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Abiti maschili al Mao: un viaggio nel Giappone del primo ‘900

Dal 12 aprile al 7 settembre 2024, il Museo di Arte Orientale (Mao) di Torino ospiterà una mostra unica nel suo genere, “Haori. Gli abiti maschili del primo Novecento narrano il Giappone”. Questa esposizione offre un’opportunità straordinaria per avvicinarsi alla cultura materiale giapponese, presentando una selezione di cinquanta haori, giacche sovrakimono tradizionali, juban, vesti sottokimono, e vestiti tradizionali per bambini, provenienti dalla prestigiosa collezione Manavello. È fondamentale sottolineare che la mostra non ha precedenti né in Italia né in Europa, posizionandosi come un evento di rilevanza internazionale.

Il significato culturale dell’haori

L’haori, indumento tipico della cultura giapponese, è un simbolo di eleganza e raffinatezza. Originariamente indossato sopra il kimono, l’haori ha acquisito nel tempo un significato culturale profondo, riflettendo non solo la moda, ma anche le tradizioni e le influenze sociali del periodo. Davide Quadrio, direttore del Mao, commenta che “l’intenzione era quella di esplorare l’immaginario comune del Giappone in Occidente, ancora legato a una visione tradizionale e romantica, in contrapposizione alla percezione di un Giappone diverso e ancora poco conosciuto”. Questa osservazione è particolarmente pertinente nel contesto della storia giapponese, che ha vissuto profondi cambiamenti nel corso del XX secolo.

Un viaggio nella storia attraverso l’abbigliamento

Le vesti esposte sono decorate con raffigurazioni che costituiscono veri e propri documenti storici, testimoniando le influenze artistiche e culturali dell’epoca. La mostra non si limita a presentare abiti, ma propone un vero e proprio viaggio nella storia, ponendo l’accento sulle relazioni complesse tra Giappone, Cina e Corea durante il primo Novecento. In questo periodo, il Giappone ha iniziato a emergere come potenza mondiale, espandendo la propria influenza in Asia e interagendo con le culture vicine in modi che avrebbero avuto ripercussioni durature.

Arte contemporanea e riflessioni storiche

Per arricchire ulteriormente l’esperienza dei visitatori, la mostra include opere di artisti contemporanei che riflettono su questi temi storici. Tra le opere esposte spiccano:

  1. “A Needle Woman” – un video di Kimsooja, una delle artiste coreane più rispettate a livello internazionale.
  2. “Bottari” – sculture di Kimsooja, nota per il suo approccio meditativo e l’uso di materiali tradizionali.
  3. “Kotatsu” – una grande installazione di Tobias Rehberger.
  4. “Kishi the Vampire” – un video di Royce Ng.

Questi esempi dimostrano come l’arte contemporanea possa dialogare con la storia, offrendo nuove prospettive su eventi complessi e interconnessi.

Un’esperienza culturale interattiva

L’uso di haori e juban come punto di partenza per affrontare temi di grande attualità, come l’espansione giapponese del XX secolo in Asia e le sue conseguenze politiche e sociali, rende la mostra particolarmente rilevante. La questione della memoria storica e delle sue implicazioni contemporanee è un tema di grande importanza in un mondo sempre più globalizzato. Gli abiti, quindi, non sono solo pezzi di stoffa, ma portatori di storie, emozioni e riflessioni su un passato che continua a influenzare il presente.

In linea con la programmazione dinamica del Mao, la mostra è concepita come un organismo vivo, interattivo e in continua evoluzione. Durante tutta la sua durata, i visitatori potranno partecipare a un programma musicale e performativo che accompagnerà l’esposizione, arricchendo l’esperienza visiva e culturale.

La mostra “Haori” si inserisce in un contesto più ampio di riscoperta delle tradizioni giapponesi, che negli ultimi anni hanno suscitato un crescente interesse in Occidente. L’estetica giapponese, con le sue delicatezze e la sua sofisticata semplicità, continua a influenzare designer e artisti di tutto il mondo.

La visita al Museo di Arte Orientale di Torino durante il periodo della mostra “Haori” rappresenta quindi un’opportunità imperdibile per scoprire un aspetto meno noto della storia giapponese, ma altrettanto affascinante e ricco di significato. Attraverso questi abiti, il pubblico avrà l’occasione di entrare in contatto con un patrimonio culturale straordinario, comprendendo le evoluzioni sociali e artistiche di un’epoca che ha segnato profondamente la storia dell’Asia e del mondo intero.

Antonella Romano

Sono una redattrice innamorata della Sicilia, e in particolare della mia Palermo. Fin da piccola, ho respirato l'aria vibrante di questa terra ricca di storia, cultura e tradizioni. Ogni vicolo di Palermo racconta storie antiche, e io non mi stanco mai di scoprirle e condividerle. Mi sono laureata in Lettere Moderne presso l'Università di Palermo, dove ho approfondito il mio amore per la scrittura e la narrazione. Dopo gli studi, ho avuto l'opportunità di collaborare con diverse testate giornalistiche e riviste locali, scrivendo articoli che esplorano le meraviglie artistiche, culinarie e naturalistiche della nostra isola. La mia vera passione, tuttavia, è raccontare la vita quotidiana della Sicilia e i suoi abitanti straordinari. Cerco di portare i lettori in un viaggio virtuale tra mercati colorati, spiagge dorate e festival affollati, sperando di trasmettere l'unicità e la bellezza di questa terra. Quando non sono dietro alla tastiera, mi piace camminare lungo la costa, visitare i mercati locali e assaporare piatti tradizionali cucinati con amore. Ogni giorno in Sicilia offre l'opportunità di scoprire qualcosa di nuovo e inaspettato, e non vedo l'ora di condividere queste esperienze con voi. Seguitemi nel mio viaggio attraverso la Sicilia, esplorando insieme cultura, sapori e tradizioni che rendono questa terra davvero speciale. Grazie per essere qui e per la vostra curiosità. Spero che attraverso le mie parole possiate innamorarvi della Sicilia tanto quanto lo sono io!

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