Al Met, un viaggio surreale tra arte e abbondanza - ©ANSA Photo
Il Metropolitan Museum of Art di New York si prepara a una straordinaria celebrazione del surrealismo e del Dada con l’inaugurazione della mostra “Quando gli oggetti sognano”, dedicata al genio artistico di Man Ray. Questo evento, che aprirà le sue porte il 14 settembre, si arricchisce ulteriormente grazie alla generosa donazione del magnate John Pritzker, la cui collezione comprende opere di grande valore e significato storico, tra cui il celebre “Le Violon d’Ingres”. Questo capolavoro, che ritrae Kiki de Montparnasse, la musa e amante di Man Ray, in un nudo femminile trasformato in violino, rappresenta un perfetto esempio della fusione tra arte visiva e concetti musicali, un tema ricorrente nell’opera dell’artista.
La mostra include ben 160 opere, presentando 35 lavori di Man Ray, affiancati da pezzi di altri illustri artisti come Jean Arp, Marcel Duchamp, Suzanne Duchamp, Max Ernst, Francis Picabia e Kurt Schwitters. Questa selezione di opere mette in luce il gruppo di artisti che, con il loro approccio innovativo, ha sfidato e ridefinito i confini di ciò che viene considerato arte. John Pritzker, che ha iniziato la sua avventura nel collezionismo negli anni ’90, ha dichiarato di voler contribuire a un arricchimento delle collezioni del Met, che troveranno spazio nella nuova ala dedicata all’arte moderna e contemporanea, prevista per il completamento nel 2030.
Man Ray, nato nel 1890 a Filadelfia, è stato un pioniere non solo nel surrealismo, ma anche in molte tecniche fotografiche e artistiche. È noto per il suo spirito rivoluzionario e per la sua incessante ricerca di nuove forme espressive. Negli anni ’20, Man Ray ha sviluppato la tecnica delle rayographs, una forma di fotografia che non richiedeva una macchina fotografica. Collocando oggetti su un foglio di carta fotosensibile e esponendoli alla luce, Man Ray riusciva a creare immagini suggestive e misteriose che catturavano l’essenza degli oggetti quotidiani. Queste opere sono state così impressionanti da spingere il poeta Dada Tristan Tzara a descriverle come la cattura dell’istante “in cui gli oggetti sognano”, esprimendo l’idea di un’arte che va oltre la mera rappresentazione.
La mostra del Met si propone di contestualizzare le rayographs all’interno dell’ampio corpus dell’opera di Man Ray negli anni ’10 e ’20. Attraverso una selezione curata di circa 60 rayographs, insieme a 100 opere che spaziano da dipinti a incisioni, disegni, film e fotografie, il pubblico avrà l’opportunità di esplorare il mondo affascinante di un artista che ha saputo unire innovazione e provocazione. Tra le opere più iconiche in esposizione, troviamo:
L’interesse di Man Ray per la fotografia e l’arte visiva si intreccia con la sua vita personale e professionale, che lo ha visto entrare in contatto con alcuni dei più influenti pensatori e artisti dell’epoca. La sua relazione con Kiki de Montparnasse ha ispirato molte delle sue opere, rendendola non solo una musa, ma anche una co-creatrice nel processo artistico. La sua figura è centrale nella Parigi degli anni ’20, un periodo di fermento culturale e innovazione artistica, dove il Dada e il Surrealismo si sono affermati come movimenti fondamentali.
La mostra “Quando gli oggetti sognano” si propone, dunque, di essere un viaggio attraverso l’immaginario surrealista, un’esperienza immersiva che invita i visitatori a riflettere sul significato e sull’essenza dell’arte stessa. Non si tratta solo di ammirare opere, ma di comprendere come queste abbiano influenzato e continuino a influenzare il pensiero artistico contemporaneo. La curatela ha lavorato a stretto contatto con istituzioni e collezionisti privati per assicurare una rappresentazione completa e accurata dell’eredità di Man Ray.
In un’epoca in cui i confini tra le discipline artistiche sono sempre più sfumati, la mostra del Met offre un’importante occasione per esplorare il dialogo tra arte, fotografia e performance. L’opera di Man Ray continua a ispirare generazioni di artisti e a stimolare dibattiti sulle possibilità dell’espressione creativa. L’abbondanza di opere in mostra non solo celebra il passato, ma invita a riflettere sul futuro dell’arte, mantenendo vivo il sogno di un mondo in cui gli oggetti, attraverso la creatività umana, possono davvero “sognare”.
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