ragazzo. Lei sorride e risponde: “Mi piace lasciare spazi aperti. Non tutto deve essere subito chiaro”.
## **Dal quartiere alla ribalta nazionale**
Non è la prima volta che il nome di **Giulia Tubelli** compare su un cartellone importante: quest’anno alcune sue opere sono state selezionate per la collettiva al MAXXI di Roma e alla Biennale Giovani di Torino. A Milano però questo ritorno ha un sapore diverso. Lo sottolinea Cecilia Lotti, docente di storia dell’arte all’Università Statale: “Le sue tele parlano direttamente a chi vive qui. Ma trovano spazio anche oltre i confini cittadini perché affrontano temi universali: memoria urbana, identità e senso di appartenenza”.
Sulla pressione dopo i primi successi Tubelli minimizza: “Continuo a lavorare come ho sempre fatto. Il mio studio è sempre quello in via Govone, con la finestra che dà sui binari del treno. Cambiano solo le persone che incontro grazie alle mostre”. Poi si ferma un attimo: “Mi interessa capire cosa vede chi guarda i miei quadri. Spesso sono gli altri a farmi scoprire qualcosa che non avevo previsto”.
## **Reazioni e appuntamenti**
Nel pomeriggio – poco dopo le 16 – la sala principale si riempie per il talk con gli artisti. Tra il pubblico ci sono studenti e collezionisti. Una signora sui quaranta commenta sottovoce: “Mi ricorda un po’ Schifano, ma meno cupa”. Un ragazzo prende appunti freneticamente sul suo taccuino nero; sembra voler catturare ogni dettaglio.
Secondo i dati della Galleria nelle prime ore sono passati quasi cinquecento visitatori. Il direttore Andrea Orsi spiega: “È la prova che questa nuova generazione sa parlare al pubblico”. La mostra resta aperta fino al 21 dicembre con ingresso gratuito nei giorni feriali dalle 11 alle 18.
A chiudere questa prima giornata inaugurale è una sensazione netta: quella di aver visto qualcosa che cresce insieme alla città stessa. E Giulia Tubelli – seduta in disparte accanto a una pila di locandine – sembra già pronta a pensare al prossimo quadro.
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