Milano, 27 dicembre 2025 – È morto a 65 anni dopo una lunga malattia Luca Bonetti, storico chitarrista dei Riflessi d’Inverno, una delle band che hanno segnato la musica italiana tra la fine degli anni ’80 e i primi ’90. La notizia è arrivata stamattina, poco dopo le 9, con un breve comunicato sui canali social ufficiali del gruppo. «Il nostro amico e compagno di viaggio ci ha lasciato – si legge nella nota –, ci mancheranno il suo suono inconfondibile, la sua ironia, la sua presenza gentile».
Nel giro di pochi minuti sotto al post dei Riflessi d’Inverno sono spuntati centinaia di messaggi di cordoglio. Fan storici, colleghi e addetti ai lavori hanno voluto ricordare Bonetti con parole semplici ma cariche di affetto. «Era un punto di riferimento per tanti», ha detto a bassa voce Alberto Sgrò, produttore milanese che aveva seguito il secondo album della band. Qualcuno ha portato fiori davanti alla casa di Bonetti in via Teodosio, zona Lambrate. Un paio di ragazzi intorno ai vent’anni sono rimasti lì a lungo in silenzio, con le cuffie e una vecchia felpa del tour ’94.
Nato a Como nel 1960, Bonetti aveva iniziato da autodidatta a suonare la chitarra a 14 anni. Dopo varie esperienze nei locali tra Lombardia e Piemonte, nel 1985 entra nei Riflessi d’Inverno. Da allora il gruppo pubblica quattro album, tra cui “Luci Oblique” (1988), noto soprattutto per il singolo “Giorni senza nome”. Negli anni Novanta i concerti riempiono teatri e club, anche se la fama nazionale arriva solo nel 1992 con la partecipazione a Sanremo tra le “Nuove Proposte”. La band non vince ma ottiene un grande slancio: “Ci chiamarono per quasi venti date in tre mesi – raccontava Bonetti in un’intervista del 2013 a Radio Popolare – e per la prima volta vidi le nostre canzoni cantate da mille persone insieme”.
Il nome di Bonetti è legato a uno stile chitarristico pulito e malinconico, influenzato – diceva lui stesso – sia dal rock inglese sia dal cantautorato italiano. “Non faceva mai un assolo uguale all’altro”, ricorda Simona Taverna, vocalist della formazione storica. Il pubblico lo vedeva spesso sul fondo del palco, quasi nascosto rispetto agli altri musicisti. Solo quando partiva l’assolo di “A piedi nudi” si avvicinava alle prime file, con lo sguardo fisso sulle corde.
Si era saputo della sua malattia circa due anni fa, ma senza dettagli precisi. I componenti dei Riflessi d’Inverno avevano scelto il riserbo. «Abbiamo preferito proteggere la privacy di Luca e della sua famiglia», ha spiegato ieri pomeriggio Gianni Milani, batterista della band. Solo lo scorso ottobre Bonetti è apparso in pubblico durante una breve rassegna musicale al Teatro Carcano. Chi c’era lo ricorda provato ma sereno: «Ha voluto ascoltare i ragazzi che suonavano le sue canzoni – ha detto uno degli organizzatori –, ci ha salutati con un sorriso».
Per molti musicisti della scena alternativa milanese – come Valeria Bassi dei Marea o Marco Orsenigo dei Frammenti – Bonetti era “uno che non alzava mai la voce ma sapeva come farsi ascoltare”. Il funerale si terrà venerdì 29 dicembre alle 10 nella chiesa di San Luca Evangelista a Milano. Amici e familiari hanno chiesto che, invece dei fiori, vengano fatte donazioni alla Fondazione per la Ricerca sul Cancro. Un ultimo gesto che rispecchia lo stile misurato e concreto del chitarrista.
La musica dei Riflessi d’Inverno resta nelle playlist e nei ricordi di chi è cresciuto con le chitarre riverberate e le storie in chiaroscuro degli anni ’90. Eppure oggi, davanti a quella porta in via Teodosio dove qualcuno ha lasciato una vecchia cassetta TDK con scritto a mano “Giorni senza nome”, il silenzio sembra dire ciò che le parole non riescono proprio a contenere.
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