Mungiu porta la Romania in corsa per l'Oscar con 'Traffic' - ©ANSA Photo
Amsterdam, 7 novembre 2023 – Un furto d’arte realmente accaduto nei Paesi Bassi nel 2012 è il punto di partenza di “Traffic”, il nuovo film scritto e prodotto da Cristian Mungiu e diretto da Teodora Ana Mihai. Presentato in concorso il 6 novembre al Festival Tertio Millennio e in corsa per gli Oscar per la Romania, il film racconta una storia di emigrazione dall’Est all’Ovest d’Europa, tra sogni, illusioni e una realtà spesso più dura del previsto.
Al centro della storia ci sono Natalia (Anamaria Vartolomei) e Ginel (Ionut Niculae), due giovani che lasciano un piccolo villaggio sulle rive del Danubio. Il loro obiettivo è la regione fiamminga del Belgio, dove sperano di trovare lavoro e una vita migliore. Ma, come spesso succede, la realtà è ben diversa dalle aspettative: i due si ritrovano a fare i conti con sfruttamento sul lavoro, precarietà e un’esistenza ai margini della società. “Ci siamo ispirati a storie vere – spiega la regista Mihai – perché scappare dalla povertà non segue mai una sola strada. In Europa, da sempre, tanti emigrano per cercare di migliorare la propria condizione”.
Il film si basa su un fatto di cronaca che fece molto rumore: il furto al Museo Kunsthal di Rotterdam, nella notte tra il 15 e il 16 ottobre 2012. Una banda di cittadini romeni riuscì a rubare sette capolavori, tra cui opere di Picasso, Monet e Gauguin. Nel film, Natalia e Ginel finiscono invischiati in una piccola spirale criminale che sfocia proprio nel furto di alcuni quadri famosi. “Non avevano idea del vero valore delle opere – racconta Mihai – né economico né artistico. Solo alla fine capiscono l’entità del gesto”. Lo confermano anche le indagini: la polizia olandese rilevò che i ladri tentarono invano di vendere i dipinti, senza capire quanto fossero preziosi.
“Traffic” non si limita a raccontare un fatto di cronaca. Il film parla di emigrazione interna all’Europa, mostrando come chi parte in cerca di fortuna affronti spesso le stesse difficoltà, a prescindere dall’epoca o dal luogo d’origine. “Abbiamo scelto di trattare temi seri con una certa leggerezza – confida la regista – perché l’umorismo aiuta a coinvolgere lo spettatore e rende più digeribili argomenti difficili”. Una scelta condivisa con Mungiu, già noto per “4 mesi, 2 settimane, 2 giorni”, che sottolinea come l’ironia possa allargare il pubblico e superare i confini del cinema di nicchia.
Girato tra Romania e Belgio, “Traffic” alterna scene di vita quotidiana a momenti di grande tensione, senza mai perdere il contatto con la realtà. I dialoghi sono essenziali, spesso punteggiati da battute che smorzano la durezza delle situazioni. “Volevamo restituire l’autenticità delle storie che ci hanno ispirato – spiega Mihai – senza giudicare i personaggi, ma mettendo in luce le loro fragilità”. Il risultato è un racconto che oscilla tra dramma sociale e commedia amara, con una fotografia che predilige toni freddi e ambientazioni periferiche.
La proiezione al Festival Tertio Millennio ha diviso il pubblico romano: alcuni hanno apprezzato la capacità del film di portare sullo schermo una realtà spesso ignorata, altri hanno faticato a immedesimarsi nei protagonisti. Ma forse proprio questa distanza era l’obiettivo della regista: “Volevamo evitare ogni retorica – dice – lasciando allo spettatore la libertà di giudicare”. In attesa della corsa agli Oscar per la Romania, “Traffic” si candida a essere uno dei titoli più discussi della stagione europea.
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