Categories: Spettacolo e Cultura

De Piscopo: il sax di Senese e il cuore pulsante di Napoli

Napoli, 18 giugno 2024 – James Senese, il sassofonista e voce inconfondibile della musica partenopea, si è spento ieri a 80 anni. La città che lo ha visto nascere e crescere artisticamente ora piange un vuoto enorme. La notizia della sua morte, causata da una malattia polmonare, è stata confermata nel pomeriggio. In queste ore, Napoli si stringe attorno al ricordo di un artista capace di trasformare la sua storia in un linguaggio universale, che ha parlato al cuore di più generazioni.

Il saluto toccante di Tullio De Piscopo

Tra i primi a ricordare James Senese c’è stato Tullio De Piscopo, batterista e cantante, compagno di avventure in quegli anni irripetibili della musica napoletana. “Napoli perde un gigante, un fratello, un artista che con il suo sax ha dato voce al cuore e alla rabbia della nostra città”, ha scritto De Piscopo sui social, caricando le parole di tutto il peso di una perdita che va ben oltre la musica. “La sua scomparsa segna la fine di un’epoca unica, per la musica napoletana e internazionale”, ha aggiunto, visibilmente commosso.

De Piscopo e Senese si erano conosciuti negli anni Settanta, quando la scena musicale di Napoli era in pieno fermento. Insieme a Pino Daniele, avevano dato vita alla cosiddetta “Superband”, un gruppo che mescolava il neapolitan sound con soul, rhythm & blues e jazz. “Era unico – ha raccontato De Piscopo – non solo per il suo talento straordinario, ma per la sincerità che metteva in ogni nota”.

Un’eredità che va oltre Napoli

La storia di James Senese è anche quella di una Napoli che si apre al mondo. Nato nel quartiere Miano nel 1945, da madre napoletana e padre afroamericano, Senese amava definirsi “un nero a metà”, come nel celebre album di Pino Daniele. Quella frase, più che un’etichetta, era un modo per raccontare una condizione di vita: “Con lui, con Pino Daniele e la Superband abbiamo condiviso un sogno, una missione: raccontare Napoli con la musica, unendo soul, blues, jazz e la melodia dei vicoli”, ha ricordato De Piscopo.

Il sax di Senese – come la chitarra di Daniele e la batteria di De Piscopo – parlava una lingua nuova. Partiva dai vicoli di Napoli e arrivava lontano, oltre l’oceano. “Non dimenticherò mai quella settimana a New York, tra le luci di Broadway, durante i concerti di Harlem Meets Naples”, ha raccontato De Piscopo. “Io e James abbiamo passato giorni pieni di musica, risate e confidenze. Camminavamo per le strade di Harlem, dove il jazz era ovunque, e ci sembrava di essere a casa”.

Un simbolo per tutta la città

Chi lo ha conosciuto da vicino sa che James Senese non era solo un musicista. Era una voce del popolo, un uomo capace di dare un’anima vera a Napoli anche nei momenti più difficili. “È stato il simbolo di una generazione che ha trasformato la musica napoletana in un linguaggio che parla a tutti”, ha sottolineato De Piscopo. “Ha unito il jazz americano con la passione del Mediterraneo, creando un suono unico, riconoscibile e senza tempo”.

Le sue note – quelle del sax che ha segnato decine di dischi e centinaia di concerti – continueranno a vivere nella memoria della città. “Il tuo sax non si fermerà mai e continuerà a vibrare dentro di noi”, ha scritto ancora De Piscopo. “Perché le tue note non finiscono mai”.

Il saluto della città

In queste ore, davanti alla casa dove Senese ha trascorso gli ultimi anni – una palazzina semplice nel quartiere Vomero – si sono radunati amici, colleghi e appassionati. Qualcuno ha lasciato un fiore sul portone. Altri hanno acceso una sigaretta in silenzio. “Era uno di noi”, ha sussurrato una donna sulla cinquantina, stringendo una vecchia copertina in vinile dei Napoli Centrale.

La camera ardente sarà allestita domani mattina al Teatro Trianon Viviani, nel cuore della città vecchia. Qui, dove tutto è cominciato. E dove, almeno per un momento, Napoli sembra voler fermare il tempo per salutare uno dei suoi figli più veri.

Stefania Palenca

Da sempre nutro una forte curiosità per le vicende passate e le tracce che hanno lasciato nel nostro presente. Ho scoperto presto che nulla racconta una storia meglio dei muri di un'antica cattedrale o delle pennellate su una tela impolverata. Mi sono laureata in Storia presso l'Università di Catania, un percorso accademico che mi ha permesso di immergermi nei racconti e nei segreti di questa meravigliosa isola. Durante gli studi, ho perfezionato le mie competenze con un master in Conservazione dei Beni Culturali, comprendendo ancor di più l'importanza di preservare queste ricchezze per le generazioni future. Attraverso i miei articoli, esploro non solo i grandi siti turistici, ma anche i piccoli gioielli meno conosciuti che celano storie straordinarie e avvincenti. Porto i lettori in un viaggio attraverso l'arte e l'architettura, dall'epoca greca a quella normanna, passando per i fasti del Barocco siciliano. Quando non sono impegnata nella ricerca o nella scrittura, mi piace camminare per le vie dei centri storici, partecipare a conferenze e visitare musei e gallerie d'arte. Credo fermamente che ogni pietra, ogni dipinto e ogni edificio abbia una storia da raccontare, ed è mio compito dare voce a queste storie. Vi invito a seguirmi nel mio viaggio attraverso la Sicilia, scoprendo insieme le meraviglie artistiche e architettoniche che hanno modellato la nostra identità culturale

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