Catania: la condanna del 'santone' nel processo per abusi su minori - ©ANSA Photo
La recente sentenza emessa dalla seconda sezione penale del Tribunale di Catania ha segnato un momento cruciale nella lotta contro gli abusi sui minori. Piero Alfio Capuana, conosciuto come ‘santone’, è stato condannato a sedici anni e due mesi di reclusione per abusi sessuali su minorenni all’interno di una comunità di ispirazione cattolica. Questo caso ha suscitato l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica, non solo per la gravità delle accuse, ma anche per il contesto in cui sono avvenuti i fatti.
L’inchiesta, denominata ’12 apostoli’, è stata avviata dalla Procura di Catania e ha visto l’intervento della Polizia Postale, la quale ha scoperto un sistema di manipolazione e abuso. Le indagini hanno rivelato che le vittime, tutte minorenni, venivano plagiati da Capuana, il quale si spacciava per un ‘arcangelo’ reincarnato. Gli abusi venivano presentati come atti di purificazione, creando un clima di totale sottomissione psicologica e spirituale nelle giovani ragazze coinvolte.
Oltre a Capuana, sono state condannate tre presunte complici:
1. Fabiola Raciti a quindici anni e due mesi
2. Rosaria Giuffrida a nove anni e quattro mesi
3. Katia Concetta Scarpignato a sette anni
Tuttavia, gli imputati sono stati assolti da alcune delle accuse mosse contro di loro, un elemento che ha sollevato dibattiti tra avvocati e sostenitori delle vittime.
La Procura, rappresentata dalle pubbliche ministere Agata Consoli e Anna Maria Ciancio, ha messo in evidenza la gravità della situazione, sottolineando come gli abusi fossero mascherati da pratiche spirituali. Questo aspetto ha destato preoccupazione per la sicurezza dei minori e per il potere che certe figure possono esercitare su di loro, specialmente in contesti in cui la fede e la spiritualità possono essere usate come strumenti di manipolazione.
Il legale di Capuana, avvocato Mario Brancato, ha già annunciato la volontà di presentare appello contro la sentenza. Due settimane fa, ha depositato un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), denunciando presunte “gravi violazioni dei diritti fondamentali” e la mancanza di un giudizio imparziale.
In aggiunta alla pena detentiva, il Tribunale ha disposto che gli imputati dovranno:
– Pagare le spese legali
– Risarcire le 14 parti civili, tra cui la Diocesi di Acireale
Questa decisione evidenzia l’importanza del riconoscimento del danno subito dalle vittime e della responsabilità delle istituzioni nel proteggere i minori da abusi di questo tipo. Inoltre, il Tribunale ha imposto un’interdizione perpetua dai pubblici uffici e da qualsiasi incarico in scuole o strutture frequentate da minorenni per tutti e quattro gli imputati. A seguito della detenzione, sarà applicato un divieto di avvicinarsi a luoghi frequentati da minori per un periodo di due anni, e dovranno tenere informata la polizia giudiziaria sulla loro residenza e sugli eventuali spostamenti.
Il caso ha sollevato interrogativi sulla vigilanza delle istituzioni religiose e della comunità nei confronti di figure carismatiche che esercitano un forte influsso su persone vulnerabili. La Diocesi di Acireale ha rilasciato una dichiarazione in cui si dissocia fermamente da qualsiasi comportamento che possa ledere la dignità e la sicurezza dei minori, sottolineando l’importanza di un monitoraggio costante e di misure preventive.
In questo contesto, è cruciale che la società prenda coscienza della gravità delle situazioni di abuso e dell’impegno collettivo necessario per proteggere i più vulnerabili. La lotta contro gli abusi sui minori richiede la collaborazione di istituzioni, famiglie e comunità, affinché casi come quello di Capuana non si ripetano più. La sensibilizzazione su questi temi è fondamentale per educare le nuove generazioni e creare un ambiente sicuro e protettivo per tutti i bambini.
Le indagini della Polizia Postale e le sentenze del Tribunale di Catania rappresentano un passo importante nella lotta contro gli abusi, ma è solo attraverso un impegno continuo e una maggiore consapevolezza che sarà possibile fare la differenza.
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