Roma, 13 dicembre 2025 – Il riconoscimento Unesco al patrimonio italiano, confermato oggi dal Ministero della Cultura durante un incontro al Collegio Romano, rappresenta “un’ulteriore spinta per il settore”, ha detto la ministra del Turismo Daniela Santanchè davanti a una platea di operatori turistici e istituzionali. Un segnale importante in un momento in cui il comparto, dopo anni difficili, è tornato a crescere e cerca nuovi stimoli per rafforzare la sua posizione a livello internazionale.
Il valore del riconoscimento Unesco per il turismo italiano
La ministra ha parlato al termine di una conferenza stampa convocata stamattina alle 10:30 nel salone al primo piano del Ministero. Erano presenti rappresentanti delle Regioni, operatori dell’accoglienza e delegati di associazioni culturali. “Un riconoscimento Unesco non è solo un premio al nostro passato, ma anche una leva per il presente – ha spiegato Santanchè –. Oggi più che mai il turismo italiano ha bisogno di segnali concreti per mantenere e migliorare la sua attrattività”.
Per lei, il riconoscimento funziona come “un marchio di qualità” capace di richiamare sia i turisti stranieri sia quelli italiani, portando l’attenzione su luoghi meno conosciuti. Una spinta arrivata proprio mentre, secondo gli ultimi dati Istat aggiornati a novembre, le presenze turistiche in Italia sono cresciute dell’8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Un risultato che Santanchè interpreta come “un invito a investire ancora in cultura e ospitalità”.
L’impatto sui territori e l’opinione degli operatori
“Non vogliamo fermarci qui”, ha aggiunto la ministra, sottolineando che il governo punta a far arrivare benefici concreti ai territori. L’iscrizione nella lista dei beni Unesco, ha precisato il direttore generale del Turismo Francesco Paolo Schiavo, “può tradursi in nuove occasioni di lavoro e sviluppo locale”. Gli ultimi riconoscimenti hanno riguardato aree come le Colline del Prosecco e i portici di Bologna, con un aumento medio degli arrivi turistici tra il 15% e il 22% nei primi tre anni, secondo le amministrazioni locali.
A confermare questo trend anche le parole di Claudia Gentili, presidente dell’Associazione Nazionale Alberghi Diffusi: “Per noi è una carta importante che aiuta a destagionalizzare l’offerta e valorizzare borghi meno frequentati”. Qualcuno però invita alla prudenza. “Serve un piano chiaro – avverte Marco Linari, guida turistica abilitata a Matera – altrimenti rischiamo solo un turismo mordi e fuggi”.
La strategia ministeriale e le prossime tappe
Durante l’incontro al Ministero, Santanchè ha indicato alcune priorità per i prossimi mesi. Tra queste ci sono “la digitalizzazione dell’offerta culturale” e “una promozione più capillare delle eccellenze italiane all’estero”. L’obiettivo è collegare le nuove nomine Unesco a programmi di formazione per gli operatori del settore. Per questo è già partito un tavolo tecnico con le Regioni.
Secondo fonti ministeriali presenti oggi, il prossimo bando per la promozione turistica legata ai siti Unesco dovrebbe uscire entro febbraio 2026. Tra le misure allo studio ci sono incentivi fiscali per le imprese turistiche che operano nelle aree Unesco e fondi dedicati al recupero dei centri storici meno noti.
Sfide e opportunità secondo gli esperti
Se da molti il riconoscimento Unesco è visto come una “vetrina internazionale”, gli esperti ricordano le difficoltà da affrontare. Il professor Luigi Mosconi, docente di Economia del Turismo all’Università di Milano Bicocca, commenta: “Il titolo Unesco è importante ma va gestito con attenzione. C’è il rischio del sovraffollamento e di mettere sotto pressione le infrastrutture locali”.
Anche le associazioni ambientaliste chiedono cautela sulla sostenibilità. “Bisogna prevedere limiti ai flussi nei momenti critici”, avverte Giovanna Ferrara, portavoce di Italia Nostra, sottolineando quanto sia delicato trovare l’equilibrio tra sviluppo economico e tutela del territorio.
Le prospettive per il turismo italiano
Al termine dell’incontro Santanchè ha ribadito che “ogni riconoscimento Unesco deve diventare un’opportunità per tutta la comunità locale”, rimarcando l’importanza di investire su servizi di qualità e sull’accoglienza diffusa. Solo così, dicono gli operatori presenti a Roma, si potrà davvero sfruttare un riconoscimento che – se gestito bene – porterà valore non solo al turismo ma anche alle comunità delle città grandi e dei piccoli centri italiani.
Le prossime settimane saranno decisive: tra confronti tecnici e l’avvio dei bandi, tutti gli occhi del settore restano puntati sulle mosse del Ministero e sui risultati concreti dei nuovi riconoscimenti Unesco nel nostro Paese.





