Jeffrey Gibson: la nuova voce nativa che trasformerà la facciata del Met - ©ANSA Photo
L’arte contemporanea sta vivendo un momento di grande trasformazione, e il Museo Metropolitano d’Arte di New York si pone al centro di questo cambiamento con la commissione all’artista nativo Jeffrey Gibson. Dopo aver accolto l’opera dell’artista canadese trans e nativo Kent Monkman, il Met ha deciso di proseguire su questa strada, scegliendo Gibson per decorare le nicchie della sua storica facciata. Questa scelta non è solo simbolica, ma rappresenta un passo significativo verso l’inclusione di voci diverse nel panorama artistico.
Il progetto di Gibson, intitolato “The Animal That Therefore I Am”, trae ispirazione dal saggio del filosofo francese Jacques Derrida. Prevede un ciclo di quattro sculture figurative che saranno esposte nelle nicchie della facciata Beaux Art su Fifth Avenue. Queste opere non solo abbelliranno l’ingresso del museo, ma serviranno anche a ricordare l’interdipendenza tra tutti gli esseri viventi e l’ambiente. I temi di connessione e inclusività sono ricorrenti nell’opera di Gibson, il quale esplora l’importanza delle relazioni ecologiche e sociali.
La commissione a Gibson rappresenta la sesta iniziativa del Met in questo genere. Le precedenti commissioni hanno incluso opere di artisti come Wangechi Mutu, che nel 2019 ha presentato sculture ispirate a “cariatidi africane”. Queste iniziative segnano un passo importante verso una maggiore rappresentanza delle esperienze culturali e storiche dei popoli indigeni e delle minoranze. L’arte di Gibson, che combina materiali non convenzionali e una sintesi di astrazione e simbolismo, riflette una visione indigena del mondo, in cui i confini tra umano, animale e paesaggio si sfumano.
Nato nel 1972 a Colorado Springs, Gibson ha trascorso la sua infanzia in vari paesi, tra cui Stati Uniti, Germania e Corea. Questa esperienza ha influenzato profondamente la sua sensibilità artistica, rendendolo uno dei pionieri dell’arte nativa e indigena contemporanea. Max Hollein, direttore del Met, ha definito Gibson “uno degli artisti più straordinari della sua generazione”, sottolineando l’importanza della sua voce nel panorama artistico attuale.
La commissione di Gibson è particolarmente significativa nel contesto della presidenza Trump, in cui il Met ha ospitato l’opera di Monkman, che ha riscritto la storia della colonizzazione del Nuovo Mondo. Questo approccio ha evidenziato il messaggio che “i musei non possono restare neutrali”, invitando a una riflessione critica sulla storia coloniale.
In un momento in cui il tema dell’arte indigena e dell’identità culturale è di grande attualità, l’opera di Jeffrey Gibson rappresenta un contributo artistico e un messaggio potente per il presente e il futuro. La sua capacità di intrecciare storie personali e collettive crea uno spazio in cui la diversità è celebrata e l’interconnessione è riconosciuta come un valore fondamentale. La commissione per il Met segna un passo importante verso una maggiore rappresentanza e inclusione delle voci indigene, essenziale per la comprensione della nostra storia condivisa e per la costruzione di un futuro più equo e sostenibile.
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