La fiction Rai si rinnova: inclusività e attenzione ai giovani protagonisti - ©ANSA Photo
La nuova miniserie su Sandokan, uno dei progetti più attesi della stagione televisiva, ha finalmente una data di messa in onda: il 1° dicembre. Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction, ha descritto la produzione come “una bomba di adrenalina, intelligente, con un enorme lavoro di scrittura durato due anni”. La miniserie si preannuncia come un vero e proprio romanzo d’avventura, mirato a unire diverse generazioni, da coloro che sono cresciuti con la celebre versione di Sandokan realizzata da Sergio Sollima nel 1975, fino ai giovani spettatori di oggi che si avvicinano per la prima volta alle storie ispirate ai romanzi di Emilio Salgari.
Prodotta da Lux Vide, parte del gruppo Fremantle, in collaborazione con Rai Fiction, Sandokan ha come protagonista l’attore turco Can Yaman. La serie non solo è attesa in Italia, ma sarà distribuita a livello mondiale, ampliando il suo potenziale pubblico. Questo approccio globale riflette un cambiamento significativo nella produzione cinematografica e televisiva italiana, che si sta sempre più aprendo a collaborazioni internazionali e a un’estetica moderna e inclusiva.
Un altro spunto interessante è emerso durante il festival Marateale, dove si è tenuto un confronto tra Ammirati e Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema. Del Brocco ha rivelato che un progetto cinematografico su Sandokan era già in fase di sviluppo, con una sceneggiatura pronta e tenuta segreta. Tuttavia, dopo l’annuncio della serie da parte di Lux Vide, il progetto cinematografico è stato abbandonato. Questo scambio tra Rai Cinema e Rai Fiction dimostra come le due entità possano collaborare, pur mantenendo le proprie identità e missioni nel panorama audiovisivo italiano.
Ammirati ha messo in evidenza il grande cambiamento in atto nella narrativa delle produzioni Rai, che non si limita a raccontare storie storiche o fantastoriche, ma affronta anche tematiche attuali e sociali. La serie La Preside, dedicata alla storia di Eugenia Carfora, rappresenta un esempio di resilienza contro la dispersione scolastica e un impegno verso l’educazione. Luisa Ranieri interpreta questo ruolo ispiratore, mostrando come la fiction possa affrontare questioni di rilevanza sociale.
Un altro esempio è Noi del Rione Sanità, in cui Carmine Recano interpreta don Antonio Loffredo, un prete coraggioso che si impegna per il bene della sua comunità. Ammirati ha affermato che questi titoli raccontano un Sud pieno di energia e voglia di rinnovamento, cercando di smarcarsi dai cliché e dalle rappresentazioni stereotipate che spesso caratterizzano la narrazione del Mezzogiorno d’Italia.
Inoltre, la Rai sta cercando attivamente di scoprire nuovi talenti, siano essi registi, autori o attori. Dario Aita, protagonista nel film Franco, il lungo viaggio, e Giuseppe de Domenico, che interpreterà il magistrato beato Livatino in Il Giudice e i Suoi Assassini, sono solo alcuni degli attori emergenti che stanno trovando spazio nelle produzioni Rai.
Tuttavia, non mancano le critiche. L’attrice Paola Minaccioni, durante il festival, ha sollevato la questione del “razzismo” nel cinema, lamentando che senza una bellezza canonica è difficile ottenere ruoli da protagonista. Ammirati ha risposto a queste osservazioni affermando che la produzione Rai riflette il mondo contemporaneo e che non ci sono stereotipi da seguire. La Rai ha cercato di abbattere i muri legati all’età e ai canoni di bellezza tradizionali, diventando un vero specchio della società, in cui il pubblico può riconoscersi in una diversità e complessità sempre più evidenti nelle storie raccontate.
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