Loreto, 30 dicembre 2025 – Il mistero dell’Annunciazione si fa strada tra le navate del Santuario della Santa Casa di Loreto, mentre a Parma prende forma un confronto discreto ma intenso tra Giambattista Bodoni e Giulio Aristide Marini. Due eventi, lontani geograficamente ma uniti dalla forza enigmatica dell’arte, scandiscono gli ultimi giorni dell’anno nel panorama culturale italiano.
Loreto: fede e silenzio nella Santa Casa
A Loreto, fin dalle prime ore del mattino, una processione silenziosa ha animato i corridoi antichi del santuario. Al centro dell’attenzione c’è il tema – il mistero dell’Annunciazione – che richiama pellegrini, studiosi e curiosi. Chi entra si ferma nella cappella principale: una luce fioca filtra dalle vetrate, accarezzando le mura della Santa Casa, che secondo la tradizione furono la dimora di Maria. L’unico suono è il mormorio delle guide che raccontano storie e dei visitatori in cerca di risposte.
Don Mario Bellini, rettore del santuario, spiega: “Il senso profondo dell’Annunciazione non è cambiato nel tempo: dubbio, attesa e rivelazione si intrecciano ancora sotto queste volte.” Il percorso accompagna il pubblico tra reliquie, dipinti e ricostruzioni storiche. Si passa davanti a un antico affresco attribuito a Lorenzo Lotto (datato 1534), dove l’incontro tra angelo e Maria sembra sospeso in un tempo senza fine.
La mostra, curata da Roberta Silvestri, si snoda attraverso tre sale principali. Le opere provengono da collezioni ecclesiastiche locali e da privati che per la prima volta hanno aperto i loro archivi. Un particolare colpisce: lettere autografe del XVII secolo che raccontano presunti miracoli proprio nella cappella centrale. “Qui si cammina sul filo sottile tra storia e fede. Tutto ruota attorno a una domanda: cosa vuol dire davvero accogliere l’ignoto?” racconta la curatrice.
Parma: Bodoni e Marini, un dialogo di carattere
Nel cuore di Parma, nei luminosi saloni della Biblioteca Palatina, si respira profumo di carta e polvere d’inchiostro. L’allestimento “Bodoni–Marini: dialoghi in carattere” mette a confronto due mondi lontani ma complementari: la precisione rigorosa di Giambattista Bodoni, tipografo parmigiano del Settecento, e l’approccio più libero e sperimentale del novecentesco Giulio Aristide Marini, artista e incisore.
Alle 11.30, la sala principale ha ospitato una trentina di studiosi e appassionati. In mostra ci sono rari esemplari del Manuale Tipografico di Bodoni (1818): pagine nitide, linee precise, uno stile che ancora oggi fa scuola nel design editoriale italiano. Poco più in là, le xilografie materiche e le prove di stampa di Marini mostrano un altro modo di fare arte: “Marini amava l’errore, il segno sbagliato. Se Bodoni cercava la perfezione, lui trovava ispirazione nelle imperfezioni”, spiega Paola Reggiani, storica dell’arte.
Un dettaglio che attira l’attenzione sono le lettere private dei due artisti (in copia digitale), con appunti tecnici e piccoli schizzi mai pubblicati. I visitatori si fermano davanti alle teche in vetro, bisbigliando commenti sommessi; alcuni prendono appunti sui taccuini mentre altri immortalano i dettagli delle antiche legature con lo smartphone.
Reazioni dal pubblico e prossimi eventi
Tra i corridoi della Biblioteca Palatina si respira un’atmosfera di attesa. “Queste mostre ci insegnano che la perfezione non esiste,” dice una studentessa d’arte osservando una composizione tipografica di Marini. “È tutto un gioco tra desiderio e limite.”
A Loreto invece il clima è più raccolto. Nel tardo pomeriggio un gruppo di pellegrini marchigiani si riunisce in preghiera davanti alla cappella centrale. Carlo, uno dei presenti, confida senza troppi giri di parole: “Venire qui ora ci ricorda quanto sia fragile ogni certezza.”
Le due esposizioni resteranno aperte fino a metà gennaio – con orari diversi durante i festivi (dalle 10 alle 18 a Parma; dalle 9 alle 19 a Loreto). L’ingresso è libero salvo prenotazione per gruppi organizzati. Si prevede grande affluenza soprattutto nei giorni prima dell’Epifania.
L’arte come ponte tra passato e presente
Alla fine è questo che lega le due iniziative: la voglia di leggere il passato con occhi nuovi. A Loreto, il sottile confine tra fede e mistero resiste immutato; a Parma, l’ingegno trova nuove strade proprio nell’imperfezione. Due mostre in due città diverse che raccontano la forza silenziosa dell’attesa – quell’attesa che avvolge chiunque varchi queste porte: sia per fede sia per sete di sapere.





