Caltanissetta, 15 dicembre 2025 – Un permesso di soggiorno provvisorio, rilasciato dalla Questura di Caltanissetta, è quello che ha mostrato il giovane fermato ieri sera nel centro della città, durante un controllo di routine degli agenti della Polizia di Stato. Il ragazzo, originario della Guinea secondo le prime informazioni, è stato identificato intorno alle 22:30 in via Re D’Italia. Si trovava da solo, vicino ad alcuni negozi. Gli agenti, impegnati in un servizio di prevenzione, hanno notato un suo atteggiamento sospetto e lo hanno fermato per controllare i documenti.
Al momento del controllo, il giovane ha tirato fuori dalla tasca il suo permesso di soggiorno provvisorio, rilasciato poche settimane fa dalla Questura nissena. Il documento era regolare, anche se con validità limitata, come confermato dagli agenti sul posto. L’identificazione è avvenuta davanti a qualche passante ancora in strada a quell’ora. Nel frattempo, gli agenti hanno fatto ulteriori controlli nelle banche dati delle forze dell’ordine. Nessun precedente penale a carico del ragazzo, che ha detto di essere ospite di una struttura d’accoglienza nel quartiere San Cataldo.
Il permesso di soggiorno provvisorio viene rilasciato dalle Questure italiane ai cittadini stranieri che hanno chiesto asilo o hanno altre necessità temporanee – spiegano dalla Prefettura. È un documento che permette loro di stare nel Paese mentre si attende la risposta definitiva sulla loro richiesta. Nel caso del ragazzo fermato ieri sera, il permesso vale fino al 28 gennaio 2026 e dà accesso ai servizi essenziali: cure mediche, iscrizione all’anagrafe e scuola per i minori.
Un operatore della Cooperativa “Accoglienza Insieme”, che segue chi beneficia dei progetti SAI nella provincia nissena, commenta: “Molti ragazzi aspettano anche mesi prima che le Commissioni territoriali decidano. Il permesso provvisorio è l’unico modo per garantirgli una vita dignitosa nel frattempo”.
Negli ultimi tempi la Questura di Caltanissetta ha alzato il livello dei controlli sui permessi di soggiorno, dopo l’aumento delle richieste registrate da inizio autunno. Secondo un report del Ministero dell’Interno diffuso a fine novembre, le domande di protezione internazionale nella provincia sono cresciute del 17% rispetto al 2024. Dati confermati anche dal personale dell’Ufficio Immigrazione, che ogni giorno si trova ad affrontare richieste e pratiche spesso complicate.
Il commissario capo Laura Graziano – intervistata questa mattina – ha sottolineato: “Verifichiamo con attenzione ogni documento, compresi quelli provvisori. Il nostro obiettivo è garantire la legalità senza mai dimenticare il rispetto per le persone”. Nel caso specifico, il giovane guineano non ha opposto resistenza e si è mostrato collaborativo durante tutta l’operazione.
L’intervento non è passato inosservato tra i commercianti di via Re D’Italia: molti hanno seguito la scena dal marciapiede o dalle vetrine illuminate dei negozi ancora aperti. “Ultimamente si vedono spesso le pattuglie”, racconta Salvatore Di Mauro, titolare di una panetteria all’angolo con via Filippo Turati. “Qui ci sono tanti ragazzi stranieri che vivono nelle strutture vicine. Finché rispettano le regole, nessuno si lamenta”.
Anche tra gli operatori sociali c’è una certa preoccupazione per la tenuta del sistema accoglienza in zona. “La Questura fa quello che deve – dice Lucia Cortese della Onlus ‘Mani Unite’ –, ma bisogna evitare allarmismi: la maggior parte dei migranti con permesso provvisorio si muove nel rispetto delle leggi”.
Resta però aperto il tema dei tempi lunghi per le pratiche legate ai permessi di soggiorno. Secondo dati raccolti dalla Rete Antirazzista locale, negli ultimi sei mesi oltre duecento stranieri attendono ancora risposta dalle Commissioni territoriali. Qualcuno lamenta ritardi e incertezze soprattutto sulla possibilità di lavorare regolarmente e integrarsi nella comunità.
Mentre proseguono i controlli delle forze dell’ordine e l’attività degli uffici competenti, la presenza dei giovani migranti con permesso provvisorio resta un nodo delicato per la città. Da una parte c’è la necessità di sicurezza e legalità; dall’altra quella – più volte sottolineata dagli operatori – di accompagnare questi ragazzi verso una vera integrazione.
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