Corte di giustizia dà ragione ai cittadini: Palermo perde la battaglia per il sepolcro - ©ANSA Photo
Palermo, 18 novembre 2025 – Il diritto al sepolcro è un diritto inviolabile della persona. Non tutela solo il corpo del defunto, ma anche quel legame profondo con i familiari e con la comunità. Lo ha ribadito il Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana (Cga), accogliendo il ricorso di una donna contro il Comune di Palermo. La questione riguarda il ripristino della concessione cimiteriale nel cimitero dei Rotoli. Una vicenda iniziata anni fa e che si è chiusa con una sentenza che impone al Comune di rispettare una precedente decisione dello stesso Cga.
Tutto nasce dalla revoca della concessione cimiteriale per una tomba di famiglia nel cimitero dei Rotoli, decisa dal Comune di Palermo. La donna, figlia della defunta, aveva sistemato l’8 aprile 2008 i resti mortali della madre nel loculo di famiglia. Ma per il Comune quella tumulazione non era valida: doveva riguardare solo i corpi, non i resti ossei. Da qui è partita una lunga battaglia legale.
Nel 2024, il Tar Sicilia aveva già dato ragione alla donna. Aveva annullato la revoca della concessione, riconoscendo che la tumulazione dei resti mortali è una vera e propria sepoltura. E che, per questo, il termine di cinquant’anni previsto dal regolamento comunale si interrompe.
Con la sentenza recente, il Cga ha respinto l’appello del Comune e ha sottolineato un punto fondamentale: il diritto al sepolcro, soprattutto nella sua valenza affettiva e ereditaria, è parte dei diritti inviolabili della persona, sanciti dall’articolo 2 della Costituzione. “Non si protegge solo il corpo del defunto, ma anche quel legame spirituale che unisce familiari e comunità nel sentimento di pietà”, si legge nelle motivazioni.
Il Consiglio ha chiarito che la tumulazione dei resti mortali è perfettamente in linea con la legge e con il senso più profondo del diritto al sepolcro. Un diritto che parla di continuità familiare e rispetto per chi non c’è più, valori ben radicati nella società italiana.
Nonostante la sentenza fosse stata notificata al Comune il 28 novembre 2024 e fosse definitiva, l’amministrazione non aveva ancora fatto nulla per ripristinare la concessione o permettere il ritorno dei resti della defunta nel loculo di famiglia. Per questo motivo, la donna ha presentato un nuovo ricorso per far rispettare la decisione.
Ora il Cga ordina al Comune di agire. Deve ripristinare la concessione e consentire che i resti mortali tornino nella tomba di famiglia.
Questa storia ha messo sotto i riflettori un tema spesso dimenticato: i diritti affettivi e ereditari legati alla sepoltura. Gli avvocati della donna parlano di “un punto fermo nella tutela delle famiglie e nel rispetto del sentimento di pietà”.
Dal Comune fanno sapere che stanno valutando come muoversi per eseguire la sentenza. “Siamo consapevoli dell’importanza di rispettare le sentenze e i sentimenti delle famiglie”, ha detto un funzionario, senza però indicare tempi precisi.
Ora resta da vedere come questa sentenza influenzerà il modo in cui si gestiranno in futuro le concessioni cimiteriali e la tutela dei legami affettivi. Intanto, per la famiglia coinvolta, si avvicina la fine di una lunga battaglia e la possibilità di rendere onore alla memoria della propria madre.
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