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Lucio Corsi incanta il pubblico all’anteprima di La chitarra nella roccia

Grosseto, 6 giugno 2024 – Tre serate tutte sold out e fan in delirio al cinema The Space di Grosseto. Ieri sera c’è stata l’anteprima nazionale di “La chitarra nella roccia”, il film concerto di Lucio Corsi girato nell’Abbazia di San Galgano, nel cuore del senese, dove si trova la famosa spada nella roccia. Oggi la prima proiezione ufficiale: Corsi è arrivato poco dopo le 20, a bordo di un furgone nero blindato, accolto come una vera star. Una serata per celebrare la sua città e la Maremma che lo ha visto crescere.

“La chitarra nella roccia”: il sogno prende forma

San Galgano era il sogno mio e di Tommaso Ottomano, il regista del film”, ha raccontato Corsi ai giornalisti, ancora emozionato. “Da ragazzini guardavamo The Last Waltz, i Nirvana… Con gli amplificatori nelle camere in campagna viaggiavamo con la fantasia. San Galgano è come il ventre di una balena: una follia in mezzo ai campi, un’apparizione”. Si è fermato un attimo, come a cercare le parole giuste. “Ho sempre voluto entrare nel ventre di una balena, sentire il suono che si crea lì dentro. Abbiamo voluto una visione dentro la visione: amplificatori giganteschi dentro un’abbazia senza tetto”.

Il film, firmato da Tommaso Ottomano, è stato girato proprio tra le navate spoglie dell’abbazia, in un’atmosfera sospesa tra sacro e profano. Niente montaggi frenetici, niente effetti da videoclip: “Non volevamo quel ritmo incalzante dei concerti in tv”, ha spiegato ancora Corsi. “Qui ci si immerge, si ascolta il respiro dei luoghi. La musica deve riempire lo spazio”. Una scelta che, per l’artista maremmano, va oltre l’estetica: è proprio un’idea di musica e di vita.

Maremma: terra vera, da difendere

Nel film, la Maremma non è solo sfondo, ma vera protagonista. “Questa non è la Toscana delle cartoline”, ha detto Corsi. “La Maremma è brulla, asciutta, una terra dura. Io la chiamo il Far West italiano. Qui c’è una biodiversità che altrove si perde. Va difesa, perché è autentica: da pastori, da sognatori”. Parole che hanno trovato un forte eco tra il pubblico, molti dei quali nati e cresciuti in zona.

Durante la proiezione, tra le poltrone rosse del The Space, si sentiva un forte senso di appartenenza e orgoglio. Qualcuno ha sussurrato: “Finalmente qualcuno racconta la nostra terra per quello che è”. Eppure, nelle parole di Corsi non c’era nessuna retorica, solo amore e rispetto per le radici.

Una band che è famiglia, e il sogno d’Europa

Sul palco del film – e nei prossimi concerti – ci sono gli amici di sempre. Tommaso Ottomano, regista e chitarrista; il fratello con cui Lucio ha suonato nella notte magica di Porto Ercole, sul peschereccio del nonno. “La mia band è la mia famiglia”, ha confidato Corsi. “Non condividiamo solo le canzoni, ma la vita. Anche a Sanremo mi sentivo a casa, perché c’erano loro. Non ci montiamo la testa: facciamo musica e deve essere un gioco bellissimo”.

Poi l’annuncio che tutti aspettavano: “A febbraio parto per il mio primo tour in Europa. Dormiremo sul bus: sarà un’avventura fantastica. Poi tornerò al pianoforte a scrivere. Ho un sacco di cose dentro che vogliono uscire”.

Un pubblico coinvolto e una nuova idea di musica dal vivo

Le tre serate sold out hanno confermato l’attesa per questo progetto fuori dal comune. All’uscita dal cinema, poco dopo le 23, i commenti erano caldi ma misurati. “Un’esperienza diversa dal solito concerto”, ha detto Martina, 28 anni, studentessa universitaria. “Si sentiva davvero il respiro dei luoghi”. Un signore sulla cinquantina ha aggiunto: “San Galgano così non l’avevo mai vista”.

Il film arriverà nelle prossime settimane in altre città italiane. Per ora resta l’immagine di Lucio Corsi che attraversa la notte maremmana a bordo del suo furgone nero, tra campi e strade polverose, con una chitarra e un sogno che ha preso vita tra le antiche mura di San Galgano.

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