Roma, 21 novembre 2025 – Un libro, una metafora e una regione che da anni si porta dietro l’etichetta di “brutto anatroccolo”. Filippo Veltri, giornalista e scrittore calabrese, ha pubblicato per Callive Edizioni il saggio “Il brutto anatroccolo. Il caso Calabria tra degrado e narrazione fasulla” (96 pagine, 14 euro). L’obiettivo? Mettere in discussione il racconto che il resto d’Italia fa della Calabria. Il libro, appena uscito, invita a superare i luoghi comuni e a restituire alla regione un’immagine più vicina alla realtà.
Calimero e la Calabria: la storia di un pregiudizio
“Piccolo e nero”, così si definiva Calimero, il pulcino protagonista di una pubblicità degli anni Settanta. Quel tormentone è diventato simbolo di esclusione e vittimismo. E proprio a questo paragone si rifà Veltri nelle prime pagine del libro: la Calabria è stata raccontata come un territorio marginale, un “buco nero” dove si concentrano tutti i problemi d’Italia. Mafia, degrado, economia ferma, sottosviluppo. Questa narrazione dominante, spiega Veltri, ha trasformato la regione in un capro espiatorio.
Nel suo saggio, che si apre con una prefazione di Santo Strati, Veltri non nega le difficoltà storiche della Calabria. Ma invita a non ridurre tutto a una serie di stereotipi. “La Calabria ha difetti, limiti e carenze”, scrive, “ma c’è anche una narrazione nazionale che sfrutta questa situazione per buttare nel ‘buco nero’ calabrese tutti i guai del Paese”.
Cambiare punto di vista: l’appello di Veltri
Il cuore del libro è proprio questo: chiedere una “narrazione normale”. Non una favola per addolcire la realtà, né un maquillage. Un racconto che restituisca complessità e dignità a una regione spesso ridotta a caricatura. Veltri passa in rassegna i temi chiave della rappresentazione pubblica della Calabria: dalla criminalità organizzata ai problemi economici, dall’emigrazione alla carenza di infrastrutture.
Eppure, tra le righe, spunta un altro messaggio. “I calabresi sono bravissimi, attivissimi e profondi quando stanno fuori dalla Calabria”, sottolinea Veltri, “ma anche la loro terra è piena di bellezze e opportunità”. Un patrimonio troppo spesso ignorato o raccontato solo in negativo. Per Veltri serve uno sforzo collettivo per cambiare lo sguardo: “Bisogna cambiare modo di guardare e di raccontare”.
Fatti, storie e potenzialità nascoste
Il saggio, agile ma ricco, alterna dati precisi a riflessioni personali. Veltri porta numeri sull’economia locale, cita episodi di cronaca e raccoglie testimonianze della sua lunga esperienza da giornalista. Spesso si sofferma sulle potenzialità non sfruttate della Calabria: dal turismo culturale alle risorse naturali, passando per le eccellenze agroalimentari e le storie di chi ha scelto di restare o tornare.
“Non si tratta di nascondere i problemi enormi”, chiarisce Veltri in un passaggio importante. Piuttosto, vuole offrire un punto di partenza diverso: “Una descrizione, dati e fatti da cui partire perché gli altri, in Italia e nel mondo, capiscano che la Calabria non è solo un problema da risolvere”.
La sfida culturale che riguarda tutti
Il libro arriva in un momento in cui il dibattito sulla rappresentazione del Sud torna di nuovo in primo piano. Le reazioni non sono mancate: “Un contributo necessario”, ha detto ieri il sociologo Giuseppe Gangemi, contattato a Cosenza. “Ci vuole coraggio per smontare narrazioni consolidate”.
Alla fine, la sfida di Veltri riguarda non solo la Calabria ma tutto il Paese. Solo così – sembra suggerire il libro – si potrà riconoscere le ombre senza dimenticare le luci. E forse smettere di ripetere, come Calimero, “è un’ingiustizia però…”.





